Sulla scrivania di Joe Biden iniziano ad accumularsi sempre più sondaggi. Dopo quello choc firmato dal New York Times a inizio novembre, ne sono arrivati altri e nessuno, nota Politico, è lusinghiero. La rilevazione del Siena College vedeva Donald Trump avanti in ben quattro Swing States su sei. I nuovi sondaggi hanno un'inerzia simile. Il vantaggio di Biden a livello nazionale sull'ex presidente è sempre meno consistente. Su 13 sondaggi condotti nell'ultimo mese Biden è indietro in almeno una decina.
Dove vanno i voti di Biden
I numeri mostrano una diffusa debolezza di Joe Biden e mettono in luce due distinti fenomeni. Da un lato certificano che è in crescita il numero di elettori che lo abbandonano e che dichiarano di non voler votare per lui: una grossa fetta di questi finirebbero tra le fila degli indecisi e non tanto direttamente nel campo repubblicano. Dall'altro lato, però, la quota di voti che finirebbe a Trump a livello nazionale ha raggiunto il picco più alto dal 2020 in poi.
Il vero dato da osservare è quello degli Stati in bilico, quelli che di fatto consegnano le chiavi della Casa Bianca al vincitore. I sondaggi hanno fotografato, ad esempio, che il tycoon è avanti di 8 punti in Arizona e di 5 in Michigan. Per Biden il secondo è particolarmente doloroso se si considera quanto la sua amministrazione abbia appoggiato gli scioperi nel settore delle auto per riconquistare voti tra i colletti blu d'America.
Il voto giovane e i fronti per il presidente
A 11 mesi dal voto sulla Casa Bianca si è abbattuta una tempesta quasi perfetta con fronti che si sono sovrapposti uno dopo l'altro. Per prima cosa la spinosa questione dell'escalation tra Israele e Hamas che ha alienato al presidente sia il voto di alcune minoranze che quello dei giovanissimi. In secondo luogo la presenza di candidati indipendenti che possono rosicchiare molti voti in un elettorato poco motivato. Il terzo, e più delicato, è quello del disamoramento di segmenti elettorali chiave che lo avevano spinto alla vittoria nel 2020: giovani e afroamericani.
Un sondaggio condotto da Nbc News ha mostrato che Trump è riuscito, per la prima volta, ad andare meglio di Biden tra gli elettori con meno di 35 anni: 46% a 42%. Tutti gli altri sondaggi di queste settimane sono andati a ruota. La speranza per l'ex di Barack Obama è di appellarsi alle ferree regole della sondaggistica. Le rilevazioni, notano gli analisti, faticano a catturare le preferenze dei giovani.
Molte rilevazioni vengono ancora realizzate telefonicamente, quindi raggiungere la generazione Z per avere risposte non è semplice. Non solo. Il fatto che Biden arranchi non rende automatico che Trump sia in grado di fare breccia tra i giovanissimi. Qualcuno ipotizza che al momento molti di loro preferiscano defilarsi e magari disertare le urne o votare senza convinzione per un democratico.
Lo stato di salute di Trump
Tutti questi numeri in sequenza mostrano anche un'altra cosa: l'indice di gradimento di Biden continua a calare. A inizio novembre la media di FiveThirtyEight gli attribuiva un indice di approvazione intorno al 38%, il valore più basso dal luglio del 2022.
L'altro lato della medaglia è un Donald Trump con numeri in aumento. Stando alle medie di RealClearPolitics, The Donald all'inizio di novembre ha toccato quota 46% a livello nazionale, arrivando poi al 47% questa settimana: la quota raggiunta al voto del 2020. Per Trump si tratta di una crescita costante. Usando sempre i dati di FiveThirtyEight si vede che il numero di americani che dicono di vedere favorevolmente il tycoon è passato dal 39% del 1° settembre al 42% del 22 novembre.
