Il Capodanno di piazza Duomo a Milano sta assumendo contorni ancora più gravi di quanto già non fossero. La procura sta procedendo d'ufficio in attesa che gli studenti belgi presentino la propria denuncia presso le autorità del loro Paese in merito alle violenze subite nella notte tra il 31 dicembre e il 1 gennaio in Galleria Vittorio Emanuele II. Tra le ipotesi sul tavolo degli inquirenti anche quella che possa essersi trattato di "taharrush gamea", il fenomeno delle violenze di gruppo che viene tollerato nei Paesi musulmani e che ha come scopo quello di umiliare le donne, punendole per essersi presentate in pubblico. La sinistra e le femministe tacciono davanti a questo gravissimo episodio denunciato, gli slogan "sorella io ti credo" non valgono per le 4 ragazze belghe poco più che adolescenti. Ma intanto nello studio di "Dritto e Rovecio", dove il tema è stato affrontato, il conduttore Paolo Del Debbio è intervenuto per chiarire una verità che si sperava non avesse bisogno di essere ribadita: le donne in Italia devono poter andare dove vogliono e quando vogliono.
Tutto nasce dall'intervento di un ospite del pubblico che spiega, secondo la sua logica che "una ragazza, a un certo orario, se tu vedi che ci sono tante persone che stanno facendo festa, che sono un po' così, tu non è che ti metti in mezzo e poi ti aspetti che 'ops, è successo questo'. Perché secondo me il ragazzo che è stato coinvolto in questa qui magari l'ha sfiorata e lei ha allungato il discorso". Davanti alla replica della giornalista, che per chiarire il pensiero dell'ospite chiede se a suo parere una ragazza non sia libera di divertirsi come gli altri e di andare dove vuole, lui ha ribadito quella che è la sua posizione: "Sì, ma deve anche aspettarsi le conseguenze".
A quel punto è arrivato l'intervento del conduttore: "Ti rendi conto di quello che hai detto? Te ne rendi conto, sei lucido?". Ma l'ospite continua nella sua narrazione, deresponsabilizzando gli aggressori e ponendo la donna nella posizione del torto: "Io non ho detto che è giusto quello che è successo, però la ragazza doveva un po' aspettarsi...". All'ennesimo tentativo di "vittimizzazione secondaria", così come la chiamano di solito le femministe, Del Debbio ha sbottato ribadendo che "una ragazza può andare dove cazzo vuole in Italia, lo capisci o no?". Un concetto che sembrava essere stato acquisito dal nostro Paese, ormai da tempo, ma che invece si sta dimostrando fragilissimo davanti all'incremento della presenza di nuove culture che sembrano non integrabili.
Per altro, uno dei capisaldi della "taharrush gamea", oltre a terrorizzarla e scoraggiarla dal partecipare alla vita pubblica, è proprio quello di farla di sentire in colpa per gli abusi sessuali ricevuti. La procura sta acquisendo i filmati delle telecamere, dai quali sono già emersi spunti interessanti, ha raccolto altre denunce e sta ascoltando i testimoni, per ricostruire quanto accaduto. Tra gli ospiti in studio c'era anche Silvia Sardone, europarlamentare della Lega, che ha voluto ricordare che quel modo di concepire la donna "non è in alcun modo sostenibile". La donna, ha proseguito Sardone, "non è un oggetto che se esce dopo una certa ora se la merita, può essere toccata o palpeggiata. Io voglio avere il diritto di girare per la mia città a qualsiasi ora del giorno e della notte senza avere il rischio di essere violentata". Dopo di che, ha concluso, "abbiamo sentito frasi contro il nostro Paese, contro la Polizia.
C'è stato anche un insulto 'Italia sei una donna', come se essere una donna fosse qualcosa di inferiore. Forse in una certa cultura, come in quella islamica, è anche così. Chi ci odia non merita di stare nel nostro Paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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