L'allerta atomica ordinata da Putin risveglia brutti incubi e riporta d'attualità il nucleare: l'annuncio arrivato all'ora di pranzo di domenica ha messo in allarme il mondo. "L’Occidente fa dichiarazioni aggressive. Ordino al ministro della Difesa e al Capo di stato maggiore di mettere in massima allerta, e assetto speciale da combattimento, le forze di deterrenza dell’esercito russo", afferma lo zar russo. Immediata e pronta, però, la risposta degli Stati Uniti che considerano "inaccettabili e non necessarie" le parole di Putin.
Le mosse del Pentagono
La controminaccia, se così vogliamo dire, del Pentagono è chiara e risoluta: Putin, non pensare nemmeno a una sciocchezza del genere perché "un calcolo sbagliato può rendere le cose molto pericolose". Insomma, da oltreoceano non stanno a guardare e la reazione di stizza è stata chiara. Per evitare, però, di mettere in allarme il mondo, sono seguite parole di rassicurazione per provare a spegnere una preoccupante polemica a distanza. "Confidiamo nella nostra capacità di difendere noi stessi, i nostri alleati e i nostri partner", ha dichiarato un funzionario del Pentagono. Gli Stati Uniti, ha aggiunto il funzionario citato dai media americani, stanno provando a capire cosa significa in "termini tangibili" l'annuncio del leader russo.
Ma cosa significa l'affermazione americana? Nel caso scoppiasse una guerra nucleare, si partirebbe quasi in parità: la Russia possiede 6.255 testate contro le 5.550 degli Usa alle quali vanno aggiunte le 290 francesi e le 225 britanniche. Il trattato "New Start" dà la possibilità ad entrambi di poterne schierare 1.550, solitamente ripartite tra missili balistici intercontinentali nei silos e sottomarini. Invece, bombe e razzi destinate agli aerei vanno montati. Insomma, la difesa è schierata ma il Pentagono, per adesso, non aumenta l'allerta per non fare il gioco di Putin.
L'obiettivo degli Stati Uniti
Condannando l'escalation nucleare di Putin, gli Stati Uniti lavorano per riaprire i canali non ufficiali di comunicazione fra il capo di Stato maggiore congiunto americano, Mark Milley, e il suo omologo russo, il potente generale Valery Gerasimov. L'obiettivo è evitare una spirale fuori controllo e prevenire che le guerra si allarghi a un conflitto ben più ampio, soprattutto considerata la minaccia nucleare di cui abbiamo parlato. Da quando la Russia ha invaso l'Ucraina, fra i due generali non ci sono stati contatti: Washington ha cercato di riallacciare il dialogo ma per ora non avrebbe ricevuto alcuna risposta. I tentativi, comunque, proseguono nella consapevolezza che un dialogo fra i due potrebbe essere più facile che quello fra i ministri della Difesa dei due paesi, Lloyd Austin e Sergey Shoygu.
Secondo fonti del Pentagono, uno dei possibili modelli da seguire per provare a spegnere il conflitto, è quello usato dalle forze americane e russe nel 2015 per prevenire uno scontro in Siria pur operando nelle vicinanze. Istituire un meccanismo che assicuri che le rispettive "linee rosse" non vengano violate, ricadrebbe probabilmente sotto l'autorità del generale dell'Air Force americane e comandante Nato, Tod Wolters.
Replicare il modello già usato appare complicato in Ucraina: è per questo i rapporti fra Milley e Gerasimov sono considerati una delle possibili strade privilegiate per una comunicazione dietro le quinte che possa allentare la tensione sul campo ed evitare il peggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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