Isolati dai vip, ignorati dalla Corona: tutti gli errori che hanno danneggiato Harry e Meghan

Gli sbagli commessi dai duchi di Sussex hanno pregiudicato la loro carriera negli Stati Uniti, ma anche la loro reputazione a livello internazionale

Isolati dai vip, ignorati dalla Corona: tutti gli errori che hanno danneggiato Harry e Meghan

Dalle dimissioni come “senior member” della Corona britannica Harry e Meghan avrebbero inanellato una serie di errori, alcuni piuttosto grossolani, che hanno già fatto sentire i loro effetti: il contratto con Spotify è miseramente naufragato, quello con Netflix sarebbe in bilico, Hollywood non vorrebbe più sentir nominare i duchi lagnosi, gli amici vip li avrebbero isolati, per timore che qualche confidenza rivelata in maniera troppo spensierata possa finire in qualche intervista. Per la verità, però, tutti gli errori dei Sussex si possono riassumere in una sola parola: incoerenza.

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Sopravvalutare le proprie capacità

Harry e Meghan potrebbero aver sopravvalutato il loro (presunto) talento e le loro abilità come attivisti, podcaster, autori. L’errore più grave, perché sarebbero rimasti schiacciati tra il loro ego, la mancanza di esperienza, di conoscenze, il tempo che passava senza ottenere risultati e il conseguente nervosismo: un circolo vizioso alla base della mancanza di produttività che avrebbe fatto decidere ai vertici di Spotify di chiudere il contratto con i duchi.

Prima della Megxit c’era lo staff di Palazzo, formato da persone esperte per quel che concerne la comunicazione, a guidarli, a suggerire loro le mosse più adeguate da compiere. Senza quell’aiuto fondamentale i duchi sembrano alla deriva. Non è da escludere che la coppia abbia creduto di potersi destreggiare da sola sia nell’ambito delle pubbliche relazioni, sia in quello del lavoro vero e proprio, dal progetto alla realizzazione di contenuti come podcast, libri, documentari, interviste. Uno dei dirigenti di Spotify, Bill Simmons, li ha bollati come “due f…ti truffatori”. Probabilmente non è così: truffare significa avere un piano, benché criminale.

Invece nel caso dei duchi l’impressione è che non vi fosse alcuna pianificazione: i due si sarebbero lanciati su troppe iniziative contemporaneamente, senza avere né le competenze, né le idee chiare su ciò che volevano e dovevano fare per realizzare ciò che avevano in mente. Questo è l’errore dei principianti. Un esempio su tutti: la duchessa è stata accusata di aver delegato ad altri alcune delle interviste agli ospiti del podcast Archetypes e di avere solo doppiato le puntate. Se ciò fosse vero, sarebbe un inganno che si poteva evitare pianificando le domande insieme ad autori esperti, almeno in una fase iniziale.

La ripetitività uccide la creatività

“Risulta che Mghan Markle non fosse un grande talento audio, né che avesse necessariamente qualche tipo di talento. Sai, solo perché sei famoso, non significa che tu sia bravo in qualcosa”, ha detto Jeremy Zimmer, capo della United Talent. L’agente è sicuro che i Sussex siano solo fumo, ma non possiamo dirlo con certezza, benché gli indizi siano tutti contro di loro. Il problema è che non abbiamo visto i talenti di Harry e Meghan quindi non sappiamo se ci siano, nascosti chissà dove.

Finora i duchi non si sono mai messi in gioco, hanno solo reiterato senza sosta le lamentele contro la royal family, lo sforzo minimo per ottenere la massima visibilità. Errore madornale per cui non serve nessun tipo di abilità (forse). Tutto tenendosi ben stretto il titolo nobiliare di quel casato tanto vilipeso, cosa che non ha giovato alla loro popolarità. La grande occasione sprecata è stato il podcast Archetypes, che doveva scardinare i pregiudizi di genere, ma a malapena è riuscito a spiegarli.

Nella seconda puntata del suo programma, per esempio, Meghan parlò della sua esperienza come donna birazziale. Questo poteva lo spunto dell’episodio, invece ne fu il limite. La duchessa non approfondì il discorso, lo fece solo ruotare attorno a sé. La domanda viene spontanea: Meghan aveva le conoscenze per portare l’argomento a un livello più alto? Se la risposta è no, potevano esserci diverse soluzioni: studiare prima e invitare ospiti molto esperti a cui fare domande (da preparare in anticipo).

Durante l’episodio la duchessa spostò l’attenzione dalla sua giovinezza, ma fu unicamente per portarla sul modo in cui sarebbe stata trattata dopo aver conosciuto Harry. Una frecciata non troppo velata ai Windsor, ai media e al popolo britannico: “Se c’è un momento nella mia vita in cui mi sono focalizzata di più sulla mia razza è quando ho iniziato a uscire con mio marito. Allora ho capito cosa significa essere trattata come una donna di colore, perché fino a quel momento ero stata trattata come una donna birazziale”.

