Usa: McCarthy eletto speaker della Camera. Trump batte un colpo

La nomina a speaker di McCarthy è la prova che Donald Trump è ancora in grado di dire la sua nel Gop. Eppure il percorso del deputato californiano si intreccia con finanziatori dem.

Usa: McCarthy eletto speaker della Camera. Trump batte un colpo

Il voto per l'elezione del presidente della Camera degli Stati Uniti si è tramutato in una prova di forza all'interno del partito repubblicano che ne ha conquistato la maggioranza alle elezioni di midterm. E ha vinto Donald Trump. Inseguito dalle inchieste giudiziarie, con la minaccia di vedersi escluso de jure dalla prossima corsa presidenziale, marginalizzato dall'establishment del suo stesso partito, sembrava ormai destinato ai giardinetti, soprattutto dopo la sconfitta di diversi candidati da lui appoggiati alle recenti elezioni.

Invece, Trump ha dimostrato di essere ancora vivo e che, se anche non dovesse più correre per la Casa Bianca, resta un punto di riferimento del partito. Ma, al di là del futuro lontano, resta quanto accaduto, cioè che Kevin McCarthy, chiamato a presiedere la Camera per conto della maggioranza repubblicana, ha dovuto contrattare duramente con il Freedom Caucus, l'ala più radicale del partito, per potersi insediare, cosa avvenuta solo alla quindicesima votazione, una dinamica inusuale per tale elezione.

Si è detto che McCarthy è un trumpiano, per cui le difficoltà dell'elezione rivelerebbero le difficoltà in cui si dibatte l'ex presidente e le lacerazioni interne al partito. In realtà, Trump e l'ala radicale dei repubblicani, anch'essi trumpiani (1), non si fidavano di McCarthy, il quale pure aveva vellicato le loro corde parlando di un cauto freno all'impegno pro-Ucraina, dichiarando a più riprese che non avrebbe firmato un "assegno in bianco" a Kiev.

Il punto è che McCarthy, pur dichiarandosi trumpiano, risulta alquanto ambiguo, un'ambiguità emersa nel corso delle elezioni di midterm. Un articolo del Washington Post di settembre, infatti, dettagliava come egli, insieme ai suoi consiglieri, in particolare Jeff Miller, il suo uomo di raccordo con le grandi lobby (vedi Politico), aveva messo in atto un piano per affossare i candidati del Freedom Caucus, più vicini a Trump.

La McCarthy machine e FTX

"La macchina politica che si muove attorno a McCarthy - scriveva il Wp - ha speso milioni di dollari quest'anno in un'operazione, a volte segreta, per eliminare sistematicamente i candidati del GOP che avrebbero potuto causare problemi a McCarthy nel caso fosse diventato presidente della Camera o, in alternativa, avrebbero potuto mettere a repentaglio le vittorie del GOP in circoscrizioni che avrebbero potuto essere vinte da candidati più moderati". "In diverse elezioni per le primarie della Camera dei repubblicani, il complesso profluvio confuso di fondi" destinato a sostenere i candidati "ha dato vita a uno schema, che ha visto i candidati del Freedom Caucus presi di mira" dalla macchina elettorale di McCarthy.

Tale macchina agiva, appunto, spesso nel segreto, creando PAC (political action committee) nuovi e anonimi per sostenere i candidati contrapposti a quelli del Freedom Caucus, sommergendo di critiche gli antagonisti. Tanti i soldi spesi in questa operazione, spesso di provenienza dubbia, com'è avvenuto per l'elezione che ha visto protagonista David Madison Cawthorn, contro il quale si è scatenata la McCarthy machine, sostenendo l'antagonista attraverso alcuni PAC nati per l'occasione.

Un lauto finanziamento a uno di questi PAC, annotava il WP, "proveniva da Ryan Salame, un dirigente del fondo di criptovalute FTX US, uno dei principali donatori sia dell'operazione di McCarthy che di altri gruppi che sostengono i candidati favoriti di McCarthy". In tempi più recenti FTX è balzata agli onori della cronaca perché è fallita, con il suo fondatore alla sbarra per frode. Ma la cosa più sorprendente è che FTX è nota per il suo stretto rapporto con il partito democratico, del quale sembra sia stato il più lauto finanziatore nel corso della campagna elettorale in questione (The Guardian). Bizzarrie del bipartitismo americano.

L'accusa di Carlson e l'intervento di Trump

Al di là del particolare, l'analisi risulta convergente con un intervento di Tucker Carlson, l'anchorman di Fox News diventato punto di riferimento dei trumpiani, il quale ad aprile commentava a suo modo una registrazione, pubblicata dal New York Times, in cui McCarthy chiedeva a Liz Cheney, neocon e nemica giurata di Trump, se Big tech non potesse censurare i suoi avversari del partito repubblicano. "Kevin McCarthy [...] ha detto alla sua cara amica, Liz Cheney che sperava che le società dei social media censurassero i repubblicani più conservatori del Congresso", denunciava Carlson, aggiungendo che se McCarthy fosse stato eletto presidente della Camera, "avremo un Congresso repubblicano guidato da un burattino del partito Democratico".

Nonostante queste ambiguità, Trump aveva dato il suo esplicito endorsement a McCarthy, ma è rimasto significativamente silenzioso mentre questi cercava invano di essere eletto speaker. Finché, alla fine, ha affondato il colpo a suo favore. Iconica, in tal senso, l'immagine della trumpiana Marjorie Taylor Greene che, durante la votazione finale, contatta o è contattata dall'ex presidente e passa il telefono a un deputato ribelle per convincerlo a votare McCarthy. Eletto, McCarthy è dovuto però scendere a patti con i repubblicani anti-establishment. Tali patti sono segreti, ma è ovvio che gli sia stato chiesto di porre un freno reale agli aiuti all'Ucraina, di arginare l'immigrazione clandestina e di favorire altri temi sensibili di tale ambito, oltre a dover cedere loro alcuni posti chiave nelle tante Commissioni della Camera.

Così, almeno per qualche giorno, il Congresso Usa ha conosciuto nuovamente la Politica, fatta di accordi e compromessi e non solo imposizioni. Difficile dire se la pattuglia del Freedom Caucus riuscirà ad attuare quanto si propone, ma certo chi sperava di eliminarla dalla politica americana è rimasto deluso. E Trump ha battuto un colpo. Un altro grattacapo per l'establishment.

(1) Appare significativo del rapporto tra

Trump e Matt Gaetz, il leader dei ribelli, il fatto che quest'ultimo, al contrario di altri, si sia recentemente rifiutato di scaricare l'ex presidente in favore del suo antagonista repubblicano Ron DeSantis (Orlando Weekly).

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