Il fallimento definitivo della sanatoria voluta da Teresa Bellanova

Ad oggi soltanto il 5% delle domande si trova nella fase finale della procedura, soltanto lo 0.71% dei migranti che ha fatto richiesta ha ottenuto il permesso di soggiorno: ecco i numeri del fallimento della sanatoria voluta da Teresa Bellanova

Il fallimento definitivo della sanatoria voluta da Teresa Bellanova

Sembrano passati anni, ma si parla invece di nemmeno 12 mesi fa. La prima crisi di governo da Matteo Renzi è stata minacciata all'indomani del primo lockdown anti Covid. Tema centrale in grado di far traballare il Conte II, era la sanatoria. Il ministro Teresa Bellanova, rappresentante renziana nella compagine giallorossa, ha preteso quella norma.

E alla fine è riuscita ad ottenerla. Con tanto di lacrime in sede di presentazione del decreto a maggio. Una sanatoria che però non si voleva, dalle parti del governo, chiamare così. Si preferiva parlare di regolarizzazione attuata per il contrasto al caporalato. Doveva essere la fine del lavoro nero sui campi, dello sfruttamento di migliaia di persone da parte di datori senza scrupoli.

A distanza di mesi, la sanatoria si è svelata in tutta la sua inconsistenza. Teresa Bellanova all'interno del secondo esecutivo Conte era ministro dell'Agricoltura. Infatti era proprio su questo settore che la riforma voleva intervenire.

I campi si erano svuotati dopo l'inizio dell'epidemia da coronavirus in Italia. Buona parte delle persone che lavorano in questo ambito sono rimaste a casa oppure, come nella maggior parte dei casi, tornate nei Paesi di origine. Soprattutto nell'est Europa, vero serbatoio di manodopera per l'agricoltura italiana.

Teresa Bellanova ha quindi prima proposto e poi imposto, con tanto di minacce di dimissioni, una sanatoria. L'allora rappresentante del dicastero dell'agricoltura parlava di più di mezzo milione di migranti pronti a tornare sui campi ed a farlo da una posizione regolarizzata. Da qui anche la sua idea di un contrasto al caporalato grazie alla riforma.

Lo stesso Viminale guidato da Luciana Lamorgese è poi intervenuto per ridimensionare quelle cifre: non 500.000, ma al massimo 200.000 il numero di coloro che avrebbero potuto accedere, secondo le stime, alla sanatoria.

Alla fine, le domande presentate sono state 207.000. Di queste soltanto una piccola minoranza riguardava il settore agricolo. Più dell'80% delle richieste di sanatoria sono arrivate da altri ambiti, in primis da quello riguardante i lavori come colf e badanti. In poche parole, i campi non sono tornati a riempirsi di braccianti, né tanto meno si è potuta intraprendere una decisa azione contro il caporalato.

Ma gli ultimi dati emersi sono ancora più sconcertanti. Così come sottolineato su La Verità, il Viminale ha reso note cifre in grado di mostrare ancora di più il fallimento della sanatoria. L'associazione Ero Straniero ha chiesto ed ottenuto di rivere gli ultimi dati aggiornati. È stato accertato che al 31 dicembre 2020 soltanto 1.480 migranti hanno avuto riconosciuta la regolarizzazione della propria posizione, si tratta dello 0.71% del totale tra chi ha fatto domanda.

Al 16 febbraio 2021 invece, solo il 5% delle domande risultava essere arrivato nella fase finale della procedura. Sempre con riferimento alla stessa data, il 6% delle pratiche è nella fase precedente della convocazione di datore di lavoro e lavoratore per la firma del contratto in prefettura e il successivo rilascio del permesso di soggiorno.

La stragrande maggioranza di chi ha fatto domanda non ha avuto attualmente la propria pratica esitata positivamente. Forse le lacrime della Bellanova sarebbero più giustificate adesso che nella conferenza stampa di maggio.

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