Anm al voto, le toghe: "Ora più incivisi, entriamo nella società civile"

L'Anm rinnova il Comitato direttivo centrale all'insegna della continuità e dell'ostilità alla riforma del governo. Magistratura democratica auspica un ruolo più coraggioso dei giudici nella comunità civile

Anm al voto, le toghe: "Ora più incivisi, entriamo nella società civile"
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Stop al televoto. Si è conclusa da poco più di un'ora la procedura per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell'Anm e l'attesa per i risultati della consultazione è pressoché pari a zero. Si ha infatti l'impressione che poco o nulla cambierà negli equilibri interni all'associazione nazionale magistrati, soprattutto in un momento in cui le toghe appartenenti al suddetto organismo hanno già scelto una linea programmatica condivisa: quella contro il governo e, nello specifico, contro la riforma della giustizia.

In riferimento alla recente protesta anti-riforma nelle aule d'Italia, del resto, lo stesso presidente uscente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, aveva affermato: "La manifestazione è molto riuscita, c'è stata un'adesione di tutti e questo dimostra che la magistratura su questi temi, sull'architettura costituzionale, è assolutamente compatta e unitaria". In questo senso, il rinnovo del direttivo centrale dell'associazione nazionale magistrati avviene quindi all'insegna della continuità, in attesa del grande sciopero indetto dalla stessa Anm contro la riforma e fissato per il 27 febbraio. In quell'occasione, le toghe ostili alla separazione delle carriere torneranno a far sentire la loro voce, entrando di fatto nel merito della riforma. E cioè in un terreno di competenza della politica.

Nei giorni del voto per l'Anm, avvenuto per via telematica dal 26 al 28 gennaio, il tema del rapporto tra toghe e società civile è stato ricorrente e in alcuni casi si è manifestato in modo più esplicito. In particolare, Magistratura Democratica ha diffuso un comunicato nel quale si auspica un ruolo sempre più attivo dell'Anm in questo senso. L'Associazione - si legge nel documento pubblica da Md - "non solo deve continuare a essere interlocutore nei processi di formazione delle leggi, assieme agli altri operatori del diritto, attraverso le sue commissioni permanenti e i suoi rappresentanti, ma deve ribadire con maggiore fermezza che ogni magistrato è libero di contribuire, nel dibattito pubblico e nella comunità dei giuristi, al ragionamento giuridico, senza timore, anche quando la sua opinione possa essere sgradita alla maggioranza politica del momento".

Per carità, è sacrosanto che anche i magistrati abbiano delle convinzioni e che le esprimano liberamente, purché questo diritto venga espletato con i dovuti modi, senza esporre cioè i giudici al controproducente e non desiderabile sospetto di parzialità. In un altro passaggio, Magistratura democratica ribadisce poi di essere "contro la riforma che vuole una magistratura servente della politica" e afferma: "L'Associazione nazionale magistrati deve trovare adesso (se non ora quando?) il coraggio di essere più incisiva nel difendere dall'interno l'autorevolezza e l'indipedenza del nostro essere magistrati e di entrare nella comunità e nella società civile".

Al netto delle legittime idee che ciascun giudice può personalmente avere ed esprimere, l'idea di una Anm (a cui aderisce il 96% circa dei magistrati italiani) che entra "nella comunità e nella

società civile" ci convince poco. Restiamo invece convinti che i giudici debbano stare innanzitutto in tribunale, ad assolvere nel migliore dei modi il delicato e compito a loro affidato. Come previsto dalla Costituzione.

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