Nel 2018 la Libia ha bloccato 14mila immigrati

Secondo un rapporto pubblicato oggi dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), la guardia costiera libica ha fermato la partenza di circa 14mila migranti dall’inizio di quest’anno

Nel 2018 la Libia ha bloccato 14mila immigrati

La Libia cerca di rispettare finalmente i patti presi con l’Italia. Ecco cosa si può dedurre dal comunicato stampa rilasciato stamane dall’Unhcr, agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.

L’Unhcr ha infatti comunicato che il corpo della guarda costiera libica è riuscita a intercettare, e quindi bloccare, il viaggio della speranza verso l’Europa di circa 14mila immigrati di diverse nazionalità dall’inizio del 2018. Come si può benissimo immaginare, il porto di sbarco desiderato, una volta salpati dalle coste della Libia, era sicuramente l’Italia.

Lo stop delle partenze di immigrati ha contribuito ad incrementare il numero delle persone salvate in mare. L’agenzia per i rifugiati è in stretto contatto con il governo di Tripoli, che gode del sostegno delle Nazioni Unite, e ha dichiarato che le autorità libiche hanno condotto ha condotto 104 operazioni in mare ad oggi, durante le quali hanno recuperato i corpi di un centinaio di persone, decedute purtroppo durante l’attraversamento del mar Mediterraneo su delle barche di fortuna.

Le diverse operazioni condotte dal precedente ministro dell’interno nel governo Gentiloni, Marco Minniti, e dall’attuale successore Matteo Salvini stanno dando i suoi frutti. Gli accordi presi con il governo libico stanno iniziando a funzionare seriamente, e ciò è facilmente riscontrabile dalla drastica diminuzione degli sbarchi di immigrati sul suolo italiano, oltre alla stretta sulla chiusura dei porti per le navi delle ong.

La soluzione ideale sulla situazione dei migranti in mare, avanzata dalla stessa Unhcr, vede “il rafforzamento della capacità di ricerca e di salvataggio nel Mediterraneo centrale”, come dichiarato

da Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. “Stiamo parlando delle vite delle persone. Rifugiati e migranti non possono essere continuamente messi a rischio mentre gli Stati sostengono le loro responsabilità”.

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