In vista delle elezioni del 4 luglio in Gran Bretagna, il candidato e leader del Reform Party Nigel Farage ha presentato il suo piano di governo in Galles “per rimodellare il modo in cui è gestito il Paese” e affrontare l’esplosione demografica. L’ex guida del Brexit Party lo ha definito “il nostro contratto con voi”, dal momento che la gente ormai collega il termine “manifesto”, comunemente usato dai partiti del Regno unito per indicare i programmi elettorali, all’idea di “bugie”.
Tra i primi punti del programma, figura la lotta all’immigrazione. Farage ha promesso di “fermare le barche” che attraversano la Manica nei primi 100 giorni di governo, con un piano che prevede l’uscita di Londra dalla Convenzione europea per i diritti umani, la totale negazione dei permessi di soggiorno ai clandestini, un nuovo ministero dedicato alla gestione dei flussi migratori e il respingimento in Francia di coloro che attraversano il braccio di mare che divide le isole di Sua Maestà dall’Europa. Altra parte fondamentale del “contratto” è il drastico taglio fiscale, con l’innalzamento del minimo imponibile a 20mila sterline all’anno, l’abolizione dell’imposta di bollo e della tassa di successione per i patrimoni sotto i due milioni di pounds. Secondo Farage e i suoi consiglieri, queste manovre potranno essere finanziate con i 40 miliardi che si otterrebbero riducendo gli interessi pagati sulle riserve della Bank of England.
L’ex guida dei sostenitori della Brexit ha anche promesso “un servizio sanitario senza liste d’attesa”, bollette energetiche stabili e “buone paghe per una dura giornata di lavoro”. Il suo piano è stato giudicato negativamente dall’Institute for Fiscal Studies. Il think tank ha affermato che i tagli e le spese promesse dal Reform Party “non tornano” e ha definito il “contratto” irrealistico, con costi che rischiano di eccedere “di un margine di decine di miliardi di sterline ogni anno”.
Negli ultimi sondaggi di YouGov, il partito di Farage si è posizionato per la prima volta al secondo posto con il 19% delle preferenze, superando di un punto percentuale i Tories. Rimane ancora molto distante dai laburisti, solidamente in testa con il 37%. Il leader di quest’ultimo partito, Kier Starmer, non si è dimostrato preoccupato dalla possibilità che il Reform Party voglia guadagnare terreno anche all’interno del suo bacino elettorale, una scelta resa evidente dalla decisione di presentare il “contratto” in Galles, storica roccaforte del centro-sinistra.
“Le elezioni del 4 luglio sono un'elezione diretta tra conservatori e laburista, per scegliere se continuare con il caos, le divisioni e il fallimento degli ultimi anni o voltare pagina e ricostruire il Paese con un governo laburista”, ha dichiarato Starmer, relegando quindi Farage a un ruolo di secondo piano nonostante i consensi che è riuscito a raccogliere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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