Questa volta non si può parlare neppure di fumata nera. Più semplicemente i colloqui tra Russia e Ucraina si sono fermati per quella che è stata chiamata dal governo di Kiev come una “pausa tecnica”. Iniziati alle 8:30, ora italiana, le trattative svolte in videoconferenza tra le due delegazioni oggi sono andate avanti per oltre sei ore.
Durante i negoziati le notizie sono arrivate soprattutto da Kiev. Quando l'incontro era iniziato da due ore, il consigliere presidenziale Mikhail Podolyak su Telegram ha lanciato alcuni aggiornamenti. “Le comunicazioni sono difficili ma andiamo avanti – ha scritto – Le due delegazioni sono ferme sulle proprie posizioni, ci sono molte divergenze politiche. La ragione del disaccordo è che ci sono sistemi politici troppo diversi”.
Di cosa si è discusso nei negoziati
L'input per un nuovo round di colloqui è arrivato dall'incontro tra il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba. I due su sono visti ad Antalya nella giornata di giovedì. Un nulla di fatto in quel caso che però ha rilanciato gli incontri svolti dalle due delegazioni in Bielorussia nei giorni precedenti. Questa volta si è deciso di far incontrare solo virtualmente i delegati di Mosca e di Kiev. Nei round precedenti si era parlato soprattutto di corridoi umanitari e tregue locali per favorire i soccorsi ai civili.
Anche questa mattina gli argomenti più affrontati hanno riguardato proprio l'evacuazione dei civili dalle aree più martoriate. Sul piatto però anche le questioni politiche alla base degli attuali attriti. E cioè neutralità, riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea e dell'indipendenza del Donbass per Mosca mentre, sul fronte di Kiev, le richieste riguardano in primis il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe dai territori occupati in questi giorni. Le distanze sarebbero ancora importanti. Tuttavia, come sottolineato da Podolyak, i colloqui stanno procedendo. La pausa tecnica di oggi coinciderà probabilmente con una consultazione dei rispettivi governi su quanto detto nelle ultime ore. Domani i nuovi tentativi di giungere a primi veri accordi.
Un colloquio sul solco dei precedenti round
Forse si sono voluti evitare imbarazzi oppure spostamenti troppo lunghi e quindi difficili da gestire a livello logistico. Andare nuovamente in Bielorussia per le delegazioni russe e ucraine voleva dire, soprattutto per i rappresentanti di Kiev, mettere piede in un Paese di fatto belligerante. Il presidente bielorusso Lukashenko venerdì si è recato al Cremlino da Vladimir Putin assicurando ancora una volta il pieno sostegno del suo esercito. Nelle ore successive in più occasioni l'Ucraina ha temuto un'invasione diretta della stessa Bielorussia. Tornare nel Paese dove si sono tenuti i precedenti tre round di colloqui non sarebbe risultato molto opportuno. Ma trovare altre sedi per ospitare i negoziati non era certo facile.
Si poteva provare in Polonia, Paese però visto che con la Russia non ha mai avuto storicamente buoni rapporti nemmeno in tempo di pace. In Israele o in Turchia, nazioni che si sono offerte di mediare, si andrà in futuro soltanto se dalle rispettive sedi si muoveranno direttamente Putin e Zelensky. Si è scelto quindi un round di colloqui da tenere in videoconferenza.
Nella serata di domenica sia da Kiev che da Mosca era trapelato un certo ottimismo.
I russi hanno giudicato i contatti avuti in questi giorni come positivi, mentre per gli ucraini era possibile già parlare di passi in avanti. “Mosca – ha dichiarato il vice capo dell'ufficio del presidente Ihor Zhovkva – da qualche giorno tiene un atteggiamento più costruttivo. Non fissa più ultimatum o linee rosse da non attraversare”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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