"Coinvolta la Unit 8200". Così le spie dell'esercito israeliano hanno colpito gli Hezbollah

L'intelligence militare israeliana avrebbe giocato un ruolo chiave nella realizzazione dei dispositivi elettronici esplosivi utilizzati dai membri di Hezbollah

"Coinvolta la Unit 8200". Così le spie dell'esercito israeliano hanno colpito gli Hezbollah
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Che differenza può fare una settimana in Medio Oriente? Tanta a giudicare dagli eventi che stanno interessando la Unit 8200, la squadra dell'intelligence dell’esercito israeliano dedita al cyber warfare. Appena sette giorni fa il suo capo si è dimesso per non aver impedito l’esecuzione della strage del 7 ottobre da parte di Hamas. Oggi, all’indomani degli attacchi ai cercapersone e ai walkie talkie dei membri di Hezbollah, lo stesso reparto militare dello Stato ebraico, il quale avrebbe avuto un ruolo importante nei fatti in Libano, si gode invece quello che è stato definito un successo tattico quasi senza precedenti nella lotta contro i nemici di Tel Aviv.

In effetti appare ancora prematuro stabilire in maniera definitiva come Israele sia riuscita a compromettere i pager in dotazione ai miliziani del Partito di Dio scatenando l’ondata di esplosioni che nel Paese dei cedri ha causato la morte di 37 persone e il ferimento di altre 3000. E trattandosi di un’operazione segreta sarà difficile dissipare un certo velo di mistero. Un punto fermo che comunque emerge dalle prime ricostruzioni giornalistiche sarebbe però proprio il coinvolgimento della Unit 8200 nella preparazione del blitz. Le fonti consultate dalla Reuters hanno infatti confermato che l’intelligence dell’Idf avrebbe partecipato alla fase di sviluppo di un piano ideato almeno un anno fa.

I giovani operativi della Unit 8200, tra i migliori in forze all’esercito israeliano, avrebbero in particolare condotto test tecnici volti a permettere l’inserimento di materiale esplosivo durante la fase di produzione dei pager ordinati dai combattenti di Hezbollah. Yossi Kupperwasser, ex funzionario dell’intelligence militare dello Stato ebraico, non conferma le ricostruzioni fornite dalla stampa ma ammette che tale unità, spesso paragonata all’Nsa americana, affronta “sfide immense” per le quali “abbiamo bisogno delle migliori persone” possibili.

L’Idf mantiene il massimo riserbo sulle attività svolte dalla Unit 8200 e sono poche le operazioni da essa condotte che sono state ufficialmente riconosciute. Tra queste, uno sventato attacco aereo dell'Isis ai danni di un Paese occidentale nel 2018 e la compromissione dei computer degli impianti nucleari iraniani attraverso il virus Stuxnet oltre un decennio fa. Si sa inoltre che le spie delle Idf utilizzino l’intelligenza artificiale per processare enormi quantità di dati e generare liste di bersagli da colpire.

Se c’è una minaccia all’orizzonte per Israele è difficile che non venga intercettata dai radar dell’intelligence militare. Non stupisce dunque che la debacle del 7 ottobre abbia lasciato profonde ferite nella reputazione di inviolabilità guadagnata negli anni da Tel Aviv. Un fallimento per il quale la Unit 8200 sta ancora pagando e che ha portato il suo direttore, Yossi Sariel, ad annunciare le sue dimissioni. Il passo indietro è stato affidato ad una lettera di quattro pagine in cui Sariel ha dichiarato di non aver portato a termine i compiti a lui assegnati ma ha anche puntato il dito contro le mancanze degli apparati di sicurezza e politici israeliani.

C’è da dire che sino a qualche mese fa erano in pochi a conoscere l’identità ufficiale del comandante dell’intelligence dell’Idf. Come rivelato dal Guardian, infatti, è stato lo stesso Sariel a tradirsi pubblicando un libro su Amazon con lo pseudonimo “Brigadiere Generale Y.S.

” che ha però lasciato una traccia digitale poi ricondotta ad un account Google privato legato al suo nome. Una gaffe che ha posto fine ad un lungo anonimato e aggiunto un elemento di imbarazzo alla crisi in corso in Medio Oriente.

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