Roma - Nella (pseudo) concertazione di Renzi stona solo la Camusso. È soltanto lei, con la sua Cgil, a bocciare in modo definitivo il governo. Gli altri, Angeletti della Uil e Furlan della Cisl, si aggrappano a quel poco che concede il premier. Risultato: sindacati spaccati con la Cgil che conferma di aizzare la piazza il prossimo il 25 ottobre, ma in solitaria.
Che il vero braccio di ferro sarebbe stato con la Camusso lo si sapeva e l'aver riaperto la sala verde dopo sette mesi di governo per un faccia a faccia con i sindacati non è bastato a rabbonirla. Anzi. Non sono mancate battute acide e toni di sfida già sul terreno di gioco: «Vedo molto entusiasmo perché si è riaperta la sala verde... ma ci sono lavori in corso e si aspetta sul ballatoio - ha graffiato la cigiellina -. Ma sappia che il 25 non è finita». Un colpo a cui Renzi ha risposto con un'alzata di spalle: «Beh, ce ne faremo una ragione». Un duello dal quale Uil e Cisl si sono sfilati, convinti che il muro contro muro non potrebbe portare vantaggi. Infatti sia Anna Maria Furlan sia Luigi Angeletti hanno parlato di «svolta concertativa». Della serie: il fatto che ci riceva è almeno un passo avanti. Neanche per idea, è l'analisi della Camusso: «Una carrellata di provvedimenti, peraltro noti, senza alcun passo avanti». E ancora: «Non c'è un segnale esplicito in direzione di una disponibilità a definire nuove norme insieme ai sindacati». E dire che invece Renzi aveva cercato di presentare l'incontro in modo tutto diverso, dicendo di aver individuato «sorprendenti punti di contatto con il sindacato». Si riferiva agli incentivi ai contratti a tempo indeterminato: evidentemente considerate «briciole» da parte della cigiellina.
Ma di poteri di veto Renzi non vuol sentir parlare: «Ascoltiamo chiunque, miglioriamo se dobbiamo migliorare ma andiamo avanti e non ci faremo fermare dai veti e dalle opinioni negative. Un caterpillar. Eppure Cisl e Uil qualche speranza la nutrono ancora, visto che il prossimo incontro è fissato per il 27 ottobre e che la delega è talmente vaga che la partita vera si giocherà con i decreti delegati. Insomma, il ticket Angeletti-Furlan è ben più cauto anche perché, ammette il leader Uil «dobbiamo avere credibilità e invece abbiamo un problema di rapporto con l'opinione pubblica». Meglio aspettare i decreti delegati e la legge di Stabilità dove si vedranno le cifre che il governo sarà in grado di scucire.
Uno dei nodi è lì: quanti soldi ci saranno per gli ammortizzatori sociali? La Camusso è andata dritta al cuore del problema; soltanto che il premier ha risposto per le rime citando il ministro Padoan: «A lui non interessa il giudizio dei sindacati, oggi; ma solo di Juve-Roma». Della serie: possiamo discutere all'infinito ma poi è la politica - cioè io - che decide. Qualcuno ha detto che il premier è stato «sprezzante» nei confronti dei cigiellini. Eppure aveva chiesto ai sindacati di avere pazienza e valutare i successivi decreti sul reintegro per i licenziamenti per motivi disciplinari. Articolo 18, argomento caldissimo. Peccato, però, che tra poco arriverà la fiducia e quindi sarà un po' un prendere o lasciare.
Per la Camusso è una specie di pugno in faccia: «Una scelta che radicalizza il fatto che non ci sia confronto con i sindacati e che le politiche del lavoro restano al governo senza nessuno spostamento. Ascolta, ma poi decide autonomamente».«Fiducia»: il termine usato da Renzi per dire ai sindacalisti che «il Paese ne ha bisogno come clima». Un clima opposto a quello che ha pervaso la sala verde di Palazzo Chigi ieri.
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