"Così si va al voto a giugno...". La trattativa fragile della sinistra

Il governo usa la minaccia delle elezioni solo come ricatto per restare incollato alla poltrona. Ma i giallorossi giocano nel palazzo sulla pelle degli italiani

"Così si va al voto a giugno...". La trattativa fragile della sinistra

"Matteo Renzi è un irresponsabile. Ha innescato un crisi di governo in piena pandemia". Lo sentiamo ripetere ormai da settimane: Movimento 5 Stelle e Partito democratico hanno demonizzato l'ex sindaco di Firenze e il suo partito, per poi inginocchiarsi e tornare da loro con il cappello in mano cercando di elemosinare una ricucitura nonostante i toni durissimi che hanno caratterizatto questi giorni frenetici. Il leader di Italia Viva è stato accusato di aver provocato uno stallo politico nel corso dell'emergenza Coronavirus, impuntandosi su temi divisivi con il solo fine di creare instabilità. Un'osservazione più che legittima. Ma c'è chi ha fatto (e sta facendo ancora) peggio di lui: quelli che usano la minaccia del voto solamente come ricatto per sedare gli animi e tenersi ben incollati alla poltrona fino al 2023.

La perdita di tempo per cui era additato Renzi in realtà è alla base della strategia d'attesa adottata dal premier Giuseppe Conte: una perenne melina prima per cercare di trovare voltagabbana nel palazzo, poi per stilare un patto di legislatura piegandosi ai ricatti e ai diktat degli (ex) alleati. Ma non bisognava fare in fretta? La crisi non andava risolta in tempi rapidissimi? Come mai a distanza di ben 18 giorni dal ritiro della delegazione di Iv non si è ancora arrivati a una svolta decisiva? Eppure il paradosso è che alla fine della storia si rischia seriamente di ritrovarsi con lo stesso governo caduto per litigi e veti incrociati. E adesso magicamente la spartizione delle poltrone, tra ministri e sottosegretari, può rappresentare il giusto ingrediente per mescolare elementi eterogenei interessati esclusivamente al proprio tornaconto.

La "minaccia" delle elezioni

Come dicevamo, sembra strano (ma non troppo) che gli stessi democratici fedelissimi alla Costituzione strumentalizzino l'ipotesi delle elezioni solo per spaventare i piccoli partiti e spingerli ad appoggiare un eventuale Conte-ter. Chi si trova nelle stanze della politica lo sa benissimo: chi parla del ritorno alle urne in realtà non ne ha alcuna intenzione. Si continua però a registrare la stessa canzone, con il Partito democratico che pare essere il gemello del Movimento 5 Stelle e dice di immolarsi per Giuseppi. Perché, in alternativa, c'è il voto.

Uno spauracchio da evitare per la sinistra, evidentemente impegnata nelle tattiche di palazzo e in un gioco al rialzo sulla pelle degli italiani. L'ultimo ad aver lanciato l'avvertimento è stato Goffredo Bettini, che ha invitato gli alleati a stipulare un accordo scritto altrimenti c'è il rischio che i cittadini possano esprimersi nelle urne. Un'opzione che l'esponente del Pd ha definito "una sciagura" che potrebbe riguardare il nostro Paese qualora Renzi dovesse dire "no" all'avvocato: "Sono fiducioso che non accadrà. Ma se, al contrario, dovesse accadere, o a quel punto si paleseranno ulteriori parlamentari disponibili ad andare avanti o penso si arriverà a un governo elettorale che ci porti al voto a giugno".

Un gioco sugli italiani

Ma mentre è in corso un braccio di ferro tra Movimento 5 Stelle, Partito democrato e i renziani, c'è un'Italia che soffre, che fatica a guarire e che deve fare i conti con l'inconcludenza di un governo che in più occasioni ha dimostrato di non essere in linea con la volontà del popolo. Un esecutivo che poco ha fatto per colmare quel gap tra il potere e la piazza. Una maggioranza convinta di poter risolvere i problemi di un Paese (gravemente ferito) con qualche ristoro e bonus vari. La preoccupazione degli italiani è proprio questa: come può un governo che ha già dimostrato di essere inefficace rispondere alle sfide a cui siamo chiamati?

Le sfide all'orizzonte non accettano alibi: non si può fallire. Su tutte la campagna di vaccinazione, che può farci vedere la luce in fondo al tunnel nel contrasto alla pandemia. Serve una macchina efficiente per raggiungere l'obiettivo, ma purtroppo (ci risiamo) i giallorossi hanno toppato e adesso si rischiano gravi ritardi. Le critiche arrivano non solo dall'opposizione, ma addirittura dal Comitato tecnico-scientifico: il coordinatore Agostino Miozzo ha denunciato che a un anno dalla dichiarazione dello stato di emergenza vede "ancora troppa improvvisazione". Il Coronavirus si può battere se non vengono più commessi gli stessi errori fatti nel passato: "Rischiamo di pagarli a caro prezzo".

Non si può non menzionare il Recovery Fund, un'opportunità da non lasciarsi sfuggire ma che richiede le migliori energie del Paese e un'eccellente gestione che non prevede uno sperperamento in bonus e mancette. Sanità, infrastrutture, occupazione, istruzione, ricerca, cultura, digitale e ambiente: macro-aree da affidare a chi è effettivamente in grado di amministrare ben 209 miliardi di euro, non a una figura frutto della sintesi di diverse sensibilità politiche.

Veramente gli italiani meritano di restare appesi ai giochini dell'esecutivo? Questa impasse verrà scaricata sulla loro pelle. E sulla loro pelle saranno visibili i segni di una sinistra affezionata più alla salvaguardia del potere che all'interesse comune.

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