Sabotaggio, escalation e duro colpo alla sicurezza delle strategiche infrastrutture energetiche sono le uniche certezze delle esplosioni sottomarine nel Mar Baltico, che hanno fatto saltare i gasdotti Nord Stream.
«Anche solo la parola bomba fa impennare il prezzo del gas. Ma ancora più grave è il messaggio all'Europa: le infrastrutture energetiche sono vulnerabili e per difenderle bisogna fare un grosso sforzo di sicurezza militare» spiega Michelangelo Celozzi, esperto di energia del Trans Med engineering network. Un altro dato certo è che solo delle potenze con un'adeguata Marina militare addestrata per operazioni sottomarine sono in grado di mettere a segno sabotaggi del genere. Il cerchio si restringe all'indiziato numero uno, la Russia e ai paesi Nato, anche se gli unici ad avere un pelo sullo stomaco per operazioni così azzardate sono gli inglesi e soprattutto gli americani, indiziati numero due accusati da Mosca.
Nell'enclave di Kaliningrad, vicino alla città di Primorsk, direttamente sulla costa baltica, è schierata la 561ima brigata di Marina russa. Alcune squadre di incursori, come i nostri Consubin, sono addestrati per attacchi in profondità e dotati di droni subacquei e mini sommergibili. In un contesto del genere opererebbero con la supervisione del Gru, il servizio segreto militare. Dall'altra parte della barricata, però, la Kearsarge, squadra anfibia americana con il 22imo corpo di spedizione dei Marines per un totale di 4mila uomini, compresi corpi speciali, era già stata dispiegata nel mar Baltico in agosto.
«È una classica operazione da guerra ibrida dove si usa qualsiasi mezzo per mettere in difficoltà l'avversario - osserva Luigi Mario Binelli Mantelli, ex capo di stato maggiore della Marina e della Difesa - Le accuse si rimpallano e alla fine non si scopre mai nulla di definitivo sulle responsabilità». Nel frattempo, però, si provoca il caos, almeno dal punto di vista psicologico, ed effetti collaterali sul fronte energetico della guerra in Ucraina. In realtà è quasi impossibile non lasciare traccia con un sabotaggio così clamoroso anche se sottomarino.
Alcuni indizi sono significativi: nelle settimane precedenti era stato lanciato l'allarme su sorvoli di droni non identificati nell'area, in particolare attorno alle piattaforme. Le cariche esplosive possono essere state piazzate anche giorni prima, ma la tempistica del sabotaggio ha coinciso con l'inaugurazione del gasdotto dalla Norvegia alla Polonia, che Mosca vede come fumo negli occhi. E in ottobre si riunirà il vertice europeo con 15 paesi membri che chiedono il tetto al prezzo del gas. Zar Putin lo ha sempre considerato inaccettabile minacciando di chiudere i rubinetti per rappresaglia.
Cui prodest, a chi giova questa ulteriore escalation? Ai russi, esperti di operazioni sotto falsa bandiera, che possono accusare gli americani citando frasi minacciose della Casa Bianca e soprattutto mandare un messaggio sull'insicurezza delle infrastrutture energetiche europee. L'esercito norvegese è stato subito mobilitato, come la flotta tedesca e tutti i paesi Ue stanno decidendo di aumentare la vigilanza. Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi difesa, non esclude alcuna pista, ma crede poco «ai russi che fanno saltare da soli un gasdotto in cui hanno investito 10 miliardi di dollari».
I tubi sottomarini, però, erano già fermi a causa del braccio di ferro con Berlino e Bruxelles sull'Ucraina. «Il danno si può riparare - fa notare Celozzi - I russi non esportavano e la Germania non riceveva nulla. Ma ci sono altri due gasdotti per l'Europa che funzionano. Uno passa addirittura per il Donbass e sbuca a Tarvisio». I russi sono specialisti, fin dai tempi dell'Urss, nelle intrusioni sottomarine verso i paesi del Nord Europa. «Putin vuole alzare il tiro per provocare sempre più ansia e preoccupazione in Occidente» è convinto chi ha lavorato con l'intelligence. Mosca ribalta le accuse e chiede pure una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu citando la frase minacciosa pronunciata dal presidente Joe Biden alla vigilia della guerra: «Se la Russia invaderà l'Ucraina non ci sarà più un Nord Stream 2. Vi metteremo fine». L'ambasciata russa a Roma ha rilanciato un tweet dell'ex ministro della Difesa polacco, oggi eurodeputato, Radek Sikorski, che sul sabotaggio scrive: «Grazie Usa». E conclude: «Qualcuno ha fatto un'operazione di manutenzione speciale». Poi ha aggiustato il tiro sostenendo che puntava il dito contro i russi, ma rimane qualche dubbio.
L'unico dato certo è che il prezzo del gas torma a salire a 207 euro. E come sintetizza amaramente Gaiani «il vero agnello sacrificale è l'Europa e le nostre forniture energetiche vitali, come dall'inizio del conflitto».
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