Contrordine compagni. Dopo oltre due anni di rincorsa al talk show di virologi e sedicenti tali, ora tocca agli opinionisti «bellici» iniziare a fare distinguo, a mettere i puntini sulle i, a prendere le distanze. È una tendenza che è appena iniziata e, garantito, diventerà virale.
L'altra sera Nona Mikelidze, Nathalie Tocci e Andrea Gilli hanno declinato l'invito di Giovanni Floris a DiMartedì su La7 perché «il problema è Nadana Fridrikson, giornalista della tv del ministero della Difesa russo», come ha spiegato il professore del Defence College, l'università della Nato. Tra l'altro, durante la puntata la giornalista russa è inciampata nell'umorismo involontario lamentando di essere vittima di censura: «Se non mi permette di rispondere, la considero censura». Risate in studio.
In ogni caso, è scoppiata un'altra guerra: quella dell'opinionista. Per capirci, meglio stare alla larga dai programmi nei quali ci sono voci troppo chiaramente (o troppo faziosamente) vicine a posizioni russe. Qualcuno parla pro Putin? Allora non vengo. Una polemica che discende (anche) dall'intervista a Lavrov a Zona Bianca su Rete4 e che è senza dubbio condizionata anche dal comprensibile timore di diventare parte/vittima/complice di fake news oppure di notizie subdolamente distorte.
Non a caso ieri il Copasir presieduto da Adolfo Urso ha deciso di «svolgere un approfondimento sull'ingerenza straniera e sull'attività di disinformazione (...) con particolare riferimento al conflitto tra Russia e Ucraina». Insomma, si è capito subito che quello di DiMartedì non sarebbe rimasto un caso isolato.
E difatti, proprio ieri pomeriggio la brava Marta Ottaviani, autrice di Brigate Russe, ha diffuso il proprio scambio di messaggi con la redazione di Otto e mezzo, sempre su La7. All'invito a partecipare al programma di Lilli Gruber, ha risposto di no perché «non credo che la guerra contro l'Ucraina sia da voi stata trattata in modo corretto e imparziale». E tanti saluti. Una presa di posizione tranchant ma chiarissima che lei ha confermato nel tardo pomeriggio a Zapping su Radio1 e diventerà un precedente inevitabile per chi parteciperà ai talk show. Ma non solo.
Intanto, durante l'audizione in Vigilanza l'ad Rai, Carlo Fuortes, ha dichiarato che l'azienda sta «ragionando sulle policy, penso che l'ospite che partecipa non debba ricever e che il format talk show non sia l'ideale: chiamare giornalisti, operatori, intellettuali, scienziati a improvvisare su qualsiasi tema non può essere un buon servizio pubblico».
E lo ha dimostrato pure il siparietto quasi fisico al Maurizio Costanzo Show tra Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini che, dopo una riflessione di Al Bano su Putin, hanno alzato i toni arrivando quasi a scontarsi. «Sono allibito» ha poi detto Sgarbi.
«Tra noi due s'è solo trattato di diverse sfumature di pensiero e di parola, e semmai di tono della voce» ha poi replicato Mughini su Dagospia. In ogni caso la puntata è andata in onda ieri sera in versione completa, diventando l'ultimo caso in ordine di tempo di confronti accesi in materia di Russia e Ucraina.
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