Doppio abito per Lady D: il segreto che neppure la principessa conosceva

Dopo 43 anni la stilista che creò l’abito da sposa di Diana ha concesso una nuova intervista, raccontando ulteriori retroscena sul matrimonio sfortunato della principessa

Doppio abito per Lady D: il segreto che neppure la principessa conosceva

Nel 2023 la stilista Elizabeth Emanuel, che creò insieme all’ex marito David l’abito da sposa di Lady Diana, raccontò per la prima volta dell’esistenza di un secondo outfit nuziale, creato in caso di imprevisti irreparabili. Ora la designer è tornata a parlare del vestito di riserva, svelando altri retroscena relativi a quello storico 29 luglio 1981. L’opinione pubblica internazionale, a distanza di 43 anni, è ancora affascinata dal mistero svelato di questo abito, ma in pochi sanno che venne realizzato in una doppia versione anche un altro capo, che Diana indossò durante la sua luna di miele.

Storia di un abito da sposa. Anzi, di due

L’8 gennaio 1981 Lady Diana, futura principessa di Galles, si rivolse per la prima volta ai designer di moda David ed Elizabeth Emanuel affinché realizzassero per lei un vestito da sfoggiare alla festa di compleanno di un amico. Alla giovane piacque lo stile della coppia, tanto che decise di indossare più volte le loro creazioni. Il 9 marzo 1981 si presentò a una serata di beneficenza alla Goldsmiths Hall di Londra proprio con un vestito degli Emanuel. Il giorno successivo Buckingham Palace annunciò che ai due era stato affidato l’incarico di realizzare l’abito da sposa di Diana.

Una possibilità che capita poche volte nella vita di uno stilista e in cui l’errore non è contemplato. I designer si misero al lavoro, realizzando l’outfit con taffetà di seta nella tonalità avorio. Ci vollero 15 prove, 90 metri di tulle per l’abito e 140 metri per il velo, 10mila tra perle, madreperle e paillettes e uno strascico da 7,62 metri (25 piedi, il più lungo nella storia dei royal wedding) prima di arrivare al risultato finale.

Gli stilisti dovettero cucire 5 corpetti, perché Diana continuava a perdere peso (purtroppo a causa dei disturbi alimentari di cui la principessa parlò nell’intervista a Panorama nel 1995) e le scarpe vennero confezionate da Clive Shilton in raso e pizzo con 542 paillettes e 132 perline. La figura slanciata di Diana fu impreziosita dalla splendida Spencer Tiara, il diadema appartenente alla sua famiglia.

Il giorno del royal wedding la principessa era così emozionata che rovesciò il suo profumo preferito, “Quelques Fleurs l’Original di Houbigant, sul vestito e dovette coprire la macchia con il bouquet. In più gli Emanuel non avevano calcolato né le dimensioni della carrozza che doveva portare la Diana da Clarence House alla Cattedrale di St. Paul, né quelle del padre della sposa. La gonna, infatti, era talmente grande e vaporosa che a stento entrò nel piccolo veicolo già occupato dal conte Spencer, di corporatura tutt’altro che esile.

Elizabeth Emanuel, citata dal Daily Mail, disse: “Quando scese dalla carrozza, era la visione meravigliosa, la più bella che avessi mai visto. Sembrava una farfalla che emergeva dalla sua crisalide spiegando le ali, pronta a spiccare il volo. Era così romantico. Stranamente le imperfezioni parevano renderla anche più bella”.

Nell’agosto 2023, 42 anni dopo le nozze, la stilista raccontò al magazine “Hello!” un retroscena inedito su quel fatidico giorno: per precauzione lei e David realizzarono un secondo abito da sposa di cui nessuno aveva mai sospettato nemmeno l’esistenza. Un vestito “spare”, come lo hanno definito i tabloid: “L’abito nuziale di riserva venne confezionato solo nell’eventualità in cui il segreto del primo abito fosse stato violato. Per fortuna non venne mai usato”. Un abito da sposa mancato, insomma. “Il vestito venne realizzato in taffetà di seta coloro avorio, con rifiniture ricamate su orlo e maniche. Sul corpetto furono cucite delle perline”.

