Sono immagini dell'orrore le parole della sedicenne vittima a Roma della violenza sessuale avvenuta a Capodanno. E lo sono anche le intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra alcuni degli stupratori e i genitori, che giustificano i loro comportamenti.
Di quanto accaduto nella villetta a Torresina sono chiamati a rispondere Pietro Ranieri, Claudio Nardinocchi, 19 e 20 anni, e Flavio Valerio Ralli, 19 anni e due minorenni sono indagati. Ci sono poi dieci, ragazzi e ragazze accusati di aver portato droga e altre sostanze al festone, dove l'imperativo era sballarsi. «Non riuscivo a camminare mette a verbale la figlia del diplomatico spagnolo fissavo i muri, ho bevuto e fumato, non so se qualcuno mi ha messo qualcosa nel bicchiere, ho iniziato a perdere i sensi come se fluttuassi fuori da me stessa. Ricordo che ero in una stanza con dei ragazzi che mi stavano toccando, ho fatto resistenza ma più di tanto non potevo perché non avevo forza, non avevo consapevolezza». Nell'ordinanza anticipata da Repubblica c'è tutto lo sgomento della ragazzina. «Non ricordo nemmeno quando è arrivata la mezzanotte, dei ragazzi intorno a me mi insultavano, uno mi ha tirata per i capelli, uno mi ha preso la testa - racconta ai carabinieri -. Quando mi sono svegliata mi sentivo come se avessi i postumi della droga, avevo male dappertutto. Sono andata in bagno e ho guardato le gambe: erano piene di lividi. E anche sulle braccia. C'era sangue e avevo addosso solo una felpa non mia. Non riuscivo a fare niente, neanche a parlare. Mi sono seduta e ho chiamato il padre di una mia amica. Sono scoppiata a piangere e a casa della mia amica, in bagno, non riuscivo neanche a guardarmi, provavo schifo per quello che era successo e non riuscivo a toccare il mio corpo». Poi il giorno dopo un ragazzo ha mostrato a tutti la felpa della vittima sporca di sangue.
Per il gip Tamara De Amicis la 16enne è stata «abbandonata a un destino di dolore». Nessun rimorso tanto che uno dei due minorenni indagati racconta alla mamma: «Io te lo dico... una me la sò proprio... proprio a divertimme, mà». Per il padre di Nardinocchi è addirittura colpa della ragazzina.
«Capito che te vojo dì? - dice ai carabinieri che lo ascoltano - cioè, tu manni tu fija a sedici anni co' lockdown, oltretutto che n' abiti manco qua a na festa, e poi er giorno dopo te sveji e denunci? Ma che sei infame? Cioè così sei popo un vile, un verme, un miserabile».
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