L'affanno negli Stati in bilico
Come detto il 5 novembre 2024 tutto si giocherà in un pugno di Stati, come accade da diversi cicli elettorali. Nel 2016, ha notato G. Elliott Morris su FiveThirtyEight, Donald Trump ha battuto Hillary Clinton conquistando i grandi elettori necessari grazie a circa 78 mila voti, quelli presi tra Michigan, Pennsylvania e Wisconsin. Quattro anni dopo il vincitore tra lui e Biden è stato deciso con 43 mila preferenze tra Arizona, Georgia e di nuovo Wisconsin. Ma, scrive ancora Morris, è prestissimo per capire qualcosa di più da questi sondaggi. Secondo una stima dei politologi Robert Erikson e Christopher Wlezien dell'Università di Chicago, i sondaggi fatti 300 giorni prima del voto non hanno valore predittivo. Quindi vincerà Biden o assisteremo, di nuovo, a un exploit di Trump?
La domanda, in realtà, è mal posta e questo perché i sondaggi fotografano il qui e ora. Ed ora, ci dicono, Biden è in affanno. Ci sono anche altri indicatori che ci dimostrano come in casa dem la preoccupazione sia alta. Da almeno tre mesi la macchina per la rielezione di Biden ha lanciato spot elettorali mirati. Negli ultimi tre mesi, ha notato l'azienda di monitoraggio AdImpact, il comitato nazionale democratico ha speso 12 milioni di dollari in pubblicità negli Stati in bilico. Stiamo parlando di circa 1 milione di dollari a settimana. Anche se ora la cifra è stata dimezzata. Il segnale mostra come da un lato il partito dell'asinello sappia benissimo dove si giocherà tutto; e dall'altro che il tentativo costante e martellante di "vendere" agli americani la Bidenomics non ha funzionato e che quindi sia necessario ripensare parte della campagna.
Il segnale che i dem devono cogliere
Mileah Kromer, docente di scienze politiche al Goucher College ha scritto un lungo articolo per suggerire, neanche tanto velatamente, che il panico in casa dem è giustificato ma concentrato sul tema sbagliato. Se è vero che i sondaggi sono un campanello di allarme per Biden non è di quelli che il suo staff dovrebbe preoccuparsi, ma di quello che gli elettori hanno detto in quei sondaggi. La percezione dell'economia, scrive Kromer, è al centro di tutto: "I prezzi alti di beni e servizi di uso quotidiano possono essere sufficienti a costare a Biden la rielezione". Per questa ragione gli sforzi si dovrebbero concentrare su tutte quelle pratiche che fanno percepire agli americani un miglioramento lì dove più conta: il portafoglio.
@topherolive #prices #inflation #laborshortage #fastfood ♬ original sound - Topher
Per capirlo non serve neanche leggere saggi di politica economica, ma basta guardare TikTok. In settimana è tornato virale un post datato dicembre 2022. In un video girato in un McDonald's di Port Falls, in Idaho, Topher Olive mostra uno scontrino eloquente: 16 dollari per hamburger, patatine e una bibita. Il post, e il polverone social che si è portato dietro, descrive benissimo la percezione degli americani: i prezzi devono scendere.
Fonti dell'amministrazione Biden hanno confermato che il team del presidente ha saputo del video virale. L'ufficio per la strategia digitale della Casa Bianca da tempo ha dei funzionari a lavoro per misurare il sentiment sui social, inclusi i meme che girano per il web. Ma, ha detto uno stratega del partito democratico, non è semplice creare una comunicazione efficace di risposta: "Cosa dovremmo fare? Chiedere al presidente di fare un Tweet dicendo: 'guardate che i Big Mac non sono così costosi?': è una cosa ridicola", ha detto al Washington Post.
Un hamburger costoso incide sulla corsa presidenziale tantissimo, più
di altri dati macroeconomici. Gli americani non guardano né al mercato del lavoro, né al rallentamento dell'inflazione, solo ai costi e per questi costi al momento hanno trovato un solo colpevole: Biden.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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