Mossa disperata degli uiguri Siringhe contro gli oppressori

La minoranza uigura lancia una nuova forma di lotta e tenta di diffondere il virus dell’Aids tra gli occupanti cinesi. Secondo la televisione di Stato ricoverate 476 persone in due settimane. Ma c’è chi teme che Pechino abbia montato la notizia per accrescere le tensioni

Mossa disperata degli uiguri  
Siringhe contro gli oppressori

Questa volta è la guerra delle siringhe infettate con l’Aids a provocare un altro terremoto di proteste nel Tibet islamico. Untori dell’etnia musulmana (gli uiguri) avrebbero scatenato l’offensiva delle punture infette nell’instabile provincia cinese dello Xinjiang. L’obiettivo sarebbe quello di infettare con il virus dell’Aids gli odiati han, i «coloni» cinesi che hanno occupato la regione e la fanno da padroni. Non è chiaro se la notizia sia vera o falsa, ma ieri a Urumqi, la capitale del Tibet islamico, sono scesi in piazza tremila han inferociti.

Fin dalla mattinata circolava la voce che un untore aveva punto una bambina di cinque anni con una siringa all’Aids. L’ufficio sanitario dello Xinjiang ha ammesso che nelle ultime due settimane 476 persone sono state ricoverate. Tutte temono di essere state infettate a colpi di siringa. Secondo la tv regionale 433 sono han ed i medici «hanno riscontrato chiari segni di puntura da siringa in 89 casi». Per le strade di Urumqi era cominciata da giorni la caccia agli uiguri accusati indiscriminatamente di essere gli untori. Alcune immagini mostrano dei civili han che massacrano di botte un musulmano. Alla fine interviene la polizia che pur salvandolo dal linciaggio lo arresta. Le autorità locali cinesi giurano di aver catturato una trentina di sospetti untori. Però la notizia, vera o presunta, sul colpo di siringa alla bambina di 5 anni ha fatto esplodere la rivolta. Il corteo di han si è mosso verso la piazza del Popolo al centro della città urlando slogan contro il governo.

«Dimissioni, dimissioni, sei inutile» gridavano i manifestanti rivolgendosi a Wang Lequan, il governatore della turbolenta provincia. Fedelissimo del partito comunista cinese è da 14 anni al potere. Wang ha preso la parola da un balcone cercando di calmare la folla, che chiedeva «scuse ufficiali al popolo dello Xinjiang». Alcuni slogan, però, incitavano all’esecuzione del governatore reo di non aver saputo fermare la guerra delle siringhe all’Aids. Alla fine è intervenuta la polizia anti sommossa per evitare che i manifestanti prendessero d’assalto il palazzo del governatore.
Questa volta, però, non si tratta di una rivolta islamica contro la colonizzazione cinese. Come quella di luglio che ha provocato 200 morti, secondo le stime ufficiali, e migliaia di arresti. Lo Xinjiang è una vasta regione montuosa e desertica della Cina nord occidentale a tremila chilometri da Pechino. Otto milioni di abitanti, il 45% della popolazione, sono uiguri, l’etnia originaria musulmana e turcofona. I cinesi del ceppo han, grazie alla colonizzazione forzata, sono passati dal 6% al 40%. Inevitabile l’astio etnico fra la popolazione originaria ed i nuovi colonizzatori. Alla fine della guerra civile cinese fra nazionalisti e comunisti gli uiguri fondarono la Repubblica indipendente del Turkestan. Nel 1949 l’esercito di liberazione di Mao conquistò e prese in pugno la regione ribattezzandola Xinjiang. Per i cinesi è il forziere del terzo millennio ricco di gas, petrolio ed uranio.

Gli uiguri si sentono discriminati nel mercato del lavoro a favore dei cinesi. Della loro lingua è vietato l’insegnamento e la cultura turcofona viene poco a poco erosa dalla penetrazione cinese. Il pugno di ferro di Pechino ha provocato una diaspora negli Stati Uniti e in Europa, dove si sono formate organizzazioni di dissidenti. Rebiya Kadeer è la leader in esilio del Congresso mondiale degli uiguri proposta per il Nobel per la pace.

I dissidenti uiguri accusano i cinesi di essersi inventati la guerra delle siringhe all’Aids per scatenare un’ulteriore ondata di repressione. Secondo Nicholas Bequelin, di Human right watch, «questo genere di notizie circolano spesso in Cina quando esplodono violente proteste». In passato accuse di trasmissione dell’Aids attraverso untori che usavano siringhe infette erano affiorate in varie parti del pianeta giallo. Alla prova dei fatti sono risultate infondate. Gli uiguri sono appena entrati nel mese di digiuno islamico del Ramadan.

La vicenda delle siringhe sembra creata apposta per aumentare la tensione in un momento di festa religiosa. La reazione antigovernativa degli han è ancora più inusuale. Il primo ottobre cade il sessantesimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare. La festa non può essere rovinata dagli scontri etnici.

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