Israele vendica i baby calciatori. Ucciso a Beirut il vice di Nasrallah

Raid in Libano contro Hezbollah: "Hanno superato la linea rossa". I miliziani: "Risponderemo". Missile sul kibbutz: morto un civile

Israele vendica i baby calciatori. Ucciso a Beirut il vice di Nasrallah
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Una forte esplosione, poi il fumo si alza sopra Dahiyeh, la periferia meridionale della capitale libanese Beirut, roccaforte di Hezbollah. L'obiettivo è Fouad Shukr, detto anche Hajj Mohsin. È la rappresaglia di Israele contro la strage dei bambini drusi di sabato scorso. Tel Aviv conferma che Shukr è stato eliminato, anche se una fonte del gruppo sciita sostiene che sia scampato al blitz. Shukr, consigliere del leader del partito sciita libanese Hassan Nasrallah, è proprio colui che ha ordinato il raid al campo da calcio a Majdal Shams. È comandante del progetto missilistico di precisione di Hezbollah e ricercato dagli Stati Uniti per il suo ruolo nel bombardamento del 1983 di una caserma dei Marines americani a Beirut. La capitale libanese è stata in allarme per giorni in vista di una rappresaglia dello Stato ebraico come risposta per l'aggressione sulle alture del Golan. Ora Israele e Hezbollah sono a un passo dalla guerra aperta. Molte compagnie aeree hanno cancellato i voli per Beirut. Londra, Washington, Parigi e Berlino hanno esortato i loro connazionali a lasciare subito il Paese dei cedri.

La tensione è altissima e si capisce anche dai toni. «Hezbollah ha oltrepassato la linea rossa», ha tuonato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Ma il Partito di Dio libanese non ha dato alcun segno di volere indietreggiare, e ha minacciato: «Non ci aspettiamo un'invasione di terra israeliana, ma se dovesse succedere, siamo pronti. Se entrano in Libano, metteremo piede in Galilea». Nel frattempo ieri nel pomeriggio sono aumentati anche gli attacchi di Hezbollah. La milizia sciita ha rivendicato la responsabilità dell'aggressione che ha ucciso un civile israeliano sulla trentina nel kibbutz HaGoshrim, e ha precisato di aver lanciato decine di razzi contro una vicina base militare. Già nella notte procedente le forze di difesa israeliane avevano preso di mira circa 10 obiettivi terroristici di Hezbollah. L'esercito ha aggiunto di avere eliminato pure un combattente del gruppo a Bayt Lif, oltre ad aver colpito un deposito di armi e strutture militari delle milizie legate all'Iran.

La comunità internazionale è sempre più preoccupata. È intervenuta anche Giorgia Meloni. «Ogni volta che ci sembra di essere un po' più vicini all'ipotesi di un cessate il fuoco accade qualcosa. Significa che ci sono diversi soggetti regionali che puntano a un'escalation», ha commentato la premier da Pechino e ha poi aggiunto: «La Cina può essere un interlocutore importante nel lavoro per la normalizzazione nei rapporti tra Paesi Arabi e Israele» per i suoi legami «con Teheran e Riad». La regione è dunque in ebollizione e anche il portavoce degli Houthi, Mohamed Abdulsalam, che si trova in Iran per l'insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian si fa sentire: «Lo Yemen sarà al fianco del Libano contro qualsiasi aggressione israeliana», ha ribadito. In questa situazione di massima allerta gli Stati Uniti stanno guidando un'azione diplomatica frenetica.

«Se Hezbollah dovesse lanciare un attacco contro Tel Aviv Washington sosterrebbe lo Stato ebraico», ha sottolineato il Segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin. Ma il Partito di Dio ha respinto le richieste degli inviati di numerosi Paesi, con in testa gli Usa di scongiurare un'escalation e ha minacciato: «Se Israele colpisce rispondiamo».

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