Arriva al termine di una settimana particolarmente impegnativa per la politica interna turca il faccia a faccia tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdoğan.
Un incontro organizzato a margine del Summit umanitario mondiale di Istanbul, in cui hanno affrontato due temi: la questione siriana (e di conseguenza l'accordo sui migranti tra Turchia e Unione Europea) e la cancellazione dei visti, che al primo tema è direttamente legata.
Dalle dimissioni di Ahmet Davutoğlu, primo ministro ora sostituito dal nuovo segretario per l'Akp, incaricato ieri di formare il nuovo governo, a più riprese Erdoğan ha sostenuto che non intende cambiare nulla della legge anti-terrorismo, per venire incontro a un'Europa che pone questo punto come pre-condizione per la cancellazione dei visti in ingresso per i cittadini turchi.
Una questione "non completamente chiarita", secondo il cancelliere, che non mette in dubbio l'accordo nell'immediato, ma non dice se potrà reggere, a cui si deve aggiungere la preoccupazione dell'Europa per l'emendamento costituzionale che ha cancellato l'immunità per i parlamentari, mettendo a rischio un'opposizione filo-curda che il partito di Erdoğan vede come troppo vicina al Pkk, nell'elenco delle organizzazioni dedite al terrorismo.
Il clima a Bruxelles è di apprensione. Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha detto al quotidiano Kölner Stadt-Anzeiger che le politiche della Turchia non sono "in accordo con i valori europei e che per questo motivo i negoziati necessari per un ingresso nell'Ue non solo sono in gioco, ma sono di fatto impossibili". Un invito al cancelliere Merkel a passare il messaggio, di fronte a uno Stato che sta diventando "di un uomo solo".
La considerazione di Schulz prende spunto da un processo che sta portando la Turchia sempre più rapidamente verso un sistema presidenziale e dal rischio che l'eliminazione dell'immunità politica possa essere il grimaldello per mettere a tacere un'opposizione indubbiamente scomoda.
Il nuovo premier Yıldırım ha chiarito durante il Congresso straordinario dell'Akp che intende seguire la "strada maestra" tracciata da Erdoğan. Gli analisti sono concordi nel dire che agirà fondamentalmente come un esecutore della volontà del presidente, che proprio per questo l'ha scelto per rimpiazzare Davutoğlu.
"Abbiamo bisogno di media indipendenti", ha detto anche la Merkel.
Motivo d'apprensione sono anche gli arresti di molti giornalisti - il caso più noto è quello che riguarda Can Dündar ed Erdem Gül, del quotidiano di sinistra Cumhuriyet - e la chiusura di fogli apertamente anti-governativi, come Zaman, legato alla galassia mediatica dell'imam Fethullah Gülen, commissariato a marzo di quest'anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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