Gaza, Hamas è alle corde. "Non controlla più la città". Israele prende il Parlamento

Cadaveri ovunque e neonati prematuri che rischiano la morte per mancanza di energia nelle incubatrici dell'ospedale Al Shifa

Gaza, Hamas è alle corde. "Non controlla più la città". Israele prende il Parlamento
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Cadaveri ovunque e neonati prematuri che rischiano la morte per mancanza di energia nelle incubatrici dell'ospedale Al Shifa. Soldati israeliani e bandiere con la stella di David nel «Parlamento» di Gaza. Sono le due immagini simbolo di una guerra che ieri ha regalato altri successi militari agli israeliani e nuove sofferenze ai civili palestinesi.

I terroristi «hanno perso il controllo di Gaza, non hanno il potere di fermare l'esercito e ora stanno fuggendo al sud», ha annunciato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. «I civili stanno saccheggiando le loro basi. Non hanno più fiducia nel governo di Hamas». Il conflitto sembra avviarsi a una svolta, almeno dal punto di vista militare. Ma la situazione è sempre più drammatica sotto l'aspetto umanitario a Gaza. L'ospedale Al Shifa, la più grande struttura sanitaria della Striscia, ormai «è quasi un cimitero», denuncia l'Onu. Il presidente Joe Biden esorta Israele a proteggere la struttura. I pochi vivi che sono ancora al suo interno rischiano ogni ora la fine. Fra loro 36 bambini nati prematuri, sulla cui sorte si ripete il solito copione dell'orrore. I medici spiegano che hanno le ore contate, se non arriverà il carburante per far funzionare le macchine a cui sono attaccati nel reparto di terapia intensiva. Tre sono già morti. L'esercito israeliano riferisce invece di aver offerto carburante - 300 litri - e assistenza per evacuare l'ospedale, ma che Hamas ha impedito al direttore di accettare la proposta. Gli israeliani sono convinti che i terroristi - ancora intenti ieri a lanciare razzi su Israele - vogliano massimizzare le vittime, in modo da portare l'opinione pubblica mondiale dalla propria parte. «È un uso cinico, il più cinico degli esseri umani come oggetti di scena», ha commentato il tenente colonnello Jonathan Conricus.

La situazione è di ora in ora sempre più sconfortante nel nord della Striscia. Le Nazioni Unite hanno avvertito ieri che a causa della mancanza di carburante, le operazioni umanitarie «cesseranno entro 48 ore». Il premier palestinese e «il ministro della Ue» Josep Borrell avanzano l'idea di corridoi marittimi fra Gaza e Cipro per alleviare le pene dei civili. I combattimenti, intanto, imperversano violenti attorno alle strutture sanitarie sotto le quali si annidano i rifugi dei terroristi. L'Idf ha annunciato di averne uccisi 21 che avevano aperto il fuoco contro militari all'ingresso dell'ospedale al Quds, a Gaza City. «Un altro esempio del continuo abuso da parte di Hamas di strutture civili, compresi ospedali, per compiere attacchi», ha denunciato l'Esercito. A riprova di questa strategia, il portavoce dell'Esercito, Daniel Hagari, ha raccontato che con molta probabilità il gruppo teneva ostaggi israeliani in un tunnel all'interno dell'ospedale pediatrico Rantisi di Gaza.

Eppure la guerra sembra avviarsi verso una nuova fase, non necessariamente meno pericolosa. I terroristi «hanno perso il controllo di Gaza», ha spiegato il ministro Gallant, proprio mentre diventava virale l'immagine dei soldati israeliani della Brigata Golani all'interno del «Consiglio legislativo palestinese», il Parlamento di Gaza. Il premier Benjamin Netanyahu ha insistito: «Sarà guerra fino in fondo, perché se non li finiamo, torneranno». Ma la prospettiva della fine del gruppo accresce la minaccia: «Hezbollah entrerà pienamente in guerra con Israele se Hamas sarà completamente distrutta a Gaza», ha spiegato da Beirut Ahmed Abdul Hadi, membro di Hamas, dopo l'ennesimo lancio di razzi dal Libano verso il nord di Israele, cui è seguita la risposta dell'Idf e di Netanyahu: «Hezbollah gioca col fuoco».

Il rischio di allargamento del conflitto è ancora forte.

Il ministro degli Esteri della Ue Josep Borrell inizierà oggi una visita in Israele, Bahrein, Arabia Saudita e Qatar. Difficile che riesca a incidere. Ma sul futuro dice: «Non si tratta solo di ricostruire Gaza. Dobbiamo costruire uno Stato palestinese».

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