La guerra in Ucraina travolge anche le piscine. Costi per il riscaldamento dell'acqua triplicati

Il caro bollette colpisce pure gli inglesi: in 4mila rischiano di chiudere

La guerra in Ucraina travolge anche le piscine. Costi per il riscaldamento dell'acqua triplicati

Il caro energia fa lievitare le bollette e rischia seriamente di svuotare anche le piscine italiane. I gestori di impianti sportivi, infatti, già fortemente provati dagli anni di restrizioni pandemiche, ora devono fare i conti anche con la crescita dei costigià presente e poi accelerata dalla guerra in Ucraina.

Il vice presidente dell'associazione di categoria Sigis, Cosimo D'Ambrosio, interpellato da Repubblica.it ha parlato di una situazione ormai diventata insostenibile, dal momento che i costi per riscaldare una piscina sono passati da 0,42 euro a metro cubo a 1,2 con punte fino a 1,5 al metro cubo. Con questi prezzi, una piscina di 12 metri per 15 è passata dal costare 4mila euro al mese di riscaldamento a una cifra che oscilla, solo di gas, tra i 12 e i 15 mila euro al mese. Le spese però non si fermano solo qui: il costo dell'energia è lievitato da 0,22 a 0,50 chilowattora e questo incide su illuminazione, filtraggio dell'acqua, asciugacapelli, l'acqua sanitaria per le docce e il mantenimento della temperatura delle piscine costante (che, idealmente, dovrebbe essere tra i 24 e i 26 gradi).

Ma certi problemi non appartengono solo al mondo sportivo italiano. Infatti, un articolo del Financial Times stima che per le stesse ragioni almeno 4mila piscine inglesi siano a rischio chiusura. Per far quadrare i conti, ben l'86% dei gestori ha in programma di ridurre i servizi e gli addetti. E se in Gran Bretagna il nuoto è tra gli sport più praticati in assoluto, lo stesso si può dire anche per il nostro Paese dove, secondo le stime più recenti, il nuoto è il secondo sport più praticato con quasi 3,5 milioni di persone (appena dietro al calcio). Se molti gestori, anche nel nostro Paese, si trovassero costretti a chiudere o comunque ridurre i servizi offerti, immancabilmente ci sarebbero disagi con cui fare i conti. A versare in questa situazione sono sia gli impianti privati che quelli pubblici, dal momento che in Italia il 90% delle strutture è in concessione, afferma sempre D'Ambrosio.

La situazione di difficoltà, però, non è nuova e risale già al periodo antecedente allo scoppio del conflitto russo-ucraino. Lo scorso gennaio, infatti, gli assessori allo Sport dei Comuni di Palermo, Torino, Roma, Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Bari (rappresentativi di un'area metropolitana di 22 milioni di abitanti) vevano scritto una lettera congiunta al presidente del Consiglio, Mario Draghi, alla sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali e ai presidenti di Camera e Senato. Allora si chiedevano aiuti a pioggia per 2 miliardi di euro complessivi, da destinare in quota proporzionale alle spese da sostenere per impianti sportivi e piscine.

Comuni e Regioni si stanno muovendo in ordine sparso. Il Comune di Conegliano, in provincia di Treviso, per esempio ha stanziato un contributo da 130 mila euro in aiuto alle piscine.

Il governo, invece, è recentemente intervenuto con un Fondo Sport di 40 milioni di euro, da elargire sotto forma di contributo a fondo perduto, in favore di associazioni sportive e società sportive dilettantistiche che gestiscono impianti e piscine.

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