Sergio Cammariere, che emozione fa ascoltare un proprio classico cantato da Mina?
«La sua versione di Tutto quello che un uomo è delicata, sofisticata, molto raffinata. Finalmente una versione femminile, in una nuova tonalità, il La minore, ovvero due toni e mezzo sotto quella originale che è in Do diesis minore».
L’avrebbe mai immaginato?
«Considero tutto ciò un “premio alla carriera”. Dopo 20 anni, d’ora in poi potremo considerare questa mia canzone un evergreeen, un brano che rimarrà definitivamente nella memoria di ognuno di noi. Nel 2004, al Pescara Jazz, mi ritrovai nella hall dell’albergo con Toots Thielemans, passammo ore a parlare di Bill Evans, Elis Regina, Jaco Pastorius e la sera abbiamo condiviso lo stesso palco. Un dono suonare con questo grande maestro che mi riportava ai miei ricordi di ragazzo».
Quali?
«Quando a 14 anni, guardando la trasmissione televisiva Milleluci, sognavo di diventare un musicista. La grazia, l’incanto, il candore, la sensualità, l’eleganza e la voce di Mina che cantava Non gioco più, accompagnata proprio dall’armonica del grande Toots Thielemans, mi avevano sedotto».
Ha appena pubblicato un gran bel disco, Una sola giornata.
«Questo disco ricorda il mio primo album Dalla pace del mare lontano, che ho pubblicato nel 2002. In effetti è un ritorno alle origini. Chi mi conosce sa che dopo il successo non è cambiato il mio modo di essere o di fare musica, e per fortuna esistono ancora spazi per la canzone d’autore».
Insieme
«Ci sono canzoni riflessive come quella che dà il titolo all’album, ma anche canzoni più surreali come Colorado che, tra le righe, induce a un sorriso».
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