Per il governo, la vigilia del 2020 è stata funestata dalla notizia delle dimissioni irrevocabili del ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti. Ma il passo indietro dell'esponente grillino, che qualcuno dà in uscita dal Movimento 5 Stelle, è solo la prima di una lunga serie di crepe che potrebbero far crollare l'esecutivo già nel primo mese del nuovo anno. Per il Conte-bis sarà un inizio di nuovo anno parecchio complicato. Specie per le elezioni in programma il 26 gennaio in Emilia-Romagna e Calabria. Ma non solo.
7 gennaio, il vertice sulla prescrizione
Da settimane, nel governo è muro contro muro sullo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, la cui entrata in vigore è prevista dal 1° gennaio. Ma la legge Bonafede piace solo al Movimento 5 Stelle. Il Pd è contrario, e nelle prossime ore è attesa da parte dei dem la presentazione di una controproposta per cercare una mediazione con gli alleati. Come scrive anche Repubblica, il Pd proporrà di tornare alla legge Orlando con un'importante novità, quella della sospensione della prescrizione (che passerebbe da 18 a 30 mesi, sia in appello che in Cassazione).
E se il dialogo M5s-Pd è difficile, quello tra 5 Stelle e Italia Viva sembra addirittura impossibile. Lo dimostra il voto positivo dei renziani, la Vigilia di Natale, all'ordine del giorno firmato dal responsabile Giustizia di Forza Italia, Enrico Costa, per chiedere il rinvio di un anno dell'applicazione delle nuove norme sulla prescrizione. Odg che non è passato, ma che avuto l'effetto di aprire una frattura nella maggioranza. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha fissato per il 7 gennaio un vertice di maggioranza per trovare una quadra. Ma l'intesa appare molto difficile.
12 gennaio, referendum sulla "taglia-onorevoli"
Ricordate la legge per il taglio dei parlamentari approvata ad ottobre? Nonostante la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, può ancora saltare. Come previsto dalla Costituzione, bastano le firme di un quinto di una delle due Camere per sottoporre la legge a referendum costituzionale. In Senato, il quorum di 64 firme è già stato raggiunto.
Il 12 gennaio scade il termine per la presentazione delle firme. E non dovrebbero esserci problemi. In casa M5s, c'è ottimismo sull'esito dell'eventuale voto, che andrebbe a confermare il taglio (400 deputati e 200 senatori contro gli attuali 630 e 315). Ma non è da escludere una fronda interna alla maggioranza per far cadere il governo, al fine di far saltare il referendum e con esso la riduzione dei parlamentari.
15 gennaio, il referendum leghista sulla legge elettorale
M5s, Pd, Italia Viva e Leu non vanno d'accordo neppure sulla legge elettorale. Il patto di governo stretto a settembre prevedeva anche la revisione della legge elettorale. Attualmente è in vigore il Rosatellum, un sistema misto che non piace a nessuno.
Soprattutto alla Lega che, di recente, ha presentato alla Corte Costituzionale una richiesta di abrogazione della quota proporzionale della legge, lasciando solo collegi uninominali. Il 15 gennaio è attesa la pronuncia definitiva della Consulta. Se i giudici della Corte dovessero dare ragione al Carroccio, ecco che i piani della maggioranza si complicherebbero non poco. Soprattutto perché il maggioritario non piace all'esecutivo, da mesi al lavoro su di una legge elettorale di tipo proporzionale.
20 gennaio, il voto su Matteo Salvini
Tra gli appuntamenti più attesi di gennaio c'è il voto della Giunta per le Immunità del Senato sul caso Gregoretti. I senatori dovranno decidere se votare sì alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Il segretario leghista è accusato di sequestro di persona per la vicenda della nave Gregoretti.
Quando era ministro dell'Interno, Salvini aveva impedito lo sbarco sulle coste italiane dei 131 migranti a bordo dell'imbarcazione della Guardia di Finanza. Il voto della Giunta (20 gennaio) sarà seguito da quello del Parlamento. Scontato il sì dei 5 Stelle, molto probabile quello di Pd e Leu, dubbi invece su Italia Viva. I renziani hanno fatto sapere che prima devono leggere le carte. Spaccandosi su Salvini, la maggioranza potrebbe finire per saltare.
26 gennaio, le elezioni in Emilia e Calabria
Lo sanno tutti, il 26 gennaio il governo si gioca tutto. È il giorno delle Regionali in Calabria e soprattutto in Emilia-Romagna, la storica roccaforte della sinistra che la Lega proverà a scippare al Pd per la prima volta nel dopoguerra.
In caso di vittoria del centrodestra, il destino di Conte sarebbe segnato. E forse anche quello del segretario dem Zingaretti. Se invece il Pd dovesse confermarsi alla guida dell'Emilia, ecco che il governo potrebbe andare avanti. In caso contrario, strada spianata verso le urne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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