Terremoto politico a Ramallah, dove il premier dell’Autorità nazionale palestinese Mohammad Shtayyeh ha presentato le sue dimissioni al presidente Abu Mazen. A dare l’annuncio è stato lo stesso ex primo ministro, nel corso di una conferenza stampa in cui ha affermato che la sua decisione è maturata “alla luce degli sviluppi legati all’aggressione contro Gaza”.
In particolare, Shtayyeh ha detto di essere stato costretto alle dimissioni a causa della “escalation senza precedenti” a Gerusalemme e in Cisgiordania, della guerra, “del genocidio e della fame che si soffre nella Striscia di Gaza”. Ha inoltre dichiarato che vi sono in atto “sforzi per rendere l’Anp un’autorità amministrativa e di sicurezza senza influenza politica”. L’ex premier ha poi concluso affermando che “l’Autorità nazionale palestrinese continuerà a lottare per creare lo Stato in terra di Palestina nonostante l’occupazione” e ha sottolineato che “la prossima fase e le sue sfide richiedono nuovi accordi governativi e polititi che tengano contro della nuova realtà nella Striscia di Gaza”. Shtayyeh ha anche invocato il consenso inter-palestinese e “l’estensione del controllo dell’Autorità nazionale palestinese sull’intero territorio della Palestina”.
Il passo indietro del premier è arrivato in un momento in cui Abu Mazen sta subendo forti pressioni da parte degli Stati Uniti per iniziare a lavorare su una struttura politica che possa governare una nazione palestinese al termine del conflitto. L’amministrazione Biden, infatti, si è detta sostenitrice della soluzione dei due Stati, vista come unica via per evitare il ripetersi dei massacri del 7 ottobre e della successiva guerra. Il governo di Tel Aviv guidato dal Benjamin Netanyahu ha però affermato la sua contrarietà a questa opzione, sostenendo la necessità per Israele di avere il controllo della sicurezza nella Striscia dopo la distruzione di Hamas per prevenire nuovi attacchi terroristici.
L’ipotesi di dimissioni di Shtayyeh era nell’aria già da alcuni giorni, dopo la diffusione della notizia secondo cui i terroristi di Gaza avrebbero acconsentito alla formazione di un governo palestinese di tecnocrati indipendenti, incaricato di occuparsi della ricostruzione e del ripristino della sicurezza nella Striscia al termine del conflitto e di guidare la
transizione verso nuove elezioni. Uno sviluppo nei negoziati, questo, che potrebbe essere più accettabile per Israele rispetto alle richieste di un cessate il fuoco permanente che Netanyahu ha respinto più volte- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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