Il record di ieri nel bollettino di giornata sul fronte Covid-19 - una partita che sembrava vinta e che invece è tornata in bilico - è positivo e riguarda i tamponi. Mai così tanti messi a referto nemmeno durante la fase più calda di marzo e aprile: 93.529. E con ben tre regioni sopra quota 10mila: la Lombardia (16.561), il Veneto (16.102) e l'Emilia-Romagna (10.757). Il record è provocato dal gran numero di test che vengono fatti a chi rientra dalle vacanze, spesso già negli aeroporti e nei porti.
Un dato che permette di digerire e «normalizzare» un ulteriore aumento dei casi positivi rispetto a martedì: 1.367 ieri, il dato più alto dal 12 maggio, ovvero 106 giorni fa, quando furono 1.402. Martedì i nuovi positivi erano molti meno, 878. In sole ventiquattr'ore i nuovi contagi sono aumentati del 55,7 per cento. Ed è aumentato anche il tasso di positivi rispetto ai tamponi effettuati: martedì era stato dell'1,21 per cento, ieri si è «sollevato» fino all'1,46 per cento. Più alto nelle ultime settimane era stato soltanto il 23 agosto, quando con 1.210 positivi a fronte di 67.371 test messi a referto si era arrivati all'1,79 per cento.
Andando a esaminare la distribuzione geografica dei contagi, si nota una sempre maggiore omogeneità geografica. Nei mesi «rossi» della pandemia e anche nella fase di flessione le quattro regioni più colpite del Nord (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto) monopolizzavano la scena. Per dire, in quel 12 maggio appena citato, dei 1.402 contagi conteggiati, 1.240 quaranta arrivavano da quei quattro territori, vale a dire l'88,44 per cento. Ieri invece del 1.367 contagi evidenziati, «solo» 611 sono arrivati dal quadrilatero della paura, ovvero il 44,70 per cento, vale a dire una percentuale dimezzata rispetto a due mesi e mezzo fa. Certo, la Lombardia è sempre in testa con 269 nuovi casi, ma ora al secondo posto c'è il Lazio con 162 casi e al terzo la Toscana con 161. Seguono il Veneto con 147, la Campania con 135 e l'Emilia-Romagna con 120. In pratica la classifica del Covid-19 prende di giorno in giorno sempre di più la silhouette demografica del Paese. Più abitanti uguale più contagi, insomma. Non esiste più uno «specifico» settentrionale, visto che le vacanze e anche i comportamenti incauti di molti accaniti «movidisti» hanno redistribuito il contagio, rendendolo più democratico. Se questa è una cosa positiva non sta certo a noi dirlo.
Positivo è di certo considerare che il sistema ospedaliero è in zona totalmente «verde», senza alcuna pressione da Covid. I ricoverati sono ancora pochi: 1.124, dei quali 1.055 con sintomi relativamente lievi e quindi in reparti ordinari, e 69 in terapia intensiva. L'altro ieri i numeri erano molto simili: sempre 1.124 ricoverati in totale, con 1.058 «ordinari» e 66 più gravi. In pratica i nuovi 1.039 attualmente positivi (che corrispondono ai nuovi positivi meno i decessi e i guariti) sono tutti andati a rimpolpare il poco angosciante numero di coloro che sono a casa in isolamento domestico, presumibilmente senza sintomi o quasi.
Crescono i morti: 13 ieri, il dato più alto dall'8 agosto, quando furono lo stesso numero.
Un dato che non deve preoccupare visto che è rimpolpato dai 9 casi del Veneto, che però sono frutto di un riconteggio di vecchi casi. Va detto anche che il 12 maggio, giorno che abbiamo scelto come elemento di raffronto, i morti erano stati 172.
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