Acque agitate intorno a Taiwan. La vittoria del candidato più inviso a Pechino alle elezioni presidenziali svoltesi a gennaio sull’isola di Formosa era stata accolta da una reazione cinese più contenuta del previsto ma nel frattempo la tensione è tornata a salire. Il Paese del dragone ha infatti inviato dall'inizio di marzo 185 aerei e 113 navi nello Stretto. Un modo per chiarire che Xi Jinping non intende abbandonare la politica di massima pressione nei confronti di quella che considera la “provincia ribelle”. E alle provocazioni dell’ingombrante vicino, Taipei ha deciso di rispondere confermando la presenza di soldati americani sul suo territorio.
“Non importa quale sia la situazione, potrebbero esserci dei punti ciechi e delle falle. Avremo quindi bisogno di comunicare con i nostri alleati, che si tratti di una squadra, di un gruppo o di una nazione”. Con queste parole sibilline, non si sa quanto coordinate con Washington, il ministro della Difesa taiwanese, Chiu Kuo-cheng, ha lasciato intendere in un colloquio con i giornalisti che forze speciali degli States, i cosiddetti “berretti verdi”, stazionano permanentemente su isole controllate da Taiwan. Avamposti tra i quali le isole Penghu e Kinmen, quest’ultima situata a meno di 5 chilometri in linea d’aria dalla città costiera cinese di Xiamen, che sarebbero le prime a dover reggere l’onda d’urto di una temuta invasione da parte del gigante asiatico.
Le prime notizie del dispiegamento Usa erano state pubblicate su Sofrep, un sito internet che si occupa di sicurezza nazionale, e i reporter avevano chiesto conto delle indiscrezioni al responsabile della Difesa taiwanese senza aspettarsi la clamorosa conferma. Nel 2021 l’ex presidente dell'isola Tsai Ing-wen aveva rivelato che istruttori americani erano impegnati a fornire addestramento all’esercito locale in via del tutto occasionale. Le dichiarazioni del ministro Chiu dunque rappresentano una svolta nella collaborazione a lungo termine tra Taipei e Washington che non risulterà gradita ai cinesi e potrebbe condurre a una nuova pericolosa escalation.
Lo scopo dell’annunciata presenza statunitense sarebbe quello di addestrare l’esercito taiwanese in vista di un conflitto che secondo gli analisti Xi Jinping potrebbe autorizzare entro il 2027. Il Pentagono, pur non entrando nel dettaglio dell’operazione in corso, ha fatto sapere tramite un suo portavoce che “il nostro impegno verso Taiwan è solido e contribuisce al mantenimento della pace e della stabilità nello Stretto e nella regione”. Secondo Su Tzu-yun, esperto dell’Institute for National Denfense and Security Research “la collaborazione tra Washington e Taipei è focalizzata principalmente sulla difesa”
Gli Stati Uniti avrebbero inoltre già espanso la presenza militare sull’isola di Formosa e si stima che l’anno scorso siano stati inviati tra i 100 e i 200 soldati Usa.
Un incremento notevole - nel 2022 erano appena 30 i militari lì dislocati - e gestito in un clima di grande riserbo per non provocare Pechino. Adesso però i due storici alleati semberebbero aver abbandonato tale accortezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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