Evitate nozze combinate a una ragazza indiana: salva

E ad Ancona un papà pakistano condannato per maltrattamenti nei confronti della figlia

Evitate nozze combinate a una ragazza indiana: salva

L'epilogo fortunatamente è diverso, ma la storia di una 29enne italiana di origini indiane residente a Soliera, nel Modenese, richiama tristemente la vicenda di Saman, la 18enne pakistana scomparsa in provincia di Reggio Emilia e mai ritrovata e che si presume sia stata uccisa dai familiari per essersi opposta ad un matrimonio combinato.

La giovane donna in questione, invece, si è vista annullare dal Tribunale civile di Modena le nozze combinate con un 32enne indiano, celebrate a Nuova Dehli su pressione dei genitori, dopo le denunce sul caso della ragazza presentate a febbraio 2017. «Da tre anni ero impegnato su questo caso, nel 2020 ho subito anche pressioni per lasciare perdere, ma mi aspettavo questo esito, c'erano i presupposti. Gli elementi di causa maggiore hanno fatto venire meno la forza di volontà di un matrimonio effettivo», spiega il legale della giovane, Davide Ascari. Una vittoria per la ragazza modenese, che oggi vive in provincia di Modena con il fidanzato italiano, mentre i suoi genitori invece si sono nel frattempo trasferiti in Germania. Le nozze erano state celebrate nel febbraio del 2017 in India per volere delle due famiglie facoltose appartenenti alla stessa casta, nonostante lo spaesamento di due giovani. Padre e suocero avevano anche minacciato la ragazza, che era innamorata di un italiano, ma lei era stata capace di registrare tutto e di mettere in piedi una vera e propria indagine investigativa, riuscendo anche a intercettare il genitore che parlava con il padre dello sposo dicendo di essere disposto a tutto per risolvere la situazione, perfino a uccidere la figlia mettendo una sostanza nella tisana.

Un altro calvario simile è stato vissuto da una 15enne pakistana che si sarebbe dovuta sposare nel suo Paese, ma che dopo il ripensamento del fidanzato è stata portata in Italia dal padre, il quale aveva vissuto come un'onta l'annullamento delle nozze, e tenuta per due anni chiusa in casa in un paesino in provincia di Ancona senza possibilità di uscire, di andare a scuola, di una vita sociale, tra insulti, vessazione e botte. Finché non è riuscita ad allontanarsi dalla propria abitazione per denunciare tutto ai carabinieri e a far partire un'indagine.

Al termine del processo il padre della giovane è stato condannato a due anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia nei confronti della figlia. L'uomo ha sempre respinto le accuse, sostenendo di essere stato un genitore severo ma mai violento.

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