Berlino e lo stop al gas russo. "Mosca perderà il 3% del Pil"

"Nord Stream 2? Possiamo farne a meno". Lo studio sulle ricadute. Von der Leyen: ora indipendenza energetica

Berlino e lo stop al gas russo. "Mosca perderà il 3% del Pil"

«La Germania può fare a meno del gas russo se necessario». Lo ha affermato il ministro dell'Economia tedesco e vicecancelliere Robert Habeck ore dopo la decisione del capo del governo Olaf Scholz di congelare il Nord Stream 2, il secondo gasdotto russo-tedesco per pompare gas da Est a Ovest attraverso il Mar Baltico. Consapevole che la crisi fra la Russia e l'Ucraina non è destinata a risolversi in breve tempo, Scholz ha anche chiesto al verde Habeck di rivalutare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico alla luce dello stop alla pipeline da 8 miliardi di euro appena ultimata e non ancora entrata in funzione.

La Germania, che soddisfa il 55% del proprio fabbisogno di gas attingendo ai giacimenti russi, si accinge ad allargare lo sguardo ad altre possibili fonti di oro blu. E se pure la riformulazione di un piano di approvvigionamento energetico richiederà diversi mesi, Habeck non teme scossoni. Certo, sul breve termine il prezzo del gas potrebbe puntare al rialzo, ma il governo saprà dare sollievo ai consumatori, ha assicurato il vicecancelliere. «Difficilmente possiamo intervenire sul prezzo del mercato mondiale del gas o del petrolio - ha osservato Habeck - ma possiamo abolire il prelievo EEG, ossia la sovrattassa sull'energia con la quale la Germania finanzia l'espansione delle fonti rinnovabili. Berlino risponde con la politica sociale alle minacce dell'ex presidente russo Dmitri Medvedev, secondo cui il prezzo del gas russo raddoppierà sul mercato globale. Senza escludere rialzi dei prezzi, Habeck punta sulle riserve tedesche di gas e, chissà, forse immagina anche di riportare sotto il controllo pubblico i depositi di gas in Germania, alcuni dei quali sono controllati dal gigante energetico russo Gazprom. Il suggerimento è arrivato dal think tank economico berlinese Diw.

Un altro studio del Kiel Institute for the World Economy (Ifw) arriva a immaginare un embargo occidentale sul gas e sul petrolio russo. Sorpresa: al netto di qualche difficoltà sul breve termine, gli svantaggi sarebbero tutti per la Federazione Russa il cui Pil scenderebbe di ben 3 punti mentre quello della Germania subirebbe un piccolo ritocco al rialzo, una volta assicurate fonti alternative per l'approvvigionamento di gas. Il modello sviluppato dal ricercatore Hendrik Mahlkow gira attorno a due assi: 1) diversificare le fonti di gas aprendo a Norvegia, Paesi Bassi, e al Gnl dal Nord America; 2) eliminare il gas dalle fonti per la produzione industriale. Parlando al Giornale, Mahlkow ha spiegato che la maggior parte delle grandi imprese tedesche ha centrali elettriche proprie che possono facilmente utilizzare combustibili diversi dal gas. Con un embargo anti-russo «il prezzo del gas salirebbe sul breve ma si stabilizzerebbe nel giro di 5-10 anni, il tempo necessario per costruire nuove pipeline e rigassificatori. Lo studio mostra che la Russia dipende dall'export di gas molto di più di quanto l'Occidente dipende dal suo import». Ricordando che le sanzioni adottate otto anni fa quando Mosca invase la Crimea non funzionano, Mahlkow osserva poi che «le sanzioni più efficaci sono quelle che non devono essere implementate, ma solo minacciate».

Non sono poi solo gli economisti a immaginare nuovi scenari. «La Russia ha strumentalizzato l'energia nei mesi e negli anni scorsi e noi siamo determinati a non essere più dipendenti dal gas russo.

Questa è un investimento strategico per la nostra indipendenza» ha affermato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen al termine del suo incontro con Jonas Gahr Store, primo ministro di una Norvegia pronta a vendere (ancora) più gas all'Ue.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica