Guterres: "Gaza è un campo di sterminio". Bibi: "Intesa con l'Iran o opzione militare"

Netanyahu non intende arretrare e ha anzi ordinato di intensificare l'offensiva a Gaza per riportare a casa gli ostaggi

Guterres: "Gaza è un campo di sterminio". Bibi: "Intesa con l'Iran o opzione militare"
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Affondo pesantissimo, l'ennesimo, del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nei confronti di Israele, accusato di aver «trasformato Gaza in un campo di sterminio». «Mentre gli aiuti si sono prosciugati, le chiuse dell'orrore si sono riaperte, Gaza è un campo di sterminio e i civili sono in un circolo di morte senza fine», ha detto il numero uno dell'Onu, poche ore dopo l'incontro di lunedì tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente americano Donald Trump. L'uscita del capo dell'Onu allarga una frattura già incolmabile fra Israele e le Nazioni Unite, ormai da tempo ai ferri corti, tanto che Guterres è stato dichiarato persona «non grata» nello Stato ebraico, secondo cui nella Striscia sono invece stati inviati aiuti sufficienti per diversi mesi, che Hamas sottrae e vende al mercato nero. Posizioni non conciliabili. Tanto che il segretario generale delle Nazioni Unite tira dritto di fronte al dramma umanitario nella Striscia: «È passato più di un mese intero senza che un solo aiuto arrivasse a Gaza. Niente cibo. Niente carburante. Niente medicine. Niente rifornimenti commerciali» ha sottolineato Guterres, che teme un'estensione della tragedia. «L'attuale percorso è un vicolo cieco, totalmente intollerabile agli occhi del diritto internazionale e della storia, e il rischio che la Cisgiordania occupata si trasformi in un'altra Gaza lo rende ancora peggiore. È tempo di porre fine alla disumanizzazione, proteggere i civili, liberare gli ostaggi, garantire aiuti salvavita e rinnovare il cessate il fuoco», insiste Guterres.

Netanyahu non intende tuttavia arretrare e ha anzi ordinato di intensificare l'offensiva a Gaza per riportare a casa gli ostaggi, pur contestatissimo dai familiari dei rapiti e da una fetta dell'opinione pubblica israeliana e mondiale. Per tutta risposta, anche Hamas è tornato ad attaccare il capo del governo israeliano, avvertendo che la nuova offensiva militare nella Striscia «non riporterà indietro vivi gli ostaggi, ma metterà a rischio le loro vite e li ucciderà. L'unico modo per riportarli indietro è attraverso i negoziati», dicono gli islamisti.

Reduce dall'incontro con Trump, Netanyahu ieri è comparso in video per affrontare l'altra questione scottante: il nodo Iran e l'arsenale nucleare a cui il Paese sta tentando di arrivare. Il primo ministro israeliano ha spiegato che anche con l'Iran, sul quale sabato cominceranno in Oman colloqui che Teheran definisce «indiretti» e Washington «diretti» «o ci sarà un accordo in stile Libia - entrare, distruggere le strutture, smantellare tutti i dispositivi, sotto la supervisione e con l'esecuzione americana - oppure si arriverà all'opzione militare».

Nel filmato «Bibi» ha anche parlato del futuro dei palestinesi della Striscia: «Siamo in contatto con Paesi che vedono la possibilità di accogliere molti abitanti di Gaza. È quello che deve accadere», ha ribadito il leader israeliano.

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