"Dividere il Paese in cantoni". Il piano segreto di Israele per la nuova Siria

La stampa israeliana svela il piano del governo di Netanyahu per mettere in sicurezza le minoranze etniche siriane. Tel Aviv vorrebbe convocare una conferenza internazionale per discutere della proposta

"Dividere il Paese in cantoni". Il piano segreto di Israele per la nuova Siria
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Tel Aviv intende dividere la Siria in diverse divisioni amministrative, cantoni, per garantire la sicurezza di tutti i gruppi etnici del Paese dilaniato da oltre 10 anni di guerra civile. Il progetto di Israele è stato al centro di incontri classificati svelati da fonti non identificate al quotidiano israeliano Hayom. I piani segreti sono in via di valutazione da parte del governo guidato dal premier Benjamin Netanyahu sin dalla presa al potere a Damasco, il mese scorso, degli islamisti filoturchi di Hayat Tahrir al-Sham.

Secondo quanto riportato in esclusiva da Hayom, l'idea di cantonizzare la Siria ha guadagnato trazione durante un meeting svoltosi due giorni fa alla presenza del ministro della Difesa Israel Katz. Durante l’incontro il ministro dell’Energia Eli Cohen ha proposto di convocare un vertice internazionale per discutere del piano. Non è chiaro se Netanyahu abbia dato il suo via libera all’iniziativa.

Nel corso della riunione segreta si è affrontato anche il tema dell’influenza della Turchia in Siria e di come lo Stato ebraico potrebbe contrastarla. Inoltre, avrebbe trovato spazio anche la valutazione del profilo del nuovo leader di Damasco Ahmed al-Sharaa che ha abbandonato il suo nom de guerre Abu Mohammed al-Jolani. L’ex qaedista viene osservato con sospetto dalle autorità di Tel Aviv preoccupate che al regime ostile destituito di Bashar al-Assad possa seguirne un altro non meno pericoloso.

Massima preminenza nel corso dell’incontro sarebbe stata riservata alla necessità di salvaguardare le minoranze druse e curde presenti in territorio siriano che potrebbero essere oggetto di futuri attacchi da parte degli islamisti sostenuti dalla Turchia. Infatti Ankara accusa i combattenti curdi in Siria - parte della coalizione supportata dagli Stati Uniti - di avere legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), oggetto di costanti campagne militari ordinate dal premier turco Recep Tayyip Erdogan.

Sono queste dunque le premesse che per il governo di Netanyahu rendono necessaria la convocazione di un vertice internazionale per discutere della possibile divisione in cantoni del territorio siriano e rafforzare così la stabilità della regione mediorientale. Per il ministro Cohen centrale rimane comunque la messa in sicurezza del confine settentrionale israeliano e la predisposizione di misure di difesa contro le minacce poste dalle organizzazioni ribelli. Il timore di Israele è che i nuovi signori della Siria possano decidere di infrangere gli accordi di cessate il fuoco firmati da Tel Aviv e Damasco all'epoca di Hafez al-Assad, fondatore della dinastia che ha retto il Paese dagli anni Settanta.

Funzionari della sicurezza israeliana fanno intanto sapere che l’Idf non intende mantenere una presenza permanente in Siria ma essa è necessaria per conservare la stabilità nell’area. Il riferimento è al monte Hermon e ad altri territori contesi sulle alture del Golan occupati dai militari dello Stato ebraico dopo la defenestrazione del regime siriano.

Hayom riporta che una conferenza internazionale chiamata a ridisegnare i confini e la struttura del Paese potrebbe permettere un ritiro dei soldati di Tel Aviv senza “compromettere la sicurezza degli interessi” israeliani. Uno scenario che però al momento viene ritenuto “distante” dai funzionari del governo di Netanyahu.

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