Nel giallo sempre più giallo dell'Air Force Renzi ora spuntano pure le Cayman. Già, perché Uthl, la società che prima affittò e poi vendette l'Airbus a Ethiad, prima di chiudere i battenti e scomparire nel nulla, aveva una sede in Mary Street, alle isole Cayman. Insomma, nel paradiso fiscale del Caraibi.
Ed ecco allora che si infittisce ulteriormente una vicenda già intricata, per non dire intricatissima. A scavare un'inchiesta del Fatto Quotidiano, che nelle scorse settimane svelò come l'allora governo Renzi accese un leasing per l'Airbus 340/500 di ben 168 milioni, a fronte degli appena 6,4 milioni spesi dalla compagnia di bandiera degli Emirati Arabi per comprarsi il velivolo, appunto, da Uthl.
Una sovrastima di mercato mastodontica, che insospettisce non poco. Il tutto, peraltro, pagato con i soldi dei contribuenti italiani: sono 170 i milioni andati in fumo, e volati via, sulle ali dell'Air Force One.
Il lessor Uthl, inoltre, risulta società "fantasma", priva addirittura di sito web. Ora, qualche notizia in più. La Verità, infatti, scrive che dietro alla sigla Uthl potrebbe esserci l'azienda nepalese "Upper Tamakoshi Hydropower Ltd".
Dal Nepal alle Cayman il passo è stato paradossalmente breve, visto che è proprio in una via dell'isola che ospitava la sede legale di quella che sarebbe, però, la Union Three Leasing Limited, che tira giù la serranda per sempre nel 2017, dopo la caduta del governo Renzi, negli stessi mesi in cui in Italia la Guardia di Finanza mette nel mirino i bilanci di Alitalia, anch'essa coinvolta
nell'affare dell'Air Force One e uscita con la ossa rotta dagli approfondimenti delle Fiamme Gialle e dall'inchiesta della Procura di Civitavecchia, che nel mentre continua a indagare per bancarotta fraudolenta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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