“Un back-up dell’originale”

Durante l’intervista la Emanuel mostrò i bozzetti, sottolineando che i due abiti erano simili, ma ognuno aveva caratteristiche che lo rendevano unico: “[Il secondo] era un backup dell’originale”, aggiunse la stilista. L’abito sarebbe stato creato senza il consenso di Lady Diana. La principessa non ne sarebbe mai stata informata. Anzi, come ci ricorda Town &Country Magazine il vestito non sarebbe neppure stato finito. “All’epoca volevamo assolutamente essere certi che il vestito fosse una sorpresa”, disse David Emanuel al People nel 2018. “Non lo avevamo fatto provare a Diana. Non ne abbiamo mai discusso. Volevamo assicurarci di avere qualcosa. Davvero, era per la nostra serenità”.

Tuttavia in questa rivelazione ci sarebbe una piccola contraddizione: se fosse accaduto qualcosa di serio all’abito proprio quel 29 luglio gli Emanuel avrebbero avuto il tempo di finire quello di riserva? In ogni caso la coppia non avrebbe detto nulla alla principessa del secondo outfit perché sperava di non doverlo usare (e per fortuna non dovette farlo). Lo crearono solo per paura che qualcosa andasse storto. Tra l’altro non è da escludere che la notizia di un outfit “spare” potesse innervosire Diana, già piuttosto ansiosa in quei giorni. Da una parte, col senno del poi, gli Emanuel avrebbero la scelta giusta mantenendo il segreto, ma dall’altra sarebbe stato interessante conoscere l’opinione di Lady Diana in merito.

Invece sappiamo, riguardo al vestito originale, che “Diana ci chiese di mantenerlo nel più assoluto segreto e così facemmo”, come dichiarò Elizabeth nel 2023. “Il nostro staff fu meraviglioso e molto leale, non parlò con nessuno. Inoltre ogni notte l’abito veniva conservato in un armadio metallico custodito da due guardie, Jim e Bert. C’era sempre qualcuno 24 ore su 24. Noi chiudemmo le tapparelle a tutte le finestre e gettammo fili di stoffa di colori sbagliati nel bidone della spazzatura, perché le persone controllavano [persino] nella pattumiera”.

Il mistero dell’abito perduto

Se qualcuno avesse chiesto agli stilisti di poter vedere l’outfit di riserva e confrontarlo con il primo avrebbe avuto una brutta sorpresa: “Non so dove sia andato a finire. È scomparso”, ammise Elizabeth nell’intervista del 2023. Il vestito potrebbe trovarsi ovunque, essere addirittura stato riutilizzato del tutto o in parte. Un mistero irrisolvibile, dunque? Non proprio. Molto probabilmente il vestito cucito dagli Emanuel e dai loro collaboratori è ormai andato perduto. Tuttavia, visto che esistono ancora i bozzetti Elizabeth ha deciso di aggirare il problema ricreando il modello e mostrandolo durante un’intervista al People concessa nell’aprile 2024.

L’abito di riserva, ha spiegato la stilista, è bianco “non avorio come il vestito da sposa [originale]”, le maniche sono più aderenti, impreziosite da volant. Inoltre i ricami che sul modello indossato da Diana sono stati cuciti a mano, in quello di riserva la stoffa era preconfezionata. “Ero un po’ nevrotica”, ha raccontato la Emanuel nella nuova intervista, tornando sulle ansie e le paure legate a quel giorno. “E ho pensato: ‘Cosa succede se qualcuno si introduce [nell’atelier] e ruba l’abito, o se ci viene versato sopra qualcosa o c’è un incendio…?”. In effetti, come abbiamo visto, Lady Diana versò del profumo sull’abito, ma sembra che neppure gli stilisti se ne siano accorti. “Così ho pensato: ‘Devo fare un backup del vestito’”.

A proposito della sorte del vestito di riserva realizzato nel 1981 la stilista ha precisato: “Probabilmente è finito in mostra su qualche appendiabiti, o è stato riusato, oppure fatto a pezzi, o ancora gettato. Chi lo sa?”. All’epoca gli Emanuel non avrebbero pensato che anche il modello “spare”, proprio perché mai usato da Diana, potesse acquisire un valore storico. Oggi il secondo abito, ricostruito, è stato esposto al Virtual Princess Diana Museum, che consente l’accesso a molti oggetti iconici della principessa attraverso dei tour in 3D.

Curiosità

Per il matrimonio di Carlo e Diana venne realizzato anche un doppio bouquet a causa di un precedente, chiamiamolo così, abbastanza spiacevole: la regina Elisabetta aveva perso il suo proprio il giorno delle nozze. Nessuno sa se sia stato rubato o se sia andato perduto. Comunque la defunta sovrana volle scongiurare che si ripetesse una simile eventualità e ne ordinò due identici, come raccontò all’Express, nel 2018, il fioraio David Longman: “Il primo venne consegnato a Buckingham Palace alle 8 del mattino [del 29 luglio]. Ci scortò la polizia in moto, facendoci attraversare la città fino al Palazzo. Quando siamo tornati il secondo bouquet era già stato completato, così siamo tornati indietro [per consegnarlo a Buckingham Palace]”.

Non solo: Clive Shilton completò anche una copia delle scarpe indossate da Diana quel giorno, in caso le originali venissero danneggiate. In più gli Emanuel crearono un ombrellino abbinato all’abito in caso di pioggia. Per fortuna la principessa non dovette usarlo. Inoltre Elizabeth Emanuel ammise al Daily Mail che la stoffa usata per realizzarlo era così leggera e delicata da renderlo inadatto alle intemperie.

Il vestito della luna di miele

Tutti conosciamo l’abito nuziale di Lady D, ma pochissimi ricordano il primo vestito che la principessa sfoggiò dopo il matrimonio, al momento della partenza per la luna di miele. Si trattava di una creazione di Bellville Sassoon in seta rosa a cui era stata abbinata una giacca dello stesso colore con un fiocco. La storia dell’outfit è interessante: Diana doveva scegliere il vestito per le foto ufficiali del suo fidanzamento.

Così si recò, tra gli altri, anche nel negozio frequentato da sua madre, il Bellville Sassoon a Knightsbridge. Era quasi ora di chiusura, lo staff dell’atelier non avrebbe riconosciuto la fidanzata di Carlo e, notando la sua aria fanciullesca e un po’ smarrita, le avrebbe consigliato di rivolgersi al più economico Harrods (aneddoto che, fa notare giustamente Vanity Fair, ricorda in maniera incredibile una famosa scena del film “Pretty Woman”). “È proprio dietro l’angolo”, le avrebbe detto una commessa, come ricorda Town & Country Magazine.

La principessa si sarebbe offesa, ma non avrebbe ribattuto. Anzi, andò da Harrods, come riporta il sito Royal Central e acquistò il vestito blu di Cojana sfoggiato per l’annuncio ufficiale del fidanzamento e rimasto nella storia dell’unione sfortunata con Carlo. “Potete immaginare come si sentirono Belinda [Bellville] e David [Sassoon] quando seppero che la futura principessa del Galles era stata mandata via”, dichiarò al People Matthew Storey, curatore della Royal Style in the Making tenutasi a Kensington Palace nel 2021. Invitarono di nuovo Diana nel loro atelier. Non fu semplice vincere le resistenze della giovane.

Quell’errore costò molto ai designer: secondo i tabloid, infatti, sarebbero stati loro la scelta più ovvia per la realizzazione dell’abito nuziale. Alla fine Diana affidò all'atelier Bellville Sassoon l’incarico di disegnare il primo vestito per la luna di miele e il corredo da sposa. Fu l’inizio di una lunga e felice collaborazione. L’outfit rosa, in particolare, doveva piacere molto alla principessa, poiché lo indossò varie volte, anche durante il tour in Australia del 1983.

Fu proprio in quell’occasione che gli esperti si accorsero di un dettaglio mai notato prima: il vestito era stato realizzato in due versioni, una con giacca a maniche lunghe e un’altra con giacca a maniche corte.

Una situazione simile a quella degli abiti da sposa, sebbene in quest’ultimo caso parliamo di un piccolo segreto. Eppure basta un particolare così piccolo a far pensare che su Lady Diana ci sia ancora molto da dire e da scoprire.

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