In una puntata dell’ottobre 2022 Meghan Markle tornò su questo argomento, ma solo per rivendicare le sue origini nigeriane al 43%. Poi il discorso andò a parare, in modo non proprio lineare, su un libro che la duchessa avrebbe letto durante la pandemia, “Algorithms of Oppression”, in cui si affronta il problema degli stereotipi. Purtroppo il riferimento si limitò a fluttuare nell’aria senza trovare alcun appiglio concreto. Meghan provò a fare un esempio, sostenendo che scrivendo su un motore di ricerca digitiamo le parole “Why are black women so...” (“Perché le donne di colore sono così...”), tra le opzioni date dal web troveremo il termine “arrabbiate”. Tema interessante, ma perché le donne di colore sarebbero "arrabbiate"? Ancora oggi nessuno lo sa, perché non venne chiarito.

L’esperta Hayley Smith ha spiegato al Mirror uno dei più gravi errori della duchessa con il suo podcast: “[Meghan] ha lasciato che il suo status di celebrità oscurasse ciò che lei stava davvero tentando di ottenere…Gli ascoltatori vogliono di più che ascoltare podcast. Vogliono imparare, essere ispirati, chiamati in causa”.

Il tedioso errore del politicamente corretto

Viene da chiedersi se per Harry e Meghan esistano argomenti oltre la royal family e il vittimismo. Dal podcast di Meghan al memoir di Harry tutto ciò che i duchi fanno sembra gridare al complotto contro di loro. A tutto ciò si aggiunge uno strisciante moralismo di parte che sfocia nel politicamente corretto. Durante l’intervista a Oprah, nel marzo 2021, la coppia accusò la corte britannica di razzismo, ma si rifiutò di rivelare con esattezza cosa fosse accaduto. Tutto ciò che il pubblico doveva sapere era che gli altri, chissà chi, sarebbero stati cattivi con i poveri Harry e Meghan.

Il principe Harry cavalcò l’onda del “noi discriminati dal resto del mondo” sostenendo, durante il panel “Internet Lie Machine” del novembre 2021, che il termine Megxit fosse “un’espressione misogina, creata da un troll, amplificata dai corrispondenti reali”. Certo, la parola pone l’accento su Meghan come presunta artefice delle dimissioni dei Sussex, nel gennaio 2020, ma non è "misogina". Più che altro è un’etichetta usata per convenzione e riferita a un evento, un termine discutibile quanto vogliamo, ma privo di connotazione discriminatoria. Harry gli attribuì questo significato negativo, allineandosi perfettamente alle manipolazioni del pensiero unico e del politicamente corretto.

Una privacy…mediatica

Dal gennaio 2020 Harry e Meghan hanno chiesto con insistenza che venisse rispettato il loro diritto alla privacy, ma con altrettanta veemenza avrebbero cercato pubblicità. Persino l’irriverente cartone South Park ha preso in giro questo atteggiamento contraddittorio. In una puntata del febbraio 2023 vediamo la coppia che intraprende un “World Privacy Tour”, (“un tour internazionale della privacy”), durante il quale entra negli studi televisivi brandendo dei cartelli su cui è scritto: “Smettetela di guardarci” e “Vogliamo la nostra privacy”.

Del resto il duca di Sussex ha invocato discrezione nei confronti della sua famiglia per poi scrivere un’autobiografia, realizzare interviste e un documentario Netflix che, per giunta, raccontano spinosi retroscena sui Windsor. Ha fatto causa ai tabloid che si sarebbero insinuati nella sua vita, ma ha avuto bisogno dei media per pubblicizzare il suo libro. Impossibile non chiedersi se Harry e Meghan cercassero davvero la privacy. La seria forma di incoerenza che sembrerebbe affliggerli ha danneggiato forse in modo irreversibile la loro reputazione.

Errare è umano, ma perseverare è diabolico

Cosa resta del sogno americano di Harry e Meghan? Il pubblico si è stancato di tutto il rumore che avrebbero prodotto, ma i due non sarebbero in grado di realizzare qualcosa di diverso (chissà se ne hanno almeno la volontà). Dall’altra parte la royal family non vorrebbe nemmeno sentirli nominare. I duchi avrebbero impiegato male il loro tempo, incamminandosi sulla strada più facile, ma senza uscita, che avrebbe condannato all’isolamento persino i loro figli. Il giornalista Graydon Carter ha commentato al Telegraph: “Harry e Meghan sono concetti affascinanti. Hanno fatto qualcosa di cui si pentiranno, i loro figli non hanno parenti. Non hanno cugini da vedere, o zii, o zie, non vedono i nonni eccetto una. Prima o poi ciò tornerà a perseguitarli”.

La cosa peggiore è che i Sussex non avrebbero fatto alcun esame di coscienza, ritenendo di non avere colpe per i loro fallimenti.

“Credono di essere stati ripetutamente sfortunati” a causa del Covid e della crisi economica, ha rivelato una fonte al Daily Mail. Ancora il cliché delle vittime innocenti? “Errare è umano, ma perseverare è diabolico”.

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