L’intervento dell’esercito russo in Siria ha fatto e continua a fare la differenza. Sono, infatti, in corso degli incontri tra negoziatori russi e i leader dei ribelli del sud del paese per ottenere il controllo delle regioni meridionali in cambio di uno stop ai conflitti sanguinosi e ai bombardementi russi degli ultimi mesi.
L’area in questione è la provincia di Deraa, regione a quasi 100 chilometri dalla capitale siriana di Damasco, ove il regime governativo di Bashar al-Assad ha lanciato una controffensiva con il supporto militare e logistico dell’esercito di Vladimir Putin per liberare le città ostaggio dei ribelli siriani, foraggiati nella maggior parte dei casi dai tagliagole dell’Isis.
Se le negoziazioni non dovessero andare in porto, quasi sicuramente saranno riprese le operazioni militari filogovernative per sconfiggere definitivamente con le maniere forti gli insorti siriani. La Russia ha dato un ultimatum ai ribelli per decidere se accettare o meno l’accordo proposto dal governo legittimo del paese. Le condizioni della resa dei ribelli non possono essere negoziate, e ogni ulteriore proposta di modifica della resa verrebbe letta dalla delegazione russa in loco come segno di rifiuto dell’intesa. I negoziatori di Mosca hanno infatti già rifiutato un paio di richieste proveniente dalle delegazione ribelle qualche giorno fa.
La proposta russa include la rinuncia da parte dei ribelli delle armi pesanti e medie, "il ritorno dell'esercito alle sue caserme" e le istituzioni governative nella regione, così come lo spiegamento della polizia del regime, come riferito dall’agenzia di stampa francese Afp.
Da quando la Russia ha deciso di prendere parte alla guerra nel 2015, appoggiando sin da subito il proprio
secolare alleato al governo, ovvero Bashar al-Assad, è riuscita pian piano a strappare ampi pezzi di territorio ai ribelli siriani, dichiarando guerra totale alle organizzazioni terroristiche islamiche presenti in Siria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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