Il segretario alla Difesa Usa Pete Hegseth ha due anni di tempo per evitare lo scoppio della Terza guerra mondiale. A lanciare la fosca previsione è l’ex deputato repubblicano Mike Gallagher, il quale dalle pagine del Wall Street Journal illustra la ricetta che il nuovo capo del Pentagono nominato dal presidente eletto Donald Trump dovrebbe seguire per scongiurare la catastrofe planetaria.
Il secondo mandato del tycoon comincerà il 20 gennaio 2025 e il timer della fine del mondo è settato considerando il 2027 come l’anno in cui la Cina di Xi Jinping muoverà contro Taiwan scatenando una crisi dalle conseguenze incalcolabili. La stima del tempo necessario all’Esercito Popolare di Liberazione per organizzare la conquista della “provincia ribelle” è stata fatta dal direttore uscente della Cia William Burns e Gallagher l'ha ripresa oggi per evidenziare una delle prime sfide che l’amministrazione Trump si troverà ad affrontare.
L'ex esponente del Gop, già membro dei Marine, conosce molto bene Pechino avendo ricoperto anche la carica di presidente della Commissione che alla Camera dei rappresentanti si è occupata delle minacce poste dal Partito comunista cinese. Eppure il primo passo che il responsabile della Difesa Usa dovrà compiere per evitare un conflitto con il gigante asiatico e “promuovere la pace”, scrive Gallagher, “è dichiarare guerra sin dal giorno 1, non alla Cina, alla Russia o all’Iran ma alla burocrazia del Pentagono”.
L’ex deputato vede all’orizzonte i rischi che Hegseth e gli Stati Uniti dovranno contrastare: il collasso della deterrenza in Europa e Medio Oriente, le limitazioni alla spesa al Congresso, i problemi nel reclutare nuovi soldati ed un equilibrio di forze sfavorevole nell’Indo-Pacifico. Ma per riprendere l’iniziativa è necessario partire dal ricostruire una base industriale navale in grado di competere con quella cinese superando gli ostacoli burocratici e le specifiche tecniche stabilite dal ministero della Difesa.
Per Gallagher la Marina dovrebbe creare un ufficio incaricato di accelerare lo sviluppo e il dispiegamento di determinate tecnologie da combattimento. Il segretario nominato da Trump dovrebbe poi far capire l’importanza dei finanziamenti volti a garantire una potenza navale presentando un piano coerente di costruzione di navi e accelerando l’impegno a fornire sottomarini all’Australia nella cornice degli accordi Aukus siglati da Canberra, Londra e Washington.
Il Pentagono dovrebbe poi risolvere la criticità dovuta alla carenza di munizioni, in particolare i missili di difesa aerea, alcune delle quali potrebbero terminare già entro una settimana dallo scoppio di una guerra con la Cina. “Navi, sottomarini e missili sono costosi”, riconosce Gallagher che individua alcune linee direttrici da seguire per ottenere notevoli risparmi: far rispettare contratti con prezzi fissi, obbligare i contractor del settore privato ad acquistare prodotti e servizi studiati e sviluppati a proprie spese e non dei contribuenti americani e ridurre, tra gli altri, il numero di impiegati civili del dipartimento della Difesa.
Per impedire il conflitto con i cinesi il segretario Hegseth, la cui nomina è attesa al vaglio del Senato, dovrà mettere il Pentagono sul “piede di guerra”, conclude l’ex deputato che sottolinea come sia necessario licenziare “qualsiasi burocrate non in grado o contrario a lavorare ad un ritmo di guerra”. L’unica ricetta possibile per Gallagher per rimediare ai danni alla leadership militare registrati durante l’amministrazione di Joe Biden e riottenere "la fiducia del popolo americano e la paura dei nemici dell’America”.
Il ragionamento dell’ex presidente della commissione sul Partito comunista cinese e il suo invito a Hegseth a lanciare una lotta senza quartiere alla burocrazia all’interno del ministero della Difesa sembra in effetti allinearsi a quello che è il pensiero di Trump e dei suoi sostenitori repubblicani. Nelle scorse ore la stampa Usa ha rivelato infatti come il team di transizione del tycoon starebbe considerando la formazione di commissioni per la valutazione dei generali.
The Donald in campagna elettorale ha promesso di volersi disfare dei “militari woke” lasciando intendere il suo interesse a possibili purghe al Pentagono. Non è chiaro però quanto tutto ciò possa aiutare Washington a recuperare il terreno perduto nella competizione con Pechino e con gli altri rivali degli States.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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