La svolta polacca: "Aperti alle armi nucleari Usa"

Il vicepremier Kaczynski: «La Nato aumenti il numero di soldati e aiuti Zelensky»

La svolta polacca: "Aperti alle armi nucleari Usa"

Un'altra tanica di benzina sul fuoco arriva da Varsavia. Il vice primo ministro polacco Jaroslaw Kaczynski (nella foto), e presidente del partito Diritto e Giustizia, al governo, ha affermato che Varsavia è aperta al dispiegamento di armi nucleari statunitensi sul suo territorio se servisse. Una dichiarazione rilasciata in un'intervista al quotidiano tedesco Welt am Sonntag, citato dai media ucraini, e rimbalzata sui social in tutte le lingue del mondo. Parole che non fanno altro che infiammare sempre di più la situazione, già di per sé tesissima. Il rischio di un «effetto domino» è alto perché già il Cremlino, nella sua narrazione, si sente «accerchiato» dagli ex Paesi satelliti dell'Unione Sovietica, figuriamoci se gli Stati Uniti aprissero l'ombrello nucleare proprio in Polonia. Il vicepremier ha specificato: ««Se gli americani ci chiedessero di mantenere le armi nucleari statunitensi in Polonia, saremmo aperti a questo. Rafforzerebbe in modo significativo la deterrenza su Mosca», ha detto Kaczynski chiarendo che il dispiegamento di armi nucleari americane in Polonia non è stato ancora discusso, ma «questo potrebbe cambiare presto». D'altronde il partito di Kaczynski ha costruito la propria fortuna elettorale sulle tesi patriottiche (o meglio nazionaliste) secondo cui Germania ma soprattutto Mosca non hanno mai riconosciuto abbastanza le proprie «colpe storiche» nei confronti della Polonia. Una linea molto simile a quella seguita in Ungheria da Fidesz, il partito del Primo Ministro Viktor Orban. Tra i Paesi dell'ex impero sovietico, poi, la Polonia è senza dubbio quello più filo Atlantico. «Varsavia è più vicino a Washington che a Berlino», sostengono numerosi storici commentando le posizioni del partito di governo polacco. Non solo. Kaczynski si è anche detto felice «se gli americani aumentassero la loro presenza in Europa dagli attuali 100.000 soldati fino a 150.000 in futuro a causa della crescente aggressività della Russia».

Ecco che quindi, per Varsavia, «la Nato dovrebbe fare di più; primo con una missione di mantenimento della pace, ma soprattutto fornire le armi che Zelenski richiede con insistenza». In barba al rischio di far espandere il conflitto a macchia d'olio. La Russia potrebbe sentirsi così stretta in un angolo e sentirsi giustificata a reagire con atti di una pericolosità colossale.

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