Rivoluzionari che si rifanno al marxismo-leninismo, giovani comunisti e ferventi anticapitalisti. È lunga e tortuosa la sfilza di sigle che ancora si collega al comunismo, evocando a ogni piè sospinto la lotta di classe. Tutti o quasi si sentono gli eredi del Partito comunista italiano (Pci), eppure nessuno è in grado di eleggere nemmeno un parlamentare.
I partiti con falce e martello, insomma, abbondano in Italia, tenaci sostenitori della rivoluzione del proletariato. Il simbolo più noto è senza dubbio quello di Rifondazione comunista (Prc), che nel fine settimana ha celebrato il proprio congresso, rieleggendo Maurizio Acerbo nel ruolo di segretario. Ma sono ben lontani i tempi di Fausto Bertinotti, quando il Prc era in grado di condizionare la politica nazionale. Ne sa qualcosa Romano Prodi, caduto nel 1998 proprio perché Rifondazione comunista gli voltò le spalle. E non andò tanto diversamente nel 2008, quando l’allora presidente della Camera Bertinotti che, citando Ennio Flaiano, associò il Professore a Vincenzo Cardarelli: “Il più grande poeta morente”. Non una sfiducia, ma una funerea previsione. Sono trascorsi appena tredici anni, e sembra un’eternità per i nostalgici della falce e martello. Allora sulla scena si muovevano addirittura due partiti comunisti in Parlamento, oltre al Prc c’erano pure i Comunisti italiani di Oliviero Diliberto.
Potere al popolo tra Parlamento ed elezioni
Ancora oggi non c’è solo Rifondazione a promuovere il verbo anticapitalista, seppure il quadro di consenso sia molto differente. Potere al Popolo (Pap), per esempio, conta su un senatore, Matteo Mantero, acquisito lungo la legislatura dopo la fuoriuscita dal Movimento 5 Stelle. La lista di Pap si è presentata alle ultime Politiche in cui ha superato l’1% grazie all’alleanza siglata proprio con il Prc con cui successivamente si è verificata una scissione. Visto il contesto quell'esito elettorale fu festeggiato come un trionfo. Il volto mediatico dell’epoca, Viola Carofalo, è stata nel frattempo rimpiazzata da Marta Collot, presenza costante a DiMartedì su La7. Alle ultime Comunali a Bologna, da candidata sindaca, Collot ha strappato un significativo 2,5%. Tra gli ex leader di Pap, c’è una vecchia conoscenza della sinistra radicale: Giorgio Cremaschi, ex capo dell’ala dura della Fiom negli anni scorsi, almeno fino all’addio alla Cgil maturato nel 2015.
Parlando di volti mediatici, non si può non parlare del Partito comunista, guidato da Marco Rizzo, che si è ritagliato in un minimo di spazio per aver preso, addirittura, lo 0,9% alle Europee del 2019. C’è poi un’altra miriade di “falce e martello”, che di tanto in tanto fanno capolino sulle schede elettorali. Il Partito comunista italiano (che è diverso dal precedente Partito comunista) è tuttora vivo e vegeto, tanto che celebra il centenario dalla nascita (il Pci fu fondato nel 1921). Il segretario in carica è Michele Alboresi. Alle Comunali di Roma è stata presentata la lista, capeggiata da Cristina Cirillo, che ha ottenuto poco più di 3mila preferenze, pari allo 0,3%, stessa percentuale (ma un centinaio di preferenze in meno) dell’altra comunista, Micaela Quintavalle, che però milita nel partito di Rizzo.
Gli irrudicibili del trotzkismo
È tuttora in attività anche il Partito comunista dei lavoratori (Pcl), fondato da Marco Ferrando, trotzkista d’antan, fuoriuscito nel 2006 da Rifondazione, colpevole di aver accettato l’alleanza con il centrosinistra. Il Pcl, alle ultime Politiche si è presentato un rassemblement di soggetti trotzkisti, ribattezzato “Per una Sinistra rivoluzionaria”. Il risultato? Lo 0,1%. L’elenco non è affatto finito. Resiste il Partito marxista leninista italiano, guidato da Giovanni Scuderi. Non è da meno il Partito di alternativa comunista (Pdac) di Francesco Ricci, che secondo quanto riporta il sito ufficiale “edita la rivista teorica Trotskismo oggi”. È una pubblicazione semestrale “che raccoglie lavori di studio e di analisi della storia del movimento operaio”.
Il Partito dei comitati di appoggio alla resistenza, riunito nell’etichetta Carc, alimenta il mito della resistenza al capitalismo, sotto l'egida di Pietro Vangeli, mentre Sinistra classe rivoluzione si è rinnovata, abbandonando il nome di FalceMartello, preso in prestito da una rivista pubblicata fin dal 1986. Il movimento, fino al 2016, era in realtà all’interno di Rifondazione comunista, nonostante le tensioni fossero preesistenti. Finito? Macché il Fronte della gioventù comunista, capeggiato da Lorenzo Lang, ha preso una vita autonomia dopo essere stato la costola del partito di Rizzo.
E non si può evitare di menzionare uno degli ultimi trozkisti approdati in Parlamento: l’ex senatore Franco Turigliatto, spina nel fianco della maggioranza che appoggiava il secondo governo Prodi. Oggi è il riferimento di Sinistra anticapitalista. Alfiere della lotta di classe.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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