A un anno dall'inizio del lockdown, che scattò lo scorso 10 marzo, l'Italia rischia nuove chiusure. Ieri nel corso di un vertice convocato dal premier Mario Draghi (che però era assente) e a cui hanno partecipato i ministri Roberto Speranza (Salute), Mariastella Gelmini (Affari regionali), Gianfranco Giorgetti (Sviluppo economico), Stefano Patuanelli (Politiche agricole), Dario Franceschini (Beni culturali) ed Elena Bonetti (Famiglia), il sottosegretario alla presidenza del consiglio roberto Garofoli, gli esperti del Cts e il commissario all'emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, si sono poste sul tavolo ipotesi come un anticipo del coprifuoco (alle 20 o addirittura alle 19), un lockdown nei fine settimana e le chiusure di alcuni negozi, per evitare che i ragazzi la mattina non vadano a scuola e il pomeriggio si ritrovino nei centri commerciali.
ALLARME.
Del resto la situazione sta peggiorando di giorno in giorno. Lo dice il ministro Speranza , secondo cui «le prossime settimane non saranno facili. Dobbiamo piegare la curva ma ci sono le varianti, servono massima cautela e prudenza». Lo dice lo stesso Draghi, che nel videomessaggio di ieri ricorda come «mai avremmo pensato che un anno dopo ci saremmo trovati a fronteggiare un'emergenza analoga e che il conto ufficiale delle vittime si sarebbe avvicinato alla terribile soglia dei centomila morti». Una soglia peraltro superata ieri: con i 318 che si sono aggiunti si è arrivati a 100.103 dall'inizio dell'emergenza sanitaria. Un dato che fa davvero impressione se si pensa che in tutta la II Guerra mondiale si calcola che l'Italia abbia pianto, in cinque anni, 472.354 vittime, delle quali 319.207 militari e 153.147 civili.
I NUMERI DI GIORNATA...
Ecco, i numeri. Sono quelli a spingere il Cts a evocare e invocare nuove chiusure, per alcune regioni se non per tutta l'Italia. Non tanto i numeri di ieri, che essendo collegati al giorno festivo sono abbastanza inutili, con 13.902 nuovi contagi, il 7,53 per cento dei tamponi fatti, e un sostanzioso aumento delle ospedalizzazioni, con 24.531 pazienti Covid in corsia (+782 rispetto al giorno precedente) e 2.700 in terapie intensive, il dato più alto dal 21 dicembre socrso e un aumento di 95 unità che è il più elevato dal 17 novembre, quando furono 120.
...E QUELLI SETTIMANALI.
Ma a preoccupare sono i dati settimanali, quelli che - essendo depurati dalle interferenze del fine settimana, sono la base per le decisioni. Contano i contagi totali degli ultimi sette giorni e il loro rapporto con la popolazione. Il Cts insiste per introdurre un automatismo per le regioni che nella settimana precedente abbiano superato i 250 casi ogni 100mila abitanti, sia per la chiusura delle scuole (che ora è solo suggerita dal Dpcm in vigore dal 6 marzo, ma la decisione finale spetta ai vari governatori) sia per l'ingresso in zona rossa dei vari territori. In base ai dati da noi aggiornati giorno per giorno - e quindi più «freschi» rispetto a quelli dell'Iss, che risalgono a qualche giorno fa - e così fosse in rosso ci sarebbero l'Emilia-Romagna (393,40), la provincia autonoma di Trento (347,25), il Friuli-Venezia Giulia (346,54), le Marche (340,92), la Lombardia (310,06), la Campania (303,74), il Piemonte (281,73), la provincia autonoma di Bolzano (279,17), per un totale di oltre 28,3 milioni di italiani, quasi la metà della popolazione totale. Vicino alla soglia fatidica ci sono anche Abruzzo (240,51), Toscana (228,26) e Puglia (211,72), che assommano altri 9 milioni di abitanti.
RISCHIO ROSSO.
Attualmente in rosso ci sono Campania e Molise oltre alla Basilicata per cui invero i numeri attuali non sembrano giustificare una tale severità. Se invece si tiene conto del tetto del 30 per cento delle terapie intensive occupate da pazienti Covid, fissato dal ministero della Salute come ulteriore campanello d'allarme, attualmente sono «fuori legge» Lombardia (42,2), Emilia-Romagna (37,6), Piemonte (34,6), Toscana (34,5), Friuli-Venezia Giulia (33,1), Marche (44,6), Abruzzo (40,0), provincia autonoma di Bolzano (39.0), Umbria (60,4), provincia autonoma di Trento (53,3) e Molise (51,3).
In pratica le regioni che sforano in entrambi i parametri sono sei: Lombardia (attualmente in arancione scuro), Piemonte (arancione scuro), Friuli-Venezia Giulia (arancione), Marche (arancione), Bolzano (arancione) e Trento (arancione). Se questi territori non andranno in rosso dalla prossima settimana, sarà quanto meno strano.
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