Che la guerra, per natura, sia un abominio, da qualunque parte la si guardi, è un fatto risaputo. Al di là dei torti e delle ragioni, delle colpe e degli alibi. Ma dalla nostra comoda postazione di osservatori privilegiati, distanti chilometri dalle bombe, dai razzi e dagli assalti, ce ne rendiamo veramente conto soltanto quando la realtà ci viene sbattuta in faccia con immagini e video che non possono lasciare indifferenti. Se ne sono viste tante nel conflitto in Medioriente: bambini uccisi, donne violentate, ostaggi trattati come merce, cadaveri straziati. Ma ogni giorno la compilation dell'orrore si aggiorna e fa scalpore.
Da Israele arriva un video che mostra uomini ma anche donne e bambini palestinesi, spogliati e tenuti prigionieri dalla forze di difesa israeliane in uno stadio nel Nord di Gaza. Il video, che circolava sui social, è stato diffuso dalla Cnn che sostiene di averlo geolocalizzato allo stadio Yarmouk di Gaza City anche se non è in grado di datarlo con precisione. L'ong «Euro-Mediterranean Human Rights Monitor» dice che l'esercito israeliano sta trattenendo nello stadio centinaia di palestinesi tra cui decine di donne. I ragazzi in biancheria intima, con le mani sopra la testa, sono allineati in fila indiana e l'emittente Usa racconta di altri fotogrammi con «tre donne completamente svestite, bendate e con le mani legate dietro la schiena». Di contro, c'è il racconto di Mia Schem, la ragazza di 21 anni con passaporto francese liberata da Hamas dopo essere stata rapita. Il primo degli ostaggi mostrati in un video-ricatto, a Channel 13 racconta di aver «vissuto l'Olocausto». «Per me è importante rivelare la verità sulle persone che vivono a Gaza, su chi sono veramente. Lì sono tutti terroristi». La giovane, per 55 giorni nelle mani dei terroristi, ha spiegato di essere stata trattenuta in una casa e che tutta la famiglia, comprese donne e bambini, era complice di Hamas.
A rincarare la dose sulle terribili violenze che hanno subito gli ostaggi ora tornati in libertà, c'è la testimonianza di Ranata Eitan, responsabile del reparto di psichiatria del centro medico Ichilov di Tel. «La maggior parte degli ostaggi israeliani che sono stati rilasciati a novembre ha subito abusi fisici e mentali molto gravi. I bambini sono stati drogati anche con ketamina e benzodiazepine, hanno avuto gravi conseguenze». Molti di quelli in cura, anche giovanissimi, hanno subito direttamente o assistito ad abusi sessuali. «Hanno bisogno di cure a lungo termine per i traumi subiti. Sei di loro stanno ancora ricevendo cure psichiatriche e psicologiche molto intensive. Dopo uno o due giorni dalla liberazione ci siamo resi conto che hanno gravi incubi, hanno ricordi intrusivi, sono molto spaventati, hanno gravi sintomi dissociativi».
Intanto continuano le operazioni israeliane a Gaza con bombardamenti intensi soprattutto nella zona di Khan Yunis dove è stato ucciso anche Muhammad Issa, figlio di Marvin, vicecomandante dell'ala militare di Hamas mentre nella stessa zona sono stati ritrovati numerosi tunnel e decine di lanciarazzi nascosti anche dentro una moschea.
Il tutto mentre l'Egitto ha confermato di aver presentato a Hamas e a Israele un piano in tre fasi per arrivare a un cessate il fuoco ma, al momento, senza ricevere nessuna risposta. Con Hamas che ribadisce: «Nessuna liberazione senza un cessate il fioco totale». Il tempo per un'eventuale pace sembra ancora molto lontano.
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