Diciotti, Di Maio: "Salvini resti al suo posto. ​Ma no allo scontro coi pm"

Il vicepremier grillino rivendica "il gioco di squadra" sulla Diciotti. Difende il leghista dalla indagine ma prende le distanze: "No attacchi ai pm"

Diciotti, Di Maio: "Salvini resti al suo posto. ​Ma no allo scontro coi pm"

Di Maio sostiene il collega di governo. Ma non troppo. Che tra i due sul caso Diciotti ci fosse sintonia non è un mistero, lo hanno ripetuto più volte. Eppure il grillino ha dovuto fare i conti in questi giorni con la fronda interna che vede in Roberto Fico la sua guida. L'anima sinistra del Movimento scalpita per una posizione sull'immigrazione che ritengono troppo prona all'irruenza leghista. Ecco il perché di quella telefonata di ieri sera tra i due vicepremier, in cui il grillino - secondo il Corriere, ma lui smentisce - avrebbe invitato il ministro dell'Interno a trovare una soluzione per lo sbarco dei migranti perché "non li tengo più". Il riferimento, ovviamente, era proprio alla corrente del M5S vicina a Fico.

C'è dunque un motivo se oggi Di Maio torna a rimarcare la distanza con l'alleato. Rivendica certo la compattezza del governo, elogia se stesso e i colleghi per il "gioco di squadra" che ha portato gli immigrati a terra per redistribuirli in Albania, Irlanda e Chiesa cattolica. Ma sulle dure polemiche di Salvini contro il pm di Agrigento che ha deciso di indagarlo, Di Maio prende le distanze. "Non facciamo piombare di nuovo questo paese negli scontri tra procure, pm e politica", dice il vicepremier in un video su Facebook. "Le istituzioni delle Stato vanno rispettate, innanzitutto la magistratura".

Ieri sera, parlando da Pinzolo, Salvini si era scagliato a muso duro contro Luigi Patronaggio, il pm di Agrigento che dopo essere andato a Roma per interrogare i funzionari del Viminale ha iscritto nel registro degli indagati il ministro e il suo capo di Gabinetto. "Fuori la politica dalle aule di giustizia - ha detto il vicepremier - In Italia ci sono 4 milioni di processi arretrati e indagano un ministro che difende i confini e difende i diritti degli italiani". Per Salvini "è una vergogna" vivere "in un paese dove dieci giorni fa è crollato un ponte sotto il quale sono morte 43 persone dove non c'è un indagato e indagano un ministro che salvaguardia la sicurezza di questo Paese". Nella sua invettiva contro i pm il ministro è stato chiaro: "Se un giudice vuole fare politica, non faccia il magistrato o il procuratore, ma si candidi con il Pd".

Di Maio certo non vuole che Salvini si dimetta, visto che l'indagine è "un atto dovuto", come invece chiesto dal Pd, ma sembra non apprezzare i toni del collega contro la magistratura. "Le nostre responsabilità ce le assumiamo come governo - dice Luigino - coscienti del fatto che abbiamo l'interesse nazionale e ci difenderemo per questo, per le decisioni che abbiamo preso.

Ma non per questo ora dobbiamo cominciare ad attaccare i pm che portano avanti il loro lavoro. Poi se le indagini raggiungeranno obiettivi o saranno archiviate lo si deciderà nell'ambito del procedimento". Un nodo è forse venuto al pettine?

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