Onore allo Spezia, ma non vorremmo tre liguri in B

Onore allo Spezia, che in un mare di folla in delirio ha riconquistato la serie B. Onore al diesse Nelso Ricci e al tecnico Michele Serena che hanno diretto con perizia l'impennata decisiva. Onore al gruppo di giocatori che li hanno seguiti con lealtà. Ma soprattutto onore al patròn Gabriele Volpi, imperatore della pallanuoto italiana e mondiale (Pro Recco), che nel giro di 4 anni, rilevati i libri dello Spezia in tribunale, è riuscito a compiere la memorabile impresa con conquista-corollario di Coppa Italia di Lega e corpose speranze di mettere in bacheca pure la Supercoppa. Impresa «non fine a se stessa», parola del lanciatissimo presidente onorario. Che precisa: «Mentre ci assesteremo saldamente in B, lavoreremo per dotarci di uno stadio che nel giro di pochi anni ci permetta di puntare alla A, serie d'eccellenza di cui è senz'altro degna la città».
Tutto molto bello. Viva La Spezia onor di Liguria. Intanto però Genoa e Sampdoria ci liberino dall'incubo del Campionatissimo di cadetteria. Di Kucka fuori di testa e di Tagliavento carogna (era di spalle, a molti metri di distanza, doveva umanamente far finta di non aver udito la sconsiderata offesa di Palacio), s'è detto in abbondanza. Personalmente guardo avanti e ragionevolmente dico che a prescindere dalla possibilità (ipotesi dell'irrealtà) che il Lecce con Muriel e Quadrado riesca a vincere in casa Chievo, domenica sera (ore 20.45), nel deserto catino di Brescia, il Genoa si salverà dividendo il punticino con il Palermo. Perché punto al buio sul Rigamonti anziché sul Ferraris? Perché appunto lì il Grifo ha colto l'unica vittoria negli ultimi 15 incontri disputati (8 sconfitte e 6 pareggi); e insomma dove credete che Preziosi voglia giocarsi la vita sportiva? E perché punto sul punticino? Perché reputo «di colore» la storia di Miccoli che si batterebbe alla morte in favore del Lecce; e perché penso che De Canio, privo degli squalificati Kucka e Palacio, ragionevolmente schiererà un salutare «9-1» con Gilardino là davanti, il centrocampo «a 5» e la difesa «a 4» a densissima protezione di un Frey che da «miracolistico salvatore» che era si è assurdamente autoderubricato in «sottonormale» proprio al momento decisivo. Lo scrivo con franchezza: passi il suo risaputo rifiuto di dominare l'area piccola, ma quei guanti improvvisamente molli sulla punizione di Di Natale mi hanno profondamente deluso; mentre lo stordito vagolare dentro la rete sul raddoppio di Floro Flores, mi ha lasciato addirittura costernato. L'inequivocabile segnale che d'ora in poi l'abilissimo patròn dovrà cambiare registro: continui pure a fare tutti gli affari che vuole, ma una volta rimessa la squadra all'onore del mondo ne conservi il più possibile l'identità nel pieno rispetto della passione dei tifosi e a legittima soddisfazione del proprio orgoglio sportivo.
Del Pozzi superbo «trino» in campo (secondo gol da gattaccio e terzo da cornice) e ingordamente stordito in uscita anticipata (come non capire che Iachini lo preservava da acciacchi e squalifica, tributandogli l'onore della «standing ovation»?) s'è detto in abbondanza. Di Iachini che ha trasformato un'accozzaglia in una squadra, pure.

La Sampdoria che dall'inizio del girone di ritorno ha inanellato a Marassi 7 vittorie e i pari con Livorno e Ascoli, e in trasferta ha vinto 4 volte e pareggiato 3, perdendo solo a Torino e Crotone, sta legittimamente insidiando al Varese il 5° posto nei play off. Per sapere con quante probabilità di farcela, a 3 turni da un traguardo che al peggio al momento la pronostica sesta, sarà indicativa la sfida in programma sabato pomeriggio nella tana infuocata della Juve Stabia.

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