Dopo il fermo di due mesi, la Ong Sea-Eye è tornata in mare per nuovi interventi nel Mediterraneo centrale e ha nuovamente chiesto il coordinamento all'Italia per portare nel nostro Paese 52 migranti recuperati al largo delle coste libiche, in acque internazionali. A loro, le autorità italiane hanno assegnato il porto di Ravenna, che ha fatto storcere il naso all'organizzazione, costretta a un viaggio più lungo per raggiungere lo scalo romagnolo. Questo si traduce, inevitabilmente, in costi che la flotta civile non vuole affrontare. Dietro le ragioni umanitarie, che vengono addotte ogni volta che una di queste navi è costretta a raggiungere un porto che non si trova in Sicilia, ci sono meri interessi economici. Quindi, la domanda è sempre la stessa: perché non Malta? L'isola è molto più vicina, spesso, come in questo caso, rispetto alla Sicilia.
È bene ricordare che quelle delle Ong sono navi di dimensioni importanti, capaci di affrontare agilmente anche le traversate oceaniche, che sono state attrezzate per trasportare centinaia di migranti. Quindi, 50 persone in quelle navi trovano spazi agevoli per compiere in sicurezza la traversata, anche se questa richiede qualche giorno in più. Detto questo, le Ong sono ormai consapevoli che il governo italiano ha smesso di assegnare porti in Sicilia, a meno di evidenti emergenze, per evitare che l'isola si trasformasse definitivamente in un hub per le migrazioni, un hotspot a cielo aperto al quale dare libero accesso alle Ong. Certo, la Sicilia è comoda per la flotta civile: meno consumi, che si traduce in minori spese per gli interventi, ma per un loro tornaconto non è possibile mettere in ginocchio un'intera collettività.
Raue See, seekranke Menschen, Wellen klatschen über das Deck: So begann die Zeit der 52 Geretteten auf der #SEAEYE4, bevor sich das Meer nun beruhigte. Sie befinden sich auf einem erzwungen langen Weg: Italien wies uns den unnötig weit entfernten Hafen von Ravenna zu. (1/2) pic.twitter.com/pUVh3eRX8P
— Sea-Eye (@seaeyeorg) May 22, 2024
In base alla mappa indicata da Sea-Eye per lamentarsi del porto assegnato dall'Italia, Ravenna invece di quello di Pozzallo che, esplicitamente, la Ong indica di preferire (come se la scelta dei porti italiani fosse a discrezione delle organizzazioni), si evince chiaramente che Malta è decisamente più vicina. Eppure, sull'isola, parte dell'Unione europea al pari dell'Italia, non vengono effettuate le stesse pressioni da parte delle Ong. L'Italia, benché non obbligata al coordinamento, visto che quelle in cui di norma operano le Ong non sono acque Sar di pertinenza e, tanto meno, acque territoriali, è sempre e comunque in prima linea.
Questo anche per il completo disinteresse di Malta, anche quando le operazioni vengono compiute nella sua area Sar di competenza, così come sembrerebbe dall'indicazione fornita da Sea-Eye. Peraltro, per quanto Malta sia un'isola piccola, come spesso viene ricordato per giustificare il suo atteggiamento, ormai le Ong viaggiano con poche decine di migranti per volta, numeri facilmente gestibili anche da sistemi che operano a ranghi ridotti.
Le Ong sanno perfettamente che da Malta, anche dietro insistenza, non avranno mai una risposta positiva allo sbarco, al contrario di quanto avviene in Italia.
È anche questo il motivo per il quale si arrogano il diritto di effettuare pressioni sulle autorità italiane, non solo per avere un porto ma anche per avere quelli a loro più comodi. Questo nonostante ci siano diverse sentenze del Tar che smontano la ricostruzione, da sempre da loro portata avanti, dell'obbligo di assegnare il pos più vicino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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