Elezioni Usa, ultimo assalto di Nikki Haley (e anti-Trump): cosa può succedere in New Hampshire

L'ex governatrice del Sud Carolina tenta il tutto per tutto nel Granite State. Per lei è l'ultima occasione per sperare di fermare Trump, ma i sondaggi la condannano

Elezioni Usa, ultimo assalto di Nikki Haley (e anti-Trump): cosa può succedere in New Hampshire

La speranza c'è, ci deve essere, ma a Nikki Haley ormai è rimasta solo quella. L'ultima, reale, sfidante di Donald Trump alle primarie del Partito Repubblicano punta tutto sul New Hampshire. Dopo un terzo posto in Iowa, all'ex governatrice del Sud Carolina rimane poco per sperare di restare in scia al tycoon. L'ex presidente, incoronato dai sondaggi, sembra pronto a mettere le mani sulla nomination del Gop. Per lui l'ultimo scoglio è rappresentato proprio dallo Stato del New England. La terra dei "liberi" mostra caratteristiche più adatte a un leader repubblicano di altri tempi, come Haley appunto, che alla nuova destra di The Donald.

La speranza di Haley

L'ex rappresentate Usa all'Onu, punta infatti ai moderati del Granite State, a quei conservatori respinti dall'ingombrante figura di Trump. Eppure i sondaggi lasciano pochissimo spazio alla speranza. Secondo una un sondaggio realizzato da Washington Post e Monmouth University, l'ex presidente sarebbe avanti con il 52% dei voti, inseguito da Haley al 34% e da Ron DeSantis all'8%. La rilevazione era stata fatta poco prima che il governatore della Florida annunciasse il ritiro dalle primarie per dare il suo sostegno a Trump.

Haley punta tutto sull'inerzia della sua campagna. Solo a novembre i sondaggi la davano al 18% e oggi gode di una piccola spinta grazie al ritiro, qualche settimana fa, del ex governatore del New Jersey Chris Christie. L'altro grande bacino da cui proverà a pescare Haley è quello degli indipendenti. Quegli elettori registrati alle liste elettorali che non si identificano né nel con il partito dell'asinello né in quello dell'elefantino. A differenza dei caucus dell'Iowa, infatti, il voto in New Hampshire è aperto a tutti e potrebbe portare qualche sorpresa.

Una corsa a due

Già dopo il voto in Iowa, l'ex governatrice ha provato a dipingere queste primarie come una corsa a due, come una sfida tra il vecchio, Trump, e il nuovo. Il ritiro di Ron DeSantis sembra averla esaudita "Mostriamo a tutta la classe dei media e politica che abbiamo in mente un piano diverso e mostriamo al Paese cosa possiamo fare", ha detto in un comizio a Franklin. La strategia è quella di mostrarsi più presidenziale di Trump "e del caos che si muove con lui". Non è un caso che nei suoi profili social si postino continuamente sondaggi che la mostrano avanti nei sondaggi nazionali contro il presidente in carica Joe Biden. E non da ultimo ha attaccato presidente ed ex presidente sull'età: "Dopo i 77 anni c'è un declino. È un dato di fatto, chiedete a qualsiasi medico, c'è un declino. E questa è una situazione in cui il nostro Paese è molto vulnerabile in questo momento".

I piani di Haley sono abbastanza semplici: fare meglio possibile in uno degli ultimi bastioni dei repubblicani moderati, per poi provare a strappare altri delegati nelle primarie in Sud Carolina, lo stato in cui è stata governatrice tra il 2011 e 2017. Rob Engstrom, consulente politico repubblicano e membro della camera di commercio Usa, ha spiegato al Washington Post che la Haley sta guadagnando un certo slancio per andare bene in New Hampshire e guadagnare qualche altro punto nel suo ex Stato di origine, dove Trump è avanti nei sondaggi. "Il tempismo è perfetto", ha detto Engstrom, "la campagna elettorale è solida". L'obiettivo è quello di gettare le basi per fare in modo che dal Granite State inizi una salita e che Haley riesca a sfruttare il "momentum" per insidiare The Donald. Una speranza legittima, ma i "se" e i "ma" sono troppi. E poi, nella storia delle primarie, mai nessun candidato ha vinto i primi Stati per poi perdere la nomination.

Ultima chiamata per il movimento anti-Trump

Il voto in New Hampshire non è solo l'ultima spiaggia per Nikki Haley lo è anche per quella fetta del partito repubblicano che non si è mai riconosciuta in Donald Trump, una minoranza chiassosa raccolta sotto l'insegna dei Never Trumpers. Questa sorta di "corrente" fa appello a tutto per provare a fermare The Donald. Si punta al sostegno di indipendenti e democratici, a quello di altre figure del partito repubblicano come Chirs Christie e il governatore repubblicano dello Stato Chris Sununu. Ai finanziatori: secondo le ultime informazione nelle ultime 48 ore, dopo l'addio di DeSantis, Haley avrebbe raccolto mezzo milioni di dollari di donazioni.

Segnali, speranze legittime, che servono solo a campare. I sondaggi su questo non mentono. Oltre a quello del Wp, anche uno della Cnn, più clemente con Haley, lascia pochi dubbi. L'ex presidente sarebbe avanti con il 50% dei voti, tallonato dall'ex governatrice al 39%. Per capire quanto la strada sia difficile e stretta basta un ultimo numero. Sempre secondo la rilevazione della Cnn, infatti, solo un quarto dei sostenitori della Haley arriverebbe da chi si definisce repubblicano, i restanti tre quarti si vedono come indipendenti e democratici. Numeri tutto sommato buoni per un candidato presidenziali, ma molto meno per un candidato alla nomination del Gop

La prova di forza di Donald Trump

Trump dal canto suo punta a chiudere la partita delle primarie già in New Hampshire. Dopo aver attaccato Haley sia nei rally che con gli spot, Trump ha chiuso di peso la campagna.

Il tycoon ha tenuto un comizio a Laconia e con lui si sono uniti tre avversari che nel corso degli ultimi mesi e settimane gli hanno garantito il loro appoggio: il senatore della Carolina del Sud Tim Scott, l’imprenditore tecnologico Vivek Ramaswamy e il governatore del Nord Dakota Doug Burgum. Un colpo da sferrare per chiudere le primarie e spingere poi sulla campagna elettorale vera e propria, quella contro Joe Biden.

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