Il Dis va ancora dai giudici: chiede i danni a due giornali

Dopo l'esposto contro il procuratore Lo Voi dall'agenzia di sicurezza arriva l'annuncio di azioni legali contro "Il Foglio" e "l'Unità"

Il Dis va ancora dai giudici: chiede i danni a due giornali
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«In tanti anni - racconta un veterano della nostra intelligence - una cosa del genere non l'avevo mai vista. I servizi segreti di solito non denunciano, non fanno causa, non querelano. Non perché ci sia una norma che lo vieta, ma semplicemente perché è impensabile che lo facciano».

I tempi cambiano, e ciò che era impensabile non lo è più. In un doppio colpo a distanza di pochi giorni, il Dis, l'organismo di coordinamento della nostra intelligence, fa sapere che l'epoca dello «spiar tacendo» è finita. Ieri da piazza Dante, sede del Dis, arriva l'annuncio di azioni legali nei confronti del Foglio e dell'Unità, i due quotidiani colpevoli di avere nei giorni scorsi riferito di una presunta visita di Gianni Caravelli, capo dell'Aise (il servizio segreto esterno) in Libia: durante la visita, il capo degli 007 avrebbe consegnato al governo di Tripoli l'elenco di altri 86 criminali ricercati dalla Corte penale internazionale, alla pari del generale Osama Almasri, arrestato in Italia e poi rispedito in patria. «L'informatore di Almasri è il capo dei nostri 007», titolava ieri l'Unità.

Vero o non vero? I servizi negano. «Notizie false e lesive dell'intelligence». Ma se una volta, anche davanti ad accuse più pesanti, la reazione sarebbe stata incassare in silenzio, ora la linea è cambiata. E non è un caso che l'iniziativa contro i due quotidiani arrivi meno di una settimana dopo una scelta altrettanto inedita, l'esposto contro il procuratore della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi, colpevole per il Dis di avere divulgato carte che dovevano restare segrete.

Contro Lo Voi si è scelta la strada della giustizia penale, con una denuncia per violazione dell'articolo 262 del codice, «rivelazione di notizie di cui è vietata la divulgazione». Contro i due quotidiani il Dis invece sceglie di rivolgersi alla giustizia civile, con una causa e relativa richiesta di danni. È una scelta cui Piero Sansonetti, direttore dell'Unità, ribatte secco: «Se non sei un vigliacco querelami penalmente. Andiamo a processo. Non nasconderti dietro la causa civile». Dalla parte dei due giornali si schiera il Pd, «non abbiamo memoria di un modus operandi simile, e riteniamo che sia necessario fare immediatamente chiarezza», dice Deborah Serracchiani, chiedendo che sia il premier Meloni a riferire in Parlamento.

In entrami i casi, a firmare l'iniziativa giudiziaria per conto dei servizi segreti è Vittorio Rizzi, direttore del Dis da meno di un mese. Ed in entrambi i casi, è ovvio che l'indicazione viene dall'autorità politica che dirige l'attività dei servizi, ovvero il presidente del Consiglio, che svolge il suo ruolo attraverso il sottosegretario Alfredo Mantovano. Nel caso della denuncia contro Lo Voi si era parlato di una «scelta dovuta», un atto inevitabile davanti ai danni che la mossa del magistrato romano aveva fatto ai principi di segretezza degli atti interni ai «servizi». La causa civile contro i giornalisti è, secondo Mantovano, un atto altrettanto doveroso. Ma nel concreto rischia di dare vita a una vertenza legale complicata, in cui i due quotidiani per difendersi efficacemente potrebbero appellarsi a documenti coperti da segreto di Stato (quali sono, verosimilmente, quelli relativi ai rapporti tra Aise e governo libico).

Portare in un'aula di tribunale lo scontro tra intelligence e giornalisti era finora apparso sconsigliabile. Anche in casi che avevano fatto infuriare i nostri servizi, come la divulgazione nel 2022 della lista di influencer e opinionisti considerati i portavoce di Putin in Italia, il capo di allora del Dis, il prefetto Elisabetta Belloni, si era ben guardato dal rivolgersi agli avvocati. Ora, evidentemente, i criteri sono cambiati.

Il messaggio trasmesso all'esterno dalle due iniziative del direttore Rizzi è chiaro: basta, i servizi non sono più disposti - specie in una situazione internazionale delicata come l'attuale - a fare da punching ball, a venire tirati in ballo a proposito e a sproposito, lasciandosi dire di tutto proprio perché per tradizione non reagiscono.

Per gli 007, e per i loro referenti nel governo, si stava superando il livello di guardia: dalle voci di faide interne, alle accuse sull'utilizzo dei trojan, ai passaggi aerei offerti in più occasioni, non c'era giorno in cui le sigle di Aisi e Aise non venissero chiamate in causa. Le iniziative giudiziarie contro Lo Voi e i due giornali non fermeranno lo stillicidio. Ma il segnale che viene mandato è chiaro: «attenti a non esagerare».

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