Conte fa il gradasso e minaccia Draghi: "Non staremo zitti e buoni"

Il leader del M5S avverte il premier: "Pretendiamo il rispetto degli impegni, non abbiamo firmato assegni in bianco". Ma teme la trappola dei grillini ribelli

Conte fa il gradasso e minaccia Draghi: "Non staremo zitti e buoni"

Adesso anche Giuseppe Conte alza la voce e promette battaglia all'interno del governo per difendere le misure identitarie del Movimento 5 Stelle. In una intervista al Corriere della Sera, il leader grillino ha lanciato un chiarissimo avvertimento al premier Mario Draghi in vista della discussione sulla manovra che si preannuncia molto animata: "Non staremo 'zitti e buoni' se si tratta di difendere i nostri valori". Le sensibilità dei partiti di maggioranza sono differenti e il presidente del Consiglio sarà chiamato a fare sintesi tra le varie posizioni, ma in tal senso il presidente del M5S lo ha messo in guardia: "Noi siamo leali al governo, ma non abbiamo firmato assegni in bianco".

Conte "minaccia" Draghi

L'ex capo del governo giallorosso non si dice insofferente al metodo Draghi, ma tiene a chiarire che "pretendiamo il rispetto degli impegni". In particolare Conte mira a incassare l'ok al reddito di cittadinanza che, stando al Documento programmatico di bilancio approvato dal Consiglio dei ministri, verrà rifinanziato e modificato. Dall'altra parte viene riservata grande importanza anche al cashback, considerata una misura importante "per la digitalizzazione dei pagamenti e il contrasto all’evasione".

E invece per quanto riguarda quota 100? La norma partorita dall'esecutivo gialloverde scadrà a fine anno e ora Draghi sta studiando le possibili alternative. Tra queste figurano quota 102 e quota 104, che però non piacciono affatto né alla Lega né ai sindacati. Conte, che era presidente del Consiglio quando quota 100 è stata approvata, ritiene che "non ha retto l'analisi costi/benefici sulle casse pubbliche" e dunque ora la soluzione dovrebbe essere quella di "puntare a meccanismi di pensionamento anticipato graduati sulla diversa gravosità del lavoro".

La trappola dei ribelli?

Un appuntamento politico cruciale sarà quello relativo alla partita del Quirinale. Dall'elezione del prossimo presidente della Repubblica passa la possibilità di un ritorno anticipato alle elezioni, ma per il momento il presidente del Movimento 5 Stelle non vuole esprimersi in merito: "Il totonomi rischia di diventare una distrazione per l'azione del governo". Non esclude a priori l'ipotesi di sostenere Mario Draghi al Colle, ma invita a non "tirarlo per la giacca" né da un lato né dall'altro: "Lo spingono al Quirinale, lo vincolano a rimanere sino a fine legislatura, lo proiettano oltre il 2023. Tutto e il contrario di tutto".

Ed è proprio su questo fronte che ci sono i timori più forti. Innanzitutto perché il nuovo Ulivo rischia di essere già potato, considerando le differenze di vedute che potrebbero riscontrarsi con i compagni del Partito democratico. Ma non solo: Conte ha l'incubo di una trappola dei grillini ribelli.

Si sa: nella votazione segreta può accadere di tutto e i singoli parlamentari potrebbero non seguire l'indicazione del loro leader. Anche perché, come scritto da Domenico Di Sanzo su ilGiornale, l'ira verso Conte è tale da spingere circa quaranta pentastellati a valutare l'addio: una possibile fuga dall'ex premier, un esodo verso il gruppo Misto.

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