Giallo sulla fine di 11 volontari italiani

Mosca: "Uccisi i vostri foreign fighters". La Farnesina non conferma

Giallo sulla fine di 11 volontari italiani

Soldati italiani uccisi in Ucraina. Anzi no. È giallo sulla sorte di undici foreign fighters che sarebbero rimasti uccisi sul campo di battaglia in Ucraina in operazioni contro le forze russe. La notizia è stata data ieri mattina dal Corriere della Sera ma ieri non è stata confermata dalla Farnesina, che sta facendo delle verifiche.

Le notizie riguardanti i nostri connazionali arriverebbero dal ministero della Difesa russo, che avrebbe informato Roma attraverso i canali diplomatici. Secondo quanto comunicato da Mosca gli undici soldati italiani caduti farebbero parte di una unità di 60 «mercenari» nostri connazionali schierati a sostegno delle forze di Kiev, dieci dei quali avrebbero però già fatto ritorno in Italia. Secondo l'articolo del Corriere della Sera non si conoscono i nomi degli undici soldati italiani uccisi in combattimento né le località dove avrebbero perso la vita.

Dal nostro ministero degli Esteri non arrivano conferme (ma nemmeno smentite). La notizia della morte di undici foreign fighters italiani «allo stato non risulta», fanno sapere all'agenzia Ansa qualificate fonti italiane di intelligence, che ammettono però che «sono in corso verifiche». La Farnesina prende sul serio quanto scritto dal quotidiano milanese. Anche perché il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, conteggia oltre mille mercenari stranieri uccisi tra i 6.824 provenienti da 63 Paesi, tra i quali anche l'Italia. Una proporzione che sarebbe simile al tasso di morte tra i foreign fighter arrivati dall'Italia e quindi statisticamente credibile. Fino a questo momento, l'unico connazionale deceduto in Ucraina di cui si è avuto notizia è stato Edy Ongaro, un 46enne veneziano rimasto ucciso alla fine di marzo da una bomba a mano mentre combatteva con le milizie separatiste filo-russe del Donbass.

Nella comunicazione giunta da Mosca i foreign fighters andrebbero considerati mercenari a pieno titolo e come tali soggetti a cui non si applica il diritto umanitario internazionale. Chiaro che da parte di Mosca questa affermazione rappresenta uno strumento di pressione nei confronti dei Paesi occidentali.

Secondo il diritto internazionale esiste una netta distinzione tra i mercenari propriamente detti, che sono ingaggiati e pagati da strutture paramilitari private e i soldati stranieri arruolati secondo canali ufficiali e all'interno di forze regolari come quelli che combattono per Kiev. In questo caso, sono da considerarsi «legittimi combattenti» e quindi pienamente tutelati dalla Terza Convenzione di Ginevra.

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