"Su Ciccio e Tore fu depistaggio". E oggi il padre chiede giustizia e verità

Intervista a Mauro Valentini che ha scritto un libro inchiesta sulla morte dei fratellini Pappalardi, scomparsi da Gravina di Puglia nel giugno 2006 e ritrovati, due anni dopo, nel pozzo della 'casa delle 100 stanze'

"Su Ciccio e Tore fu depistaggio". E oggi il padre chiede giustizia e verità

"La verità è nelle 'carte dell’inchiesta'". Ne è convinto il giornalista e scrittore Mauro Valentini che, assieme all’ex comandante dei Ris di Parma Luciano Garofano, ha scritto un libro d’inchiesta sulla tragedia di Ciccio e Tore Pappalardi, i due fratellini - uno di 11 e l’altro di 13 anni - ritrovati senza vita in un pozzo a Gravina di Puglia, all’interno della "casa delle 100 stanze".

Dalla scomparsa dei fratellini, avvenuta la sera del 5 giugno 2006, alla ritrovamento dei cadaveri, il 25 febbraio 2008, trascorsero ben 20 mesi. Filippo Pappalardi, il padre di Ciccio e Tore, fu accusato e poi successivamente prosciolto dall’accusa di aver ucciso i suoi figli. Una vicenda che i due autori del volume - Ciccio e Tore. Il mistero di Gravina (Armando editore) - hanno ripercorso e analizzato attraverso le testimonianze messe agli atti dell'inchiesta.

"Filippo fu accusato ingiustamente del più terribile reato che si possa contestare a un padre, quello di aver ucciso i figli - spiega Valentini - Ci fu un’attività di depistaggio da parte di alcuni ragazzini, e non solo tra quelli che frequentavano i fratellini, che fece rischiare a questo pover uomo addirittura l’ergastolo. Evidentemente, e di ciò ne sono convinto, bisognava proteggere un ‘segreto’ molto importante sulla morte di Ciccio e Tore. Ma dopo 17 anni credo sia giunto il momento di fare luce su questa vicenda".

Valentini, come mai ha deciso di raccontare la storia di Ciccio e Tore?

"L’idea di scrivere questo libro è nata dopo un incontro con l’ex comandante dei Ris di Parma, Luciano Garofano, che nel 2017 fu ingaggiato dall’avvocato Maria Gurrado, legale di Filippo Pappalardi, per una consulenza tecnica sul caso. Il nostro obiettivo è quello di invitare a una riflessione tutti gli 'attori' di questa vicenda. Mi riferisco sia alle persone ipoteticamente coinvolte che all’autorità giudiziaria di Bari. E poi speriamo di restituire dignità difensiva a Filippo Pappalardi, che fu ingiustamente accusato di aver ucciso i figli".

Nel libro riporta alcuni stralci delle testimonianze che vennero messe a verbale dagli inquirenti dell’epoca. Partiamo da quelle degli amici di Ciccio e Tore. Quanto hanno inciso sul corso delle indagini?

"Le testimonianze degli amichetti di Ciccio e Tore - all’epoca erano tutti minorenni - hanno inciso moltissimo sul corso delle indagini e degli eventi. Quella di un ragazzino, in particolare, fu determinante per costruire il castello accusatorio contro Filippo Pappalardi".

Cosa raccontò?

"Diede versioni discordanti sul presunto, ultimo avvistamento di Ciccio e Tore nella piazza della Quattro Fontane. Dapprima collocando il papà dei fratellini sul posto - disse di averlo visto mentre sgridava i figli perché si erano bagnati giocando con dei palloncini pieni d’acqua - e poi in un secondo momento ritrattò".

Nei mesi a seguire furono sentiti anche altri due amici dei fratellini Pappalardi. Le loro versioni concordavano?

"No. Ma uno descrisse esattamente come erano vestiti Ciccio e Tore la sera della scomparsa. E per quanto poi provarono a dire che, magari, l’incontro risaliva ai giorni precedenti non era vero. Lo sa perché? Perché quei vestiti che indossavano i due fratellini erano nuovi. Li avevano messi per la prima volta il giorno prima della scomparsa, in occasione della comunione di un cuginetto".

A proposito dei vestiti. Ne libro racconta che prima di uscire di casa, quel pomeriggio di giugno, Ciccio e Tore dissero alla moglie di Filippo Pappalardi che si erano messi di tutto punto perché dovevano "girare un film". Cosa sa di questa storia?

"Ciccio e Tore dissero alla moglie di Filippo, con la quale vivevano assieme al papà, che dovevano 'girare un film'. Non aggiunsero altri dettagli. Probabilmente si riferivano a qualche video che dovevano registrare con i compagni di scuola o gli amici del quartiere".

Ma c’è una traccia dell'ipotetico video?

"A noi risulta che qualcuno dei ragazzini, al tempo, avesse una telecamera. Poi cosa fosse questo ipotetico 'film' e se lo abbiano girato o meno non lo sappiamo. Certo è che gli investigatori dell’epoca non verificarono questa circostanza".

Secondo lei ci furono degli errori investigativi?

“Non furono acquisiti i nastri delle telecamere di sorveglianza cittadina, ad esempio, che avrebbero potuto provare gli spostamenti di Filippo Pappalardi la sera della scomparsa, a riprova della sua estraneità alla vicenda”.

A pochi giorni dalla scomparsa alcuni ragazzini chiamarono a casa della vicina della sorella di Filippo Pappalardi spacciandosi per Ciccio e Tore. Si premurano di rassicurare che "stavano bene". Pensa sia stato solo uno scherzo di cattivo gusto o potrebbe esserci dell’altro?

"Penso sia stato un tentativo di depistaggio. Come tanti altri, del resto, in questa tragica storia".

Dice?

"A parer mio, ci sono elementi per poter ipotizzare che qualcuno abbia fatto il possibile per sviare le indagini o, comunque, ritardare il ritrovamento dei corpi di Ciccio e Tore nel pozzo all’interno della 'casa delle 100 stanze'".

Per quale motivo "qualcuno", come dice lei, avrebbe dovuto depistare le indagini?

"Probabilmente c'era un 'segreto' che non doveva essere rivelato".

Che genere di "segreto"?

"Qualcosa di importante e che, forse, era custodito tra le mura della 'casa delle 100 stanze'".

Riguardo la "casa delle 100 stanze", sembra che all'inizio nessuno degli amici di Ciccio e Tore sapesse dell'esistenza di questo misterioso edificio.

"In un primo momento nessuno accennò alla casa delle 100 stanze. Ne parlarono solo quando, nel 2008, fu tirato fuori dallo stesso pozzo in cui erano precipitati i due fratelli anche un altro ragazzino, Michele. Evidentemente, ripeto, c'era qualcosa che non si doveva sapere".

Quando furono estratti i cadaveri dal pozzo, uno dei due fratellini aveva un palloncino nella tasca dei pantaloni. Fu mai analizzato?

"No, così come la bomboletta che venne ritrovata sulla 'scena del crimine'. Magari sarebbe stato utile provare a capire se c'erano impresse delle tracce biologiche. Volendo, lo si potrebbe ancora fare visto che quei reperti sono a disposizione degli inquirenti".

Ritornando alle testimonianze, ce n'è una di un uomo che Filippo Pappalardi registrò e consegnò agli investigatori. Cosa raccontò costui al papà dei fratellini?

"Quest'uomo riferì a Filippo Pappalardi di aver ricevuto informazioni da parte di alcune persone riguardo a degli adulti che, al tempo dei fatti, 'imposero il silenzio' ai ragazzini".

Ma fece dei nomi?

"Sì, precisi".

Nel libro scrive che Ciccio e Tore, forse, si "potevano salvare". Perché lo pensa?

"Il medico legale Francesco Introna, che eseguì l'autopsia, stabilì che uno dei due fratellini era morto nel giro di sei ore dalla caduta per via di un'emorragia. L'altro, invece, sopravvisse circa 24-36 ore. Ciò vuol dire che, se qualcuno avesse lanciato l'allarme, magari, avrebbero potuto salvarsi. E invece non fu fatto nulla".

Che intende dire?

"Quando Filippo Pappalardi si recò in questura, la sera stessa della scomparsa, gli dissero di tornare il giorno dopo, verso le dieci del mattino. Come se avesse dovuto denunciare lo smarrimento dei documenti o il furto dell'auto. Le ricerche dovevano essere tempestive, doveva scattare un allarme sociale. Stiamo parlando di due ragazzi piccoli, che per certo non erano soliti attardarsi, spariti da un momento all'altro. Si poteva e si doveva fare qualcosa subito".

Nonostante siano trascorsi 17 anni, Filippo Pappalardi continua a chiedere che venga fatta luce sulla morte dei suoi figli. Secondo lei, dove e come bisogna cercare la verità?

"È tutto agli atti dell'inchiesta. Basterebbe rileggere le testimonianze e riascoltare alcune persone. Nessuno, se parlasse oggi, rischierebbe qualcosa.

Filippo Pappalardi non vuole vendetta, ma solo sapere perché sono morti i suoi figli. Quest'uomo, la moglie e la mamma dei bambini meritano di conoscere la verità. Bisogna cercarla per lui e la sua famiglia, ma soprattutto per Ciccio e Tore".

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