Altro che giovani, Letta riparte dallo zoccolo duro: gli insegnanti

Il segretario Pd promette di aumentargli lo stipendio nel 2027. La risposta dei docenti: "E noi ti voteremo nel 2028"

Altro che giovani, Letta riparte dallo zoccolo duro: gli insegnanti

Enrico Letta aveva promesso per questa campagna elettorale di partire dai giovani, poi dall’ambiente, poi dai diritti civili,… e invece riparte dallo zoccolo duro: gli insegnanti. O almeno quello che una volta lo era.

“Mi prendo l’impegno: se vinciamo, a fine legislatura, gli insegnanti saranno pagati con una retribuzione che sarà la media di quella degli altri insegnanti europei”. È la prima promessa fatta dal segretario Pd in questa campagna elettorale, dopo quella di aumentare le tasse con un’altra patrimoniale.

Ma stavolta gli insegnati, quelli che per anni sono stati non solo l’elettorato forte ma anche la vera cinghia di trasmissione dell’egemonia culturale della sinistra inculcata agli studenti, non l’hanno presa bene.

“Sul tema dell’aumento degli stipendi degli insegnanti c’è da dire che Enrico Letta è stato già a Palazzo Chigi come Presidente del Consiglio e, nonostante il contratto della scuola fosse scaduto da più di 4 anni, non ha pensato a rinnovare il CCNL scuola scaduto nel 2009” si legge in un post pubblicato sul sito specializzato tecnichedellascuola.itPer avere un rinnovo contrattuale di soli 85 euro lordi mensili si è dovuto attendere il 2018 con il Governo Gentiloni. Adesso il film si ripete, con un contratto scuola già scaduto da 44 mesi, Enrico Letta, come Segretario del PD, promette in campagna elettorale un aumento stipendiale, nell’arco dei prossimi 5 anni, a livello degli stipendi europei”.

Dello stesso avviso il sito professioneinsègnante.it : “Caro Letta, il rinnovo del contratto è un DOVERE del governo, non una concessione che va data alla fine di una legislatura nel caso in cui si ha l’appoggio dei docenti. La cosa che fa arrabbiare più i docenti è il fatto che il suo partito è stato nella compagine di governo negli ultimi 3 anni e lo è tutt’ora ma Letta non ha mai sospeso una parola sui docenti, pur avendo piazzato un suo ministro di fiducia al Governo. Mi chiedo se Letta comunichi con Bianchi o se lo abbia scelto solo per fare ciò che vuole senza dar conto al partito di riferimento.Se lo farai in questa fine legislatura, potrà sperare nel voto del 25 settembre, se invece lo farà nel 2027, noi prenderemo in considerazione l’idea di votarla nel 2028!!!”.

E pensare che prima di Letta era stato Giuseppe Conte a intervenire con la stessa proposta in un post su Facebook: “Mentre tutti gli altri rimarranno ancorati al loro destino, fra stipendi inadeguati e precarietà. Non è questa la nostra idea di Paese: in Italia abbiamo gli insegnanti con gli stipendi fra i più bassi in Europa. Oltre 800mila docenti fondamentali per i nostri ragazzi, per le nostre scuole. Solo il Movimento può proporre un futuro diverso per la nostra scuola. Da una parte abbiamo la destra che al Governo ha distrutto il mondo della scuola, dall’altra il campo largo di Letta e Calenda che accoglie la Gelmini, che ha tagliato 8 miliardi all’istruzione e alla ricerca”.

E ancora Conte: “Dalla parte giusta ci siamo noi, che al Governo abbiamo potenziato la scuola con 80mila assunzioni, realizzando il più grande investimento degli ultimi 30 anni nel campo dell’istruzione: oltre 10 miliardi. Non bastano. C’è ancora tanto da fare, proprio a partire dal tema degli stipendi. È certo però che abbiamo invertito una tendenza consolidata della politica: riempirsi la bocca di scuola tagliandole puntualmente investimenti e risorse”.

Eppure sempre tecnichedellascuola.it ricorda come “Nella campagna elettorale del 2018, fu Di Maio del M5S a promettere stipendi europei nella legislatura che si sta per chiudere. Nonostante il M5S è stato al Governo per 4 anni, i docenti italiani non solo non hanno visto aumenti stipendiali ma hanno ricevuto carichi di lavoro aggiuntivi e obbligatori. Sulla riforma della Buona Scuola l’ex leader del M5S così si era espresso Dimaio: ”La riforma Renzi non ha nulla di buono. La smantelleremo partendo proprio da quelle misure che hanno trasformato la scuola in un’azienda: i super-poteri ai presidi, la chiamata diretta dei docenti, il bonus premiale e la card formazione per i docenti che è più una mancetta elettorale”. Quelle del M5S sono state tutte promesse tradite per buona parte del mondo della scuola. Adesso Di Maio è di fatto candidato con il PD e le stesse sue promesse vengono avanzate da Enrico Letta”.

Non solo. Tutti i partiti si erano impegnati a non emendare il decreto aiuti bis, per non intralciare l’ultimo decreto di Draghi.

E invece oggi il Pd si rimangia la parola, annunciando di presentare emendamenti per stralciare l’articolo sull’insegnate esperto.

Una rifroma che finalmente inserisce nella formazione dei docenti competenza e competitività. Con l’ultimo tassello approvato, la norma consente di istituire, a regime, un contingente di 32mila docenti esperti (8.000 l’anno dal 2032/33 al 2035/36), creando così, all’interno di ciascuna istituzione scolastica, un nucleo di insegnanti (in media 4 per ogni scuola) che possono contribuire a migliorare l’offerta formativa complessiva.

come ha spiegato il Ministro Bianchi "I docenti di ruolo che abbiano conseguito una valutazione positiva per tre percorsi formativi consecutivi possono maturare il diritto ad un assegno ad personam di importo pari a 5.650 euro annui che si sommano al trattamento stipendiale. Si tratta di risorse pari a un incremento del 15% dello stipendio medio. A questi insegnanti viene attribuita la qualifica di “esperto” e saranno un valore aggiunto per tutta la loro comunità scolastica, supportandola nel miglioramento dell’offerta formativa complessiva".

Ma dopo averlo votato in consiglio dei ministri e in parlamento, il Pd difronte alla protesta dei sindacati si rimangia tutto alla vigilia delle elezioni. “È profondamente sbagliata la qualifica professionale di docente esperto che introduce una forma di carriera senza alcun confronto con le forze sociali, le associazioni dei docenti e al di fuori della sua sede naturale che è la contrattazione collettiva.

Per questo - ha promesso la capogruppo pd al Senato Simona Malpezzi-ne chiederemo lo stralcio dal decreto Aiuti bis”.

Poi quelli contrari all’agenda Draghi per il Pd sono sempre gli altri… Mentre loro continuano a condividere la stessa linea politica dei grillini con cui ancora fingono di essersi divisi.

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