Lo “shut down”, ossia il blocco delle attività amministrative federali negli Usa, potrebbe essere nuovamente decretato dal Presidente Trump. Questa volta, l’avvio della procedura di emergenza potrebbe essere determinato dalla mancata approvazione, da parte del Congresso, delle spese per la realizzazione del muro al confine con il Messico. Il tycoon ha infatti affermato che il rifiuto dei parlamentari democratici di sostenere la “linea dura” del Presidente in ambito migratorio comporterà “gravi conseguenze per il Paese”. Lo “shut down” si è già verificato a gennaio di quest’anno.
Mediante diversi tweet, Trump ha esortato l’opposizione democratica al Congresso a votare a favore dei provvedimenti proposti dalla Casa Bianca al fine di ridurre l’immigrazione illegale. Secondo il magnate, un contrasto efficace all’arrivo di clandestini dipende necessariamente dalla costruzione di uno sbarramento lungo la frontiera con il Messico. La barriera costa 20 miliardi di dollari e il Parlamento americano ha tempo fino agli ultimi giorni di settembre per stanziare le risorse richieste da Trump. Entro tale scadenza, la Camera dei Rappresentanti e il Senato dovranno infatti approvare il bilancio federale per il 2019. Il Presidente ha chiarito che, se i Democratici si rifiuteranno di inserire le spese per il muro all’interno della nuova legge finanziaria, il blocco delle attività governative sarà inevitabile: “Sono pronto a decretare lo shut down se i Democratici non voteranno a favore del mio piano sull’immigrazione, il quale è incentrato sul muro al confine con il Messico.” Finora, per la realizzazione della barriera è stato stanziato dal Parlamento Usa soltanto un miliardo e mezzo. A opporsi alle spese per tale opera non sono stati soltanto i Senatori e i Rappresentanti democratici, ma anche esponenti del Partito repubblicano. L’importo preteso da Trump dovrà ottenere il “via libera” del Congresso entro la fine di settembre, cinque settimane prima delle elezioni di metà mandato.
Dopo avere addossato ai parlamentari dell’opposizione la responsabilità di un eventuale “shut down”, il tycoon ha delineato i principi fondamentali della sua politica in ambito migratorio: “Gli Stati Uniti devono avere una normativa sull’immigrazione che miri a premiare il merito. Il nostro Paese ha bisogno di manodopera straniera qualificata, non di delinquenti.” Il Presidente ha quindi ribadito la “linea dura”, minacciando “gravi conseguenze” nei confronti di coloro che si azzarderanno a entrare illegalmente in territorio americano: “Esorterò il Congresso a correggere le leggi sull’immigrazione varate da Obama, le quali si sono rivelate le peggiori del mondo. Grazie alle mie riforme, coloro che tenteranno di entrare illegalmente negli Stati Uniti andranno incontro a gravi conseguenze. Sanzioni particolarmente severe verranno inflitte ai clandestini che impiegheranno minorenni per i loro piani criminali. I Democratici non sanno fare altro che criticare le mie proposte in nome dell’apertura dei confini e ordinare ai media di diffondere notizie false sulla mia Amministrazione.”
La “tolleranza zero” propugnata dal Presidente ha finora comportato la separazione di 2500 bambini immigrati dai rispettivi genitori. Sollecitato da diverse sentenze a restituire i minori alle famiglie di appartenenza, il Governo federale ha liberato dai centri di detenzione per clandestini 1800 bimbi. Dana Sabraw, il giudice federale della California che ha ordinato alla Casa Bianca di completare i ricongiungimenti familiari, si è complimentato con il Presidente Trump per la riconsegna alla famiglie dei 1800 minori, ma, allo stesso tempo, ha dichiarato: “Ci sono ancora 700 bambini che aspettano di tornare dai propri parenti.
La scadenza stabilita dalle precedenti sentenze non è stata rispettata dalle autorità federali. L’illegittima detenzione dei migranti minorenni rischia così di prolungarsi. L’Amministrazione Trump violerà inevitabilmente le raccomandazioni elaborate dalla Corte Suprema nel verdetto Reno v. Flores.”- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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