![Il futuro è adesso e l'Europa lo ha perso](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/09/02/1725252008-5312937-large.jpg?_=1725252008)
Il futuro è già arrivato, il problema è che non viene uniformemente distribuito.
Nell'epoca in cui viviamo mai, questa formula coniata da William Gibson (nella foto), autore di fantascienza e massimo esponente del genere cyberpunk, fu più azzeccata. In mezzo all'ingegneria mondiale del caos e del cosmo, l'Europa è stata tagliata fuori da tutti i grandi processi avveniristici del secolo.
Dai tecno-libertari statunitensi della Silicon Valley ai nuovi cosmisti dell'élite scientifica nazionale russa, fino ai sino-futuristi disseminati tra Shenzhen, Pechino e Xiongan, è iniziata una corsa ad altissima tensione che viaggia su binari spazio-temporali mai visti finora.
Dalla robotica all'informatica, dalla scienza alla tecnologia, fino alla spericolata conquista dell'universo; gli investimenti aumentano, i nerd al potere si moltiplicano e le cosiddette teorie «accellerazioniste» si diffondono, da Oriente a Occidente, a una velocità supersonica.
Medesima strategia, tattica divergente. Perché nonostante l'obiettivo principale (e comune) delle grandi potenze mondiali - Russia, Cina e Stati Uniti è quello di proiettarsi per primi nel futuro prossimo, la proposta dei rispettivi modelli sociali rientra in pieno nella competizione in atto. All'impero hi-tech guidato dagli uomini più ricchi del mondo, da Elon Musk a Jeff Bezos, da Larry Ellison a Mark Zuckerberg, tutti presenti in prima fila alla cerimonia di insediamento di Donald Trump; si contrappone l'iper-capitalismo di Stato di Xi Jinping; che a sua volta si contrappone a un futurismo esoterico russo ideato a fine Ottocento dal filosofo Nikolaj Fëdorov, e oggi rivisitato da un'alleanza inedita tra il Cremlino e la Chiesa Ortodossa al fine di esplorare i confini occulti della creazione, sino a guidare il divenire dell'umano. Di fronte a questa sfida epocale, mentre i transumanisti ad ogni latitudine, teorizzano la resurrezione dei morti e cercano zone abitabili nello spazio, tra utopie e tendenze apocalittiche, l'Europa agonizza, insieme a tutta la sua filiera industriale.
E pensare che nell'ultimo secolo, l'Italia, una media potenza, era riuscita a pensare, profetizzare, accelerare il futuro che stiamo vivendo.
Dall'invenzione della radio di Guglielmo Marconi al futurismo nel mondo dell'arte di Filippo Tommaso Marinetti; dalla costruzione del primo reattore nucleare a fissione di Enrico Fermi all'ideazione del calcolatore da tavolo «P101» di Adriano Olivetti che aprì la strada alla rivoluzione del personal computer; dal pionierismo nel campo energetico di Enrico Mattei, fino all'eccellenza di Telecom Spazio che trent'anni fa, sulla piana dell'Aquila, lanciava i primi razzi nel cielo. Una catena geniale di menti superata dai nuovi ingegneri del caos e del cosmo che ora guardano all'Italia, in lontananza, con un telescopio. E ci intravedono soltanto le rovine romane. E qualche archeologo del futuro.
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