Conte studia il rimpasto: arriva il "regalo" per i voltagabbana?

Il premier pronto alla spartizione delle poltrone per accontentare chi gli ha votato la fiducia: ecco chi può diventare ministro. Ma nei 5 Stelle c'è già forte malumore

Conte studia il rimpasto: arriva il "regalo" per i voltagabbana?

Alla fine potrebbe bastare un maxi rimpasto per calmare le acque e tirare a campare il più a lungo possibile. Una mossa che vedrebbe nella spartizione delle poltrone la soluzione a una situazione di stallo che rischia di far crollare il governo già nelle prossime settimane. Se la situazione dovesse rimanere la stessa, l'esecutivo rischierebbe di esplodere nelle comissioni e dunque di andare giù. Ecco perché molto probabilmente verranno date 2-3 settimane di tempo al premier Giuseppe Conte, a cui sarà concessa l'ultima possibilità con chiare condizioni: o si crea un gruppo parlamentare per sostenerlo o dovrà dimettersi e lasciare Palazzo Chigi.

Pertanto il presidente del Consiglio nei prossimi giorni dovrà andare alla ricerca di altri voltagabbana: la sua maggioranza al Senato è solo relativa, tra l'altro ottenuta con 3 voti dei senatori a vita (che spesso non prendono parte ai lavori di Palazzo Madama), di 2 ex Forza Italia e di altri ex Movimento 5 Stelle. Allargare: è questa la parole d'ordine. I numeri sono raccogliticci, risicati, ballerini. L'instabilità totale potrebbe essere seriamente la caratteristica principale del nuovo governo.

"Vediamo un governo sempre più debole e non si capisce come Giuseppe Conte intenda allargare la maggioranza per garantire al suo governo una navigazione tranquilla", spiega chi ha sondato gli umori del Quirinale. Non è di certo una novità: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è preoccupato per la situazione che si è delineata in seguito al ritiro della delegazione di Italia Viva. Oggi il premier - che ha riunito i capidelegazione e i leader giallorossi - dovrebbe salire al Colle per informare il capo dello Stato sull'evoluzione del quadro politico. Se da una parte è vero che il presidente Mattarella non può intervenire perché non vi sono né le dimissioni di Conte né la sfiducia del Parlamento, dall'altra c'è chi è pronto a giurare che in realtà di cose da dire a Giuseppi ce ne sarebbero. Sia sulla gestione di questa fase sia sulle prossime mosse da intraprendere per uscire dallo stallo.

I nomi per il rimpasto

Per il Quirinale, piuttosto che sopravvivere intorno a quota 161, sarebbe meglio avvicinarsi a 170 senatori in vista di un possibile Conte-ter. Anche la strada del rimpasto vedrebbe meglio numeri più larghi. Come scrive Marco Antonellis su Affaritaliani, è partito il toto-ministri per le new entry che potrebbero entrare a far parte dello scacchiere giallorosso. Tra questi figurano anche i due senatori che ieri hanno costretto la presidente Casellati a ricorrere al Var, convalidando i loro voti arrivati all'ultimo secondo prima della chiusura delle votazioni. Per il Ministero delle Infrastrutture si fa il nome di Riccardo Nencini, che andrebbe così a sostituire Paola De Micheli del Partito democratico. All'Agricoltura al posto di Teresa Bellanova potrebbe finire Lello Ciampolillo, espulso dal Movimento 5 Stelle per la mancata rendicontazione degli stipendi, che nel corso del tempo si è reso protagonista di strampalate teorie. Alla Famiglia si continua a ritenere Paola Binetti come possibile figura da inserire nella squadra di Conte.

A questo ovviamente dovrebbe precedere un allargamento che coinvolga l'Udc. Va sottolineato infatti che ieri il gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e democratici di centro, pur avendo votato "no" in maniera compatta, ha lasciato una piccola finestra aperta al presidente del Consiglio a patto che l'aspetto dei valori storici - come ad esempio la famiglia - venga messo al primo posto senza alcuna mediazione.

C'è da segnalare però il forte malumore del Movimento 5 Stelle, che vedrebbe il rimpasto come un pericolo di perdita di alcuni ministri pentastellati. "Chi andrà dai ministri a chiedere di lasciare la poltrona per fare spazio a centristi con i quali non abbiamo nulla in comune?", si chiede una fonte grillina